Letti e riletti: Ermanno Rea

Creato il 04 settembre 2014 da Vivianascarinci

Nel 1995 uscì Mistero napoletano di Ermanno Rea ma non lo lessi subito. Avevo invece già letto di Rea L’ultima lezione, il libro che racconta l’esperienza professionale e la misteriosa scomparsa avvenuta da Roma il 15 aprile 1987 dell’economista Federico Caffè. Libro che lessi senza particolare motivo, solo perché mi era stato consigliato caldamente. Dopo qualche anno, mi pare intorno al 2000, comprai e lessi Mistero napoletano e solo questa estate ho letto La dismissione, libro inchiesta o romanzo (non saprei collocare Rea in questo senso) incentrato sulla dismissione dello stabilimento dell’Ilva di Bagnoli ma che racconta la storia dell’Ilva a Napoli quasi a partire dall’inizio. Adesso riprendo in mano Mistero napoletano dopo tanti anni in primo luogo perché è stato il libro di Rea che a posteriori posso dire il più importante per la mia formazione, poi perché riguarda la storia di Napoli a partire dagli anni Cinquanta in poi, che come scrive Rea molto limpidamente in tutte le sua pagine napoletane, è niente affatto periferica riguardo le sorti successive dell’Italia ma anzi in alcuni casi appare oggi profetica rispetto a certi aspetti di quello che è accaduto poi nel resto del paese.

Gli uomini in genere non amano le deduzioni euclidee, l’evidenza ci turba, sconvolge le nostre complesse architetture ideologiche. L’evidenza ci appare banale, al di sotto della soglia della nostra intelligenza mentre, al contrario essa è straordinariamente al di sopra. Fossimo stati capaci allora, voglio dire agli inizi degli anni Cinquanta, di aderire come un foglio di carta su un muro levigato alla “banalità” di ciò che accadeva sotto i nostri occhi! La banalità ci avrebbe repentinamente illuminato.
Mistero napoletano, Ermanno Rea, Einaudi, 1995, p. 29


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