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Lettura finita #002 | L’età dell’innocenza di Edith Wharton

Creato il 03 ottobre 2014 da Gaellelager

Cosa succederebbe se alla vigilia del vostro fidanzamento ufficiale arrivasse una lontana cugina della vostra promessa che, solo con la sua presenza e il suo spirito, vi rapisse il cuore? Annullereste il fidanzamento? Cerchereste di sposare la cugina? Tentereste di averla come amante?

E se, in aggiunta a questo, vi trovaste nell’Ottocento in una New York colma di pregiudizi e rituali e “buone maniere”?

Ecco che in questo contesto insolito ma quanto mai affascinante, si svolge il romanzo di Edith Wharton. Una lettura ricca di introspezione e indecisione, che ci porta ad analizzare una società complessa, dagli equilibri sottili e fragili, ma invasa di un grande senso di appartenenza e di rispetto verso la famiglia e le tradizioni.

Un libro che forse è molto lontano dalla società in cui viviamo, ma forse non così tanto. Sì certo, non c’era la televisione o una libertà incondizionata, ma gli animi degli uomini, i sentimenti come amore, lealtà, passione, non si sono poi così evoluti.

E comunque, siamo sicuri che la nostra società sia davvero libera?


Titolo:

L’età dell’innocenza

Autore:

Edith Wharton

Incipit:

Una sera di gennaio dei primi anni Settanta, Christine Nilson cantava nel Faust all’Accademy of Music di New York.

Sebbene si cominciasse già a parlare dell’edificazione, in remote metropolitane lontananze, “oltre la Quarantanovesima”, di un nuovo Teatro dell’Opera, che avrebbe gareggiato per dispendio e splendore con quelli delle grandi capitali europee, il mondo elegante era comunque soddisfatto di riunirsi ancora ogni inverno nei frusti palchi rosso e oro dell’affabile, vecchia Academy. I conservatori le erano affezionati perché essendo piccola e scomoda teneva a distanza la “gente nuova” che New York cominciava a paventare pur continuando a esserne attratta; i sentimentali le erano attaccati per le sue connotazioni storiche, e gli amanti della musica per la sua eccellente acustica, qualità sempre così problematica nelle sale costruite per l’ascolto della musica.

Trama:

Newland Archer è un uomo di ottima famiglia, avvocato in uno degli studi più conosciuti di New York, promesso sposo di una giovane ed eterea ragazza di nome May. La vita trascorre all’insegna della normale ritualità ottocentesca quando una sera all’Opera compare, in uno dei palchi della famiglia di May, la cugina Madame Olenska. In tutto il teatro le chiacchere corrono: Madame Olenska è fuggita dalla Russia, dove viveva col marito. Madame Olenska che non rispetta i dettami del decoro newyorkese. Madame Olenska che è però così affascinante con quei capelli neri e quello spirito sveglio, che non disdegna di denunciare apertamente i limiti della sua società. Inutile dire che Newland Archer ne rimane colpito: il suo acume e il suo vizio di pensare liberamento, contro l’usanza tipica di donne senza pensieri propri. Cosa succederà adesso? Newland si sposerà? Madame Olenska riuscirà a divorziare dal marito? Cadrà in disgrazia o riuscirà a risollevare le sue sorti? E May cosa dirà?

Tre aspetti positivi:

La qualità della scrittura. La profondità dell’analisi psicologica. La lettura mi ha catturata.

Tre aspetti negativi:

Certe volte è un po’ lento, verso la fine. Non sono sicura che la traduzione sia sempre ben fatta. L’introduzione di Dacia Maraini svela il finale.

Consigliato a:

Chi ama le storie ottocentesche, ricche di balli e rituali. Chi vuole scoprire il mondo della vecchia New York, ma anche a chi ama le descrizioni evocative di paesaggi, architetture e sentimenti.

Citazione:

<< Vedete, monsieur, vale sempre la pena di mantenere la propria libertà intellettuale, di non ridurre in schiavitù le proprie capacità di valutazione, la propria indipendenza critica. E’ per questo che ho abbandonato il giornalismo e accettato un lavoro tanto più noioso: precettore e segretario. Si sgobba di più, naturalmente, ma si mantiene la propria libertà morale, quel che in Francia chiamiamo il quant à soi. E quando si ascolta una buona conversazione, vi si può prendere parte senza compromettere nessun’altra opinione salvo la propria, oppure si può ascoltare e rispondere nell’intimo. Ah, una buona conversazione… nulla di meglio, no? L’aria delle idee è la sola che valga la pena di respirare. E così non ho mai rimpianto di aver rinunciato alla diplomazia o al giornalismo: due diverse forme della stessa rinuncia al proprio io.>>

Per approfondire la vita e le opere di Edith Wharton e per meglio comprendere le sue opere:

http://it.wikipedia.org/wiki/Edith_Wharton

http://www.edithwharton.org/edith-wharton/biography/

Citazione bibliografica:

WHARTON Edith, L’età dell’innocenza, RCS Libri Spa per il Corriere della Sera, 2008, Milano, collana I classici della letteratura – Grandi Autrici (a cura di Dacia Maraini).

Titolo originale: The Age of Innocence

ISSN: 1828 55224

Prezzo: 7,90 euro, disponibile in questa collana sul sito:

http://store.corriere.it/letteratura/grandi-autrici/7fKsEWcVzwUAAAFGdyIQp5Wq/ct



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