LETTONIA: L’intervento russo in Crimea risveglia i russofoni del Baltico?

Creato il 14 marzo 2014 da Eastjournal @EaSTJournal

Posted 14 marzo 2014 in Baltico, Slider with 0 Comments
di Paolo Pantaleo

La corrispondenza da Riga di Paolo Pantaleo: l’intervento russo in Crimea trova il sostegno di gran parte dei russofoni che vivono nel paese baltico. Forse anche un effetto del soft power delle televisioni russe? Intanto, un partito russofono ha manifestato per la difesa della lingua russa “da Sebastopoli a Riga” e a sostegno dell’autodeterminazione della Crimea.

Un terzo dei residenti in Lettonia a favore dell’intervento russo in Crimea

da RIGA – Un terzo dei residenti in Lettonia considera giustificato l’ingresso di forze militari russe in Ucraina, ma la percentuale aumenta fra le minoranze, dove circa i due terzi delle persone  sostengono l’intervento russo in territorio ucraino, secondo quanto afferma il sondaggio effettuato dalla GfK.

Il 16% delle persone intervistate ha risposto che sostiene pienamente l’atteggiamento russo, sia l’intervento in Crimea sia in altre zone dell’Europa orientale che presentino caratteristiche simili alla regione del sud est dell’Ucraina, mentre il 18% lo sostiene in parte. La maggior parte degli intervistati, il 58%, si schiera contro l’intervento russo in Ucraina, mentre l’8% non ha un’opinione in merito.

In realtà la popolazione in Lettonia è sostanzialmente spaccata nel sostegno all’intervento russo, fra comunità lettone e comunità russofona. Se si guardano i risultati del sondaggio sulla base delle comunità nazionali, si può notare infatti che fra i lettoni solo il 6% appoggia totalmente l’intervento russo, l’11% solo in parte. Molto alta invece la percentuale dei lettoni contraria all’atteggiamento russo, il 77% degli intervistati.
Fra le minoranza linguistiche che vivono in Lettonia, in gran parte russofoni, invece la percentuale di sostenitori dell’intervento russo è molto più alta: la sostiene il 66% degli intervistati (il 34% apertamente, il 32% in parte). Mentre il 32% si dice contrario.

I russofoni lettoni in piazza: “Difendere la lingua russa, da Sebastopoli a Riga”

Una manifestazione di piazza, un corteo che è passato di fronte alle ambasciate di diversi paesi europei a Riga, per proclamare la difesa della lingua russa e dei russofoni, da Sebastopoli a Riga, e a tutto il baltico. E’ quella che ha organizzato il 10 marzo scorso il partito estremista russofono [eredi del partito comunista sovietico lettone, ndr] PCTVLPar cilvēka tiesībām vienotā Latvijā, che ha replicato dunque in un paese della Nato le dimostrazioni di piazza dei russofoni in Crimea di questi giorni.

“Una parte dei nostri fratelli e sorelle in Crimea ha affrontato grandi disagi. Subito dopo la vittoria degli estremisti filo occidentali in Ucraina, la prima decisione è stata presa contro i cittadini russofoni, con la lingua russa che ha perso lo status di lingua regionale, e con gli ucraini dell’est che sono stati esclusi dalla formazione del nuovo governo” sostiene una nota di PCTVL.

Il partito russofono lettone sottolinea il rischio di violenze nella regione di Crimea e per questo sostiene la necessità che il popolo di Crimea prenda nelle proprie mani il proprio destino e tuteli la difesa dei diritti dei propri cittadini, in primo luogo quello all’autodeterminazione.

“Libertà per la Crimea”, “Garanzie per la lingua russa da Sebastopoli a Riga” e “Il popolo di Crimea ha il diritto a decidere il proprio destino”, gli slogan principali della manifestazione dei russofoni lettoni.

PCTVL assimila la lotta per l’autodeterminazione della Crimea a quella che stanno conducendo in Europa Scozia e Catalogna. In particolare nella regione spagnola, come in Crimea, la lingua è uno dei fattori discriminanti e il riconoscimento dell’ufficialità della lingua russa fuori dal territorio russo dove le minoranze russofone sono più estese è uno dei principi basilari di questa battaglia.

Non va dimenticato del resto il referendum del 2012 che in Lettonia chiedeva il riconoscimento della lingua russa come seconda lingua ufficiale del paese, referendum bocciato a larga maggioranza dai lettoni ma che ha lasciato una ferita ancora aperta nei rapporti fra le due comunità.

Foto: Balticanews

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