« In te c’è più di quanto tu non sappia, figlio dell’Occidente cortese. Coraggio e saggezza, in giusta misura mischiati. Se un maggior numero di noi stimasse cibo, allegria e canzoni al di sopra dei tesori d’oro, questo sarebbe un mondo più lieto. » Thorin Scudodiquercia a Bilbo Baggins
Trama
Gli Hobbit, minuscoli esseri «dolci come il miele e resistenti come le radici di alberi secolari», formano un popolo «discreto e modesto, ma di antica origine… amante della calma e della terra ben coltivata», timidi, capaci di «sparire veloci e silenziosi al sopraggiungere di persone indesiderate», con un’arte che sembra magica ma è «unicamente dovuta a un’abilità professionale che l’eredità, la pratica e un’amicizia molto intima con la terra hanno reso inimitabile da parte di razze più grandi e goffe» – quali gli uomini. Se non praticano la magia, gli Hobbit finiscono però sempre in mezzo a feroci vicende magiche, come capita appunto a Bilbo Baggins, eroe quasi a dispetto di questa storia, che il grande ‘mago bianco’ Gandalf coinvolgerà in un’impresa apparentemente disperata: la riconquista del tesoro custodito dal drago Smaug. Bilbo incontrerà così ogni sorta di avventure, assieme ai tredici nani suoi compagni e all’imprevedibile Gandalf, che appare e scompare, lasciando cadere come per caso le parole degli insegnamenti decisivi. Violentemente sbalzato dalla idilliaca Hobbitopoli oltre il Confine delle Terre Selvagge, fra gole, foreste incantate e minacciose montagne, dove non ci sono «vie sicure», il pacifico Bilbo si scoprirà capace di affrontare prodigi e orrori: il mostruoso Gollum, i ragni giganti, i perfidi orchi, il grande drago Smog, e infine la tremenda Battaglia dei Cinque Eserciti, scontro fra le forze benigne e maligne, eternamente opposte, per il bramato e fatale possesso del tesoro. Ma per Bilbo l’avvenimento più importante – e della cui importanza egli non si rende ben conto – è il ritrovamento, apparentemente casuale, di un anello magico che era finito in possesso di Gollum. In questo fatto è il germe della grande saga che Tolkien proseguirà nei tre libri del Signore degli Anelli, dove sarà riproposto e illuminato nel suo durissimo senso un tema segreto dello Hobbit, un tema inesauribile per qualsiasi lettore: che cosa fare dell’Anello del Potere?
Opinione
Tolkien è forse il mio scrittore preferito, colui che mi ha fatto apprezzare e amare visceralmente il fantasy. Sono cresciuto leggendo il Signore degli Anelli, immaginandomi di poter passeggiare nel verde della Contea o recarmi nella città fortezza di Minas Tirith. Devo dire però che non avevo letto (fino ad ora) Lo Hobbit e ho deciso di avvicinarmi a questo libro solo dopo aver visto il primo film (ahimè).
Sinceramente ci ho messo molto, forse troppo a finire di leggerlo, l’ho trovato inizialmente molto lento e sicuramente meno epico de Il Signore degli Anelli. D’altro canto però la storia è permeata da una piacevole e sottile ironia dall’inzio alla fine e Bilbo Baggins l’ho trovato sicuramente più hobbit di Frodo. La figura che Tolkien mi ha trasmesso di lui rappresenta la razza Hobbit, almeno inizialmente, perchè poi il personaggio si evolverà affrontando la sua avventura.
Anche se, come detto prima, l’inizio l’ho trovato lento, ora che ho finito di leggerlo penso sia un’ opera meravigliosa nella sua semplicità (perchè rispetto al Signore degli Anelli la storia è più lineare). Una fiaba per tutti, un’avventura che mi ha fatto sentire immerso nel mondo creato da Tolkien che, con abile stile, è riuscito (come sempre) a catapultarmi al fianco dei nani, a volare nei cieli con le aquile e a guardare Erebor da Pontelagolungo.