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Lettura: Paesaggio costituzione cemento, Salvatore Settis

Creato il 16 dicembre 2012 da Sweetamber

Immagino abbiate sentito la mia mancanza, giusto? (una non risposta è un metodo efficace per evitare l’imbarazzante “no” che seguirebbe un imbarazzato silenzio interrotto dal fruscìo di qualche rotolo di erba secca stile deserto)Ero impegnata a discutere con il raffreddore che ha deciso di spianarsi la strada per qualche giorno nella mia vita anonima, quindi ho preferito evitare di pubblicare post in cui mi sarei effettivamente solo lamentata di come non riuscissi a rimanere per più di due minuti (nemmeno cinque, due!) senza soffiarmi il naso rantolando imprecazioni varie.
Superato l’ostacolo delle giustificazioni per le assenze involontarie, passo subito a parlarvi di un libro molto interessante che sto leggendo ultimamente. Si tratta di Paesaggio costituzione cemento di Salvatore Settis, che giusto per dire non è esattamente il primo venuto e che, come molti studiosi con i controcazzi, ovviamente non è più in Italia ma al Prado di Madrid.
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Il testo, complesso ma interessante, tratta il tema del paesaggio e delle normative, leggi tutelari e magagne che lo hanno riguardato non solo nel nostro paese e quasi mai in maniera positiva per il suddetto. Settis si occupa di scandagliare minuziosamente leggi e norme che hanno riguardato e che (non) riguardano il paesaggio, tornando spesso all’articolo numero 9 della Costituzione italiana, ricordando come l’Italia sia uno dei pochissimi paesi a contemplare il paesaggio nella propria Costituzione vigente, pur non rispettandolo con una massiccia ed arrogante sequela di costruzioni e distruzioni irrispettose e incuranti del valore immateriale del paesaggio.
Settis parla anche di un fattaccio tutto italiano accorso poco prima del terremoto in Abruzzo del 2009: il Piano casa, ovvero, una magagna spaventosa fatta di promesse, bei pacchetti preparati ad hoc dall’allora Presidente del Consiglio trasformatasi in un insieme farsesco di facilitazioni e costruzione indiscriminata, dove in soldoni le concessioni a costruire su terreni incerti o un po’ dove si vuole piovono da tutte le parti (il tutto al motto inquietante di “padroni in casa propria” ): sono cinque pagine che a mio avviso meritano tutto il libro, perché viene spiegato con semplicità e con viva delusione un fatto gravissimo partito, come spesso accade, con apparenti buone intenzioni.
Il tema del paesaggio non riguarda però unicamente aspetti burocratici, ma anche artistici, siccome il paesaggio fa parte del patrimonio culturale del paese e indirettamente concerne anche le opere d’arte che su di esso si trovano. Partendo da alcune considerazioni riguardo i fatti successivi alla Rivoluzione francese, quando i francesi si impossessarono di un bel po’ di opere appartenenti all’Italia scatenando le ire di intellettuali come De Quincy (Lettere a Miranda, altro bel libro dove De Quincy scrive al Generale Miranda e motiva la sua posizione riguardo la dislocazione delle opere d’arte) il quale sostenne come opere appartenenti ad un paese per storia e sedimentazione perdessero il loro significato se trasferite in altri paesi, Settis apre un discorso a proposito della conservazione dei prodotti artistici del nostro paese.
E’ difficile riassumere un testo così denso in poche righe, dal momento che ci sarebbe da trattare anche dei capitoli che l’autore dedica alle legiferazioni sul paesaggio e sul patrimonio culturale in Italia, quindi vi consiglio vivamente di leggerlo, se non altro se l’argomento vi interessa o se siete artisti/architetti/curatori/etc. Anche se siete dottori va benissimo, dal momento che la coscienza paesaggistica è nascosta da qualche parte in ognuno di noi.
Come mai io, che studio all’Accademia di Belle Arti (per giunta scenografia) e sembro l’individuo più lontano da argomenti del genere, mi sono ritrovata a leggere questo testo di un archeologo e superprofessore? Perché ho un bravissimo professore accademico, architetto e saggista, che ogni tanto ci consiglia testi interessanti (e che poi si dimentica di averceli consigliati, ma questa è un’altra storia) e perché nel corso di museologia che sto seguendo, si parla anche di conservazione del patrimonio culturale italiano e di svecchiamento dei musei. Vorrei anche parlarvi del mio professore e del perché gente con i controcazzi sta in una Accademia a farsi venire un capello bianco al giorno, ma anche questa è un’altra storia.
Settis intervistato ad Annozero sul Piano casa subito dopo il terremoto in Abruzzo
Paesaggio costituzione cemento in versione ebook su inMondadori

n.b. Settis non ha particolari simpatie politiche rimarcate, suppongo gli stiano sulle scatole tutti i politicanti scorretti, le magagne e quant’altro. Il fatto che sia ospitato da quelli di un certo orientamento politico spero non spinga nessuno a non leggere il libro o a leggerlo convincendosi che siano le parole di un nostalgico, un sinistrino o un vaneggiante signore attempato: sono parole serissime e ponderate di un solido studioso riguardo un problema sottovalutato e spinoso che coinvolge il nostro paese da ancor prima che nascesse la Repubblica, ovvero il rispetto per la nostra sconfinata cultura e per il nostro superbo patrimonio artistico e paesaggistico.


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