Letture di agosto 2012

Creato il 03 settembre 2012 da Topolinamarta

Durante certi giorni dell’appena conclusosi mese di agosto ha fatto talmente tanto caldo che a volte non riuscivo nemmeno a trovare la voglia di sedermi in poltrona e leggere, perciò ecco il motivo dei non molti libri letti (come al solito secondo i miei canoni di topolina-librovora, s’intende). Comunque eccomi qua, come tutti i mesi, per raccontarvi i miei personali “pareri libreschi”.
Se accettate un consiglio non libresco ma canoro, mentre leggete ascoltatevi questa canzone: non c’entra granché con i libri, suppongo, ma ce l’avevo in testa in questi giorni, tanto che ha accompagnato anche le mie letture… Chissà che non ispiri anche voi!

> Finisterra - Le sorgenti del Dumrak, A.A.V.V. (240 pp. – eBook inviato dagli autori) 

Le sorgenti del Dumrak è un libro con una particolarità: è stato scritto da un gruppo di ben cinque autori appassionati di scrittura. Questa è una caratteristica più importante di quanto forse non sembri, perché scrivere una storia in cinque non è affatto come se lo scrivesse una persona sola: ognuno potrebbe avere un proprio stile, una propria esperienza nella narrativa, un carattere diverso che si trasmetterà inevitabilmente alle parole messe su carta. Invece qui ho trovato la narrazione assolutamente omogenea, tanto che non mi pareva vero di avere tra le mani un racconto scritto da ben cinque penne diverse. Il risultato, però, è anche un testo freddo, poco personale e forse per questo quasi privo di emozioni.
La trama mi è piaciuta abbastanza: non perché spicchi per originalità, ma perché si basa su un background davvero ben architettato e descritto con accuratezza fin nei dettagli.
Ci sono però veri e propri infodump, che desiderano fornire informazioni a tutt’andare: sono senz’altro utili, ma dato che vengono fornite quasi tutte all’inizio, ho finito solo per farci una gran confusione. E anche per annoiarmi, dato che rallentano notevolmente il ritmo del racconto.
Ad ogni modo, questi problemi di stile che ho segnalato non sono gravi o numerosi a tal punto da bocciare il romanzo. Dato che si tratta di una trilogia, sono certa che nei volumi successivi i nostri cinque autori riusciranno a focalizzare gli errori che hanno commesso e, lavorando insieme, riusciranno senz’altro a migliorare gli aspetti che ne “Le sorgenti del Dumrak” erano da rivedere.
(Recensione completa qui.)

*       *       *

> L’ultimo drago, Jasper Fforde (260 pp. – preso in biblioteca) 

Un libro come “L’ultimo drago” è la prova che non occorre stravolgere il genere fantasy per creare qualcosa di originale. Credo sia inutile dire che, come per gli altri libri di Fforde, mi è piaciuto davvero tanto: è forse più una storia concepita per un pubblico di ragazzi, ma non per questo è meno riuscita.
L’ho trovato divertentissimo, geniale in alcuni punti… e poi parliamoci chiaro: chi non vorrebbe un amico come Maltcassion? O un animale da compagnia come la simpatica Quarkbestia? Quest’ultima forse un po’ meno, ma ciò non toglie che il nostro “ultimo” drago sia a dir poco fantastico.
Ho apprezzato molto anche la critica dell’autore a una società ipocrita e schiava dei pregiudizi, a cui Jennifer Strange deve ribellarsi. Insomma, se siete amanti dei fantasy ma non ne potete più dei soliti stereotipi, credo proprio che questo libro faccia per voi.
L’unica nota un pelo stonata è la copertina, che facendolo assomigliare al più scadente “Inheritance” dà l’impressione che si tratti dell’ennesimo fantasy scopiazzato… e poi il titolo: “L’ultimo drago” suona, appunto, come il solito titolo sciatto che va bene solo per un romanzo scadente – cosa che assolutamente NON è. Non trovate che invece “L’ultima ammazzadraghi” (ovvero la traduzione del titolo originale) suoni già meglio?
Bah, a volte io la Mondadori proprio non la capisco.

*       *       *

> Il rifugio, Linda Bertasi (448 pp. – inviato dall’autrice

Desidero iniziare questa recensione ringraziando l’autrice per avermi fatto conoscere il suo libro: senza di lei, probabilmente non avrei nemmeno saputo che esistesse, e anche se ne fossi stata a conoscenza dubito che comunque lo avrei comprato.
Uno degli elementi che più ho apprezzato è la doppia realtà che l’autrice ha creato nel suo romanzo: da una parte la storia vera e propria – la vita di Anna –, e dall’altra la “storia nella storia” – i passi di diario che Anna si ritrova a leggere.
Se la storia mi è piaciuta molto, soprattutto per via degli intriganti misteri che si vengono a creare e dell’ottima caratterizzazione dei protagonisti, la “storia nella storia” l’ho trovata appassionante come mi è capitato di rado: conoscere Mary, bella e coraggiosa quanto sfortunata, leggendo il suo diario pagina dopo pagina, fino alla terribile conclusione di cui è vittima, è stata un’emozione continua.
Trovo che lo stile, inoltre, sia anch’esso ben fatto: la vicenda è riportata con una narrazione liscia e priva di fronzoli, assai scorrevole e per niente pesante.
Ve lo consiglio con tutto il cuore, dunque, specialmente se siete ragazze e amate emozionarvi, perché è giusto che un’autrice esordiente che sa scrivere bene e regalare una storia entusiasmante ottenga i riconoscimenti che si merita.
(Recensione completa qui.)

*       *       *

> Figlie di Diana, Stefania Tuveri (140 pp. – eBook inviato dall’autrice) 

Come sempre non è mia abitudine scoraggiarmi alla vista di una storia non esattamente innovativa, dato che ho incontrato spesso libri le cui trame non fossero nulla di speciale, ma che si sono ugualmente rivelati notevoli o addirittura indimenticabili. Non è questo il caso, purtroppo, di Figlie di Diana.
La sensazione dominante è che tutto succeda con eccessiva smania di arrivare alla fine, e un altro problema non da poco è lo stile, che oltre a sembrare tirato via presenta anche degli errori veri e propri: consecutio temporum non rispettata, punti di vista ballerini, problemi di Show, don’t tell, e così via. Poi incontriamo numerosi passi in cui il narratore si perde in quelle che ho definito “chiacchiere inutili, e soprattutto alcune delle trovate stilistiche più banali che esistano.
Insomma, per quanto riguarda lo stile, trovo che ci sia ben poco in Figlie di Diana che si possa salvare: tutto mi è parso monotono e sostanzialmente anonimo, un po’ come se fosse stato scritto di getto e rivisto poco o per niente.
Forse l’unico punto favorevole che potrei concedergli riguarda le protagoniste: essendo l’intero libro incentrato su loro due e sui loro pensieri, alla lunga Caterina e Selene risultano anche ben caratterizzate. Ciò non vuol dire che mi siano piaciute, ma perlomeno le trovo più riuscite degli altri personaggi, che invece risultano quasi tutti privi di spessore a causa del mancato Show, don’t tell. Certo, può capitare che la prima ciambella non esca col buco, specialmente se non c’è molta esperienza alla base dell’impasto: nessuno rimprovererà l’autrice di questo, ma l’importante è che non si dia per vinta e che continui a scrivere e a migliorare sempre di più.
(Recensione completa qui.)

*       *       *

> Demoni in soffitta, Donatella Canepa (76 pp. – eBook inviato dall’autrice) 

Questo è il secondo libro di Donatella Canepa che leggo e recensisco, e che ancora una volta mi ha colpito per il suo stile, per i temi trattati… insomma, direi per tutto.
Non si tratta di un romanzo, ma di una raccolta di pensieri, che potrebbero assomigliare a frammenti di pagine di diario, e questa è senz’altro una particolarità che ho apprezzato: sono pensieri brevi, ciascuno lungo poche pagine, ma nonostante la loro brevità li ho trovati profondi, e soprattutto mi sono piaciuti perché assolutamente liberi dagli schemi imposti dai pregiudizi e dai luoghi comuni. Non vogliono nemmeno imporre una morale: fanno riflettere e basta, perché parlano di cose che possono apparire scontate, ma le espongono in un modo che non lo è. E poi si fa anche un accenno alla mia città, cosa che ho gradito molto, dato che di Reggio non si parla in quasi nessun libro
Avrei voglia di farvi leggere tutti i passi che più ho apprezzato, ma dovrei ricopiare tre quarti di libro (cosa peraltro illegale)… quindi vi consiglio di comprarlo e di leggerlo per intero, che è meglio.

*       *       *

> Cinquanta sfumature di grigio, E.L. James (200/548 pp. – letto in eBook) 

Ero indecisa se inserirlo o no, dato che ne ho letto solo una parte, ma visto che comunque mi sono già fatta un’idea più che plausibile di come sia l’intero libro, spero non vi dispiaccia se ne parlo lo stesso. Questo commento, dunque, si riferisce soltanto ai primi otto capitoli del romanzo: oltre non sono riuscita ad andare.
Penso che a proposito di questo romanzo sia stato detto di tutto e di più, nel bene e (oso sperare) soprattutto nel male, perciò il mio parere non aggiungerebbe nulla a quello che si è già detto. Ciononostante ci tenevo a commentare almeno le prime 200 pagine circa, e lo farò dicendo una semplice cosa: il 7° capitolo è la cosa più assurda e divertente che mi sia mai capitata di leggere! Non scherzo: l’intero romanzo potrebbe essere riassunto dal capitolo 7, da tanto il suddetto è completamente fuori dalla prima all’ultima sillaba.
Il fatto è che qui la cara Anastasia/Bella Swan viene introdotta nella “stanza delle torture” di Christian Il Fygo Assurdo, le viene illustrato nei minimi dettagli cosa la aspetta (e che Mr. Grey “non fa l’amore ma fotte e basta”) e se ne sta lì impalata con la faccia da pesce lesso e con un unico pensiero in testa: “Ommioddio, ma quanto è figo Christian! Chissenefrega cosa mi farà, devo fare assolutamente sesso con lui subito… perché lui mi vuole! Vuole ME, proprio ME, OMG!!!”
No, dico, vi sembra normale una cosa così? Senza contare, inoltre, che se un libro fa tutto questo successo è perché le lettrici si riconoscono in Anastasia e vorrebbero fare come lei, e in questo caso… ma in che mondo siamo, gente??  Sul serio, sono senza parole… e credetemi, non sono certo una che si scandalizza per niente! In casi come questi vale proprio il detto “Si ride per non piangere”.
PS: se la memoria non m’inganna, questo è il primo libro a cui do mezza stellina (il minimo) nella storia di Pensieri d’inchiostro! Dite che è persino troppo?

*       *       *

> Alice torna a casa, Giuseppe Panteghini (294 pp. – eBook inviato dall’autore

Non ricordo di aver mai letto un libro come questo, in cui chi racconta è una simpatica cagnolina che muore dopo aver portato a termine la sua missione terrena, ovvero rendere migliori i suoi padroni. Si potrebbe pensare che la sua morte sia la fine di tutto, e invece in questo caso non è che l’inizio della storia vera e propria: Alice, infatti, dopo essere passata sotto un’attenta analisi da parte di un inusuale “giudizio celeste” (composto da animali come lei e persino personaggi ben conosciuti come San Francesco e Tolstoj), inizierà un percorso in cui sarà data la possibilità di migliorare anche a lei.
Più volte, durante la lettura, mi sono ritrovata senza quasi accorgermene col sorriso sulle labbra, perché se già l’idea di per sé mi incuriosiva molto, trovo che sia stata resa in un modo unico: lo stile può ricordare le classiche fiabe della nonna, ma ciò non significa che sia tirato via, anzi.
Alcuni passi, come la festa in onore di Alice – che ho trovato caratterizzata benissimo – e la stessa assemblea celeste, non credo riuscirò più a scordarmeli, da tanto mi hanno colpito e intenerito.
Trovo che parlare di paradiso, specialmente se si tratta di un paradiso per animali, sia una cosa assai complessa… eppure Giuseppe Panteghini c’è riuscito, tra l’altro in un modo assolutamente naturale.
Peccato solo per i non pochi difetti d’impaginazione (doppi spazi, rientri un po’ sì e un po’ no, “d” eufoniche…) e per alcuni refusi, che comunque non cambiano le cose: ecco perché lo consiglio a tutti, sia che amiate gli animali che no, perché un libretto come questo è capace di far pensare e soprattutto di far sorridere chiunque.

*       *       *

Come sempre, lascio a voi la penna? Anche da voi il caldo è stato tale da far passare un po’ la voglia di leggere? Oppure siete stati più bravi di me e avete resistito?


Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :