Letture Alterne.05: La Monsanto dietro la legalizzazione della marijuana in Uruguay, dal Diario La Juventud

Creato il 30 ottobre 2013 da Eldorado

Si è parlato molto in questi giorni della legalizzazione della marijuana in Uruguay. Un progetto che al momento ha bisogno ancora dell’approvazione del Senato per essere posto in opera e che nasce prima di tutto, come ha dichiarato più volte il presidente Mujica, per combattere il crimine organizzato e risolvere un problema di salute pubblica. Un progetto rivoluzionario per il Sudamerica e controverso che, al di là dei facili entusiasmi, può nascondere inattese insidie. Come ci spiega questo articolo pubblicato su La Juventud, quotidiano uruguayano: dietro le coltivazioni di marijuana si muovono già gli interessi delle multinazionali.

La campagna televisiva in atto in Uruguay per la ¨regolamentazione responsabile¨ della marijuana, ad un costo di 100.000 dollari, sarebbe finanziata in parte da fondi provenienti dall’estero, in particolare da organizzazioni vincolate con la multinazionale Monsanto che, a sua volta, sta pianificando di patentare un nuovo seme di marijuana transgenico.

Le associazioni Drug Policy Alliance e Open Society Foundation sono state segnalate nel programma ¨Entrelineas¨ di Canal 20 come le organizzazioni che finanziano parte della campagna in Uruguay. Open Society Foundation fa capo al multimilionario George Soros, uno degli azionisti di Monsanto, che appoggia anche pubblicamente Drug Policy Alliance. L’evoluzione che ha sperimentato la legge di regolazione in Uruguay, dimostra che gran parte della produzione potrebbe rimanere in mano ai privati, trasformandosi in un affare multimilionario, oltreché da rendere operativo in altri paesi per la Monsanto, che è già riuscita a fare dei suoi semi ¨registrati¨ il principale prodotto esportatore in Uruguay, con la soia transgenica.

Secondo le rivelazioni del giornalista Leonardo Haberkorn (http://leonardohaberkorn.blogspot.com), il vincolo tra gli interessi della multinazionale, la campagna pubblicitaria e gli interessi per la patente della marijuana è almeno coincidente. L’ex direttore di strategia corporativa di Microsfot, James Shively, ha annunciato che ha in progetto la creazione della prima marca nazionale di marijuana negli Stati Uniti, con cannabis che spera di importare dal Messico. La nuova azienda ha già una sede a Seattle e conta di diventare il leader nella produzione di cannabis negli Stati Uniti tanto per fini ricreativi che per fini medicinali.

L’imprenditore ha segnalato che otterrà un finanziamento iniziale di 10 milioni di dollari per il suo progetto, che comprenderebbe all’inizio il coinvolgimento di due stati americani tra quelli che hanno legalizzato la marijuana in forma completa e dei diciotto che ne permettono l’uso solo per scopi medicinali.

¨È un mercato enorme alla ricerca di una marca. Saremmo felici se riuscissimo ad ottenere il 40% della marijuana del mondo¨ ha dichiarato Shively al quotidiano spagnolo ¨El Mundo¨. Mentre Monsanto continua le sue investigazioni sulla marijuana transgenica e la compagnia di software parla di lanciare una propria marca, Drug Policy Alliance e Open Society stanno cercado di trovare un primo paese che permetta il libero consumo della sostanza per aprire un nuovo mercato regolato per i propri interessi.


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