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La scorsa settimana vi abbiamo lanciato un invito a scriverci sul tema della fuga all’estero, quale conseguenza della crisi economica: vi abbiamo chiesto, E’ il 2012 l’anno della “Fuga dall’Italia”? Oppure cominciate a intravedere segnali concreti di speranza, che vi spingono a rimanere e a provarci a scommettere, sul nostro Paese? Per cambiarne radicalmente la mentalità e il modus vivendi/operandi?
Negli ultimi giorni l’ennesimo segnale negativo: dopo il chiarimento Istat sui dati Eurostat (scusate il gioco di parole), abbiamo comunque avuto conferma che -nell’Europa occidentale- i nostri stipendi navigano sotto la media. Per la precisione il salario annuo di un dipendente di un’azienda con almeno dieci lavoratori è pari a 29.653 euro. Lontano anni luce da un salario lussemburghese, irlandese od olandese, tutti intorno o sopra i 40mila euro. La media dell’Eurozona è pari a 32.527 euro. Galleggiamo, insomma, consci che basta varcare le Alpi per vedere crescere in automatico la busta paga. Ma non eravamo nella top ten dell’economia mondiale?
Tradotto in termini ancora più semplici: negli anni della bonanza non solo non cresceva l’economia. Anche i salari erano al palo, incapaci di rispecchiare lo status di potenza globale. E con la crisi le cose sono -ça va sans dire- persino peggiorate. In questo quadro asfittico e senza ossigeno, a pagare le conseguenze sono stati in particolar modo i giovani, anche se Eurostat (o l’Istat) non lo dicono esplicitamente.
Da oggi, per tre giorni, pubblicheremo le lettere che i lettori del blog ci hanno scritto, rispondendo alla domanda che abbiamo posto mercoledì scorso. Oggi la prima lettera, di Alessandro:
Ciao, sono Alessandro, ingegnere, 38 anni. Seguo da qualche tempo il tuo blog, molto interessante e che fa riflettere me e credo molti altri. Di certo non i politici di destra o (mi spiace dirlo ma è così) non abbastanza ‘di sinistra’. Dall’inizio del 2009 mi sono ritrovato senza lavoro, dopo la ‘ristrutturazione’ della società di progettazione per cui operavo…negli ultimi tre anni ho provato di tutto, corsi di formazione e master in Italia ed estero, che hanno prosciugato i risparmi degli ultimi 13 anni di lavoro, stage in Francia e Belgio, etc etc.. Oggi mi ritrovo a 38 anni, svogliato e stanco di colloqui che implacabilmente portano all’assunzione di ‘altri’, generalmente neolaureati, per occupare posti di responsabilità ed esperienza che anche per me sarebbero difficili. Così è, se vi pare. Di ritorno da Parigi, già dopo qualche mese sento l’impossibilità di inserirmi nel sistema italiano: farò di tutto per ripartire per la Germania e possibilmente rimanerci, verrò in Italia in vacanza. Viva l’Italia. <a href="http://polldaddy.com/poll/4351188">Take Our Poll</a>