Lettori digitali (riflessione in transito su dove si va. Se si va)

Creato il 12 novembre 2012 da Biblioragazzi

Stamattina trovo in mail questa fotografia scattata da Gabriele De Veris (AIB Umbria) all’incontro di giovedì scorso a Perugia, nell’ambito di UmbriaLibri, dove con Giulio Blasi (MediaLibraryOnLine) e Maurizio Caminito (LiBeR) abbiamo parlato di biblioteca digitale, di tendenze nel mercato dei nuovi prodotti per bambini, ragazzi e giovani adulti e dello scenario che vorremmo per le nuove tendenze di lettura. Il giorno successivo a Lerici, con insegnanti e bibliotecari e con Francesco Langella (Biblioteca De Amicis-Genova) e Luisa Finocchi (Fondazione Mondadori), abbiamo chiacchierato degli stessi temi. Tornando tra pioggia e nebbie ho pensato a questo ultimo anno e mezzo passato in giro a parlare di declinazione del verbo leggere. Credo che questa fotografia ne sia un buon riassunto: usare gli ingredienti che funzionano. E lo interpreto in due modi. Primo: le persone come ingredienti che fanno il discorso. Che si occupano di nuove tecnologie e di ragazzi, che guardano le tendenze e gli approcci, che studiano quel che si fa all’estero per capire quali sono le buone pratiche. E chiacchierando con le quali nascono le buone idee. Secondo: la frase del Prezi si riferiva a quanto detto qui da Stuart Dredge; dovremmo forse focalizzarci meno sui device e per un attimo almeno guardare i contenuti. Cos’è che funziona in una storia su carta, in e-book, su app o in audiolibro? Le buone storie e i personaggi ben costruiti. Allora, al di là di tutto, dovremo ricordarci che quello che passiamo sono i contenuti. E che se in biblioteca parlo il linguaggio dei miei utenti bambini e ragazzi il digitale e il multimediale fanno parte non del mio futuro, ma del mio presente. Senza contare che siamo proprio noi che veicoliamo informazioni e storie che dobbiamo essere senza pregiudizi e offrire formati diversi come opportunità diverse e molteplici. A Perugia abbiamo dato un’occhiata a prodotti diversi: al Jekyll & Hyde di Mattotti come a ùropa di Yslaire e Erlich, ma anche a Numberlys e a iPoe; Caminito ha giustamente sottolineato come ci siano sperimentazioni diverse da avviare in campo editoriale sugli ebook, come molti prodotti dell’editoria per bambini e ragazzi siano graficamente già quasi pronti a un salto nel digitale. Però, come abbiamo già detto più volte, posso pensare di fare promozione della lettura a tutto campo solo se ho dei buoni prodotti da offrire. E qui entra in gioco il discorso dell’editoria italiana che sta ancora troppo a guardare rispetto a quello che si fa all’estero, mentre abbiamo bisogno di sperimentare, provare, andare.

Domenica prossima si terrà a Milano il convegno Il futuro del libro per l’infanzia. Leggo qui di non essere la sola a sperare che sia un segnale di vita nell’universo dell’editoria per ragazzi e mi confortano le idee e le posizioni raccolte in questi mesi di confronto. Secondo me però il punto non è il futuro del libro per ragazzi: è il presente del libro per ragazzi. E il rendersi conto che forse si sta davvero perdendo il treno in Italia per poter andare a da qualche parte, forse siamo già leggermente in ritardo e dobbiamo saltare al più presto sul treno in corsa. Non dovremmo parlarne troppo a lungo, dovremmo fare. E penso all’importanza di condividere idee e progetti tra chi si occupa di ragazzi e di lettura in tutte le sue forme.

Intanto però, visto che le buone idee e le buone pratiche fanno capolino (e le piacevoli chiacchiere e le risate a cena confortano gli animi), io aspetto un certo ebook game con impazienza


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