Letti per voi: Una forma di vita di Amélie Nothomb

Da Vanessa Valentinuzzi
  A volte succede che il destino, grande appassionato del gioco, si mette in testa di far incontrare due persone lontane, non solo per motivi geolocalizzabili, ma per percorsi di vita agli antipodi. Così accade nell'ultimo libro di Amèlie Nothomb, fine e ironica scrittrice belga. Protagonista del romanzo è una misteriosa lettera, ricevuta dalla scrittrice stessa, firmata da un suo ammiratore: il soldato americano Melvin Mapple, in servizio in Iraq. Con l'inconsueto scambio epistolare, si svela anche il mistero che circonda il personaggio. Se pensate ad un marine muscoloso, toglietevelo dalla testa: chi scrive è affetto da un'obesità grave che lo ha portato ad ingrassare in modo abominevole. Riempirsi di cibo è la medicina per sopportare quel "nero" che, come una densa macchia vischiosa, si impossessa dell'anima dei più sensibili, costretti a scegliere la vita al fronte per scongiurare la povertà lontana dal "sogno americano". Ingollare tutto ciò che capita è l'unico anestetico per colmare la disperazione. Inutili i tentativi di sedare questi appetiti pantagruelici: il divieto non fa che alimentare il desiderio. Melvin e i suoi compagni sovrappeso trafugano - durante raid notturni nelle riserve di stoccaggio - ogni genere alimentare, continuando ad aumentare di peso incontenibilmente.
Entriamo, con lo stupore della stessa scrittrice, in un mondo inaspettato in cui regna un complotto - addirittura - dell'esercito americano per eliminare questi scomodi personaggi che, di certo, non renderebbero omaggio al vigore espresso in termini di tartarughe addominali e corpi d'acciaio, richiesto alle forze armate statunitensi. La Nothomb ci immerge in un votice inconsueto, un teatro dell'assurdo fatto di tute militari, mense e disperazione di chi rincorre la morte attraverso il cibo, in un luogo deputato all'eroismo patriottico. Ci stupiamo attraverso i suoi occhi di una realtà sconvolgente, inaccettabile, irritante e toccante. L'effetto su noi lettori è che vorremmo salvare Melvin dalla solitudine, fargli capire che tornando troverebbe tutti noi a sostenerlo.  Melvin scrive che, durante le operazioni militari, gli obesi vengono esposti in prima linea per eliminarli più facilmente, e perché il loro corpo fuori proporzione fa da scudo ad almeno altri due soldati normali.
 Convivere con i chili di troppo, ha portato Melvin a dare un nome a questa carne ridondante e pesante, un fardello fisico e morale: Sherazade. Il soldato sublima così,  dando un nome sensuale a questo altro corpo che gli sembra di portare con sé da quando è ingrassato. E nella sua fantasia, l'obesità prende le sembianze di una misteriosa, affascinante donna araba che la notte dorme accanto a lui.
Romanzo intimo -come è naturale che sia quello epistolare- che offre uno sguardo originale inserendosi nel quadro della grande tradizione letteraria francese. Basti pensare al tardo '700 e ad un emblematico esempio di quel raffinato gioco di specchi  che è il romanzo epistolare: Les Liasons dangereuses di Chardelos de Laclos.
La Nothomb riesce a trattare temi forti con il distacco dell'ironia e la delicatezza della compassione verso la tragedia dell'esistenza.
La scrittrice stessa si turba, si commuove con noi, agisce per noi in questo dedalo metaletterario che è il confronto con l'enigmatico Melvin.  Saremo avviluppati da questo tenero soldato che  prenderà sempre maggiore forza e potere nella storia, fino ad un epilogo del tutto sorprendente. Sarebbe un delitto svelarvi altro.


Titolo:Una forma di vita
Autore:Amélie Nothomb
Editore:Voland
Pagine:128
Prezzo:€ 14,00http://feeds.feedburner.com/MetticiSempreIlCuore

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