Letture di giugno 2012

Creato il 03 luglio 2012 da Topolinamarta

Nel momento in cui vi scrivo mancano davvero pochi giorni al termine del conto alla rovescia che segnerà l’inizio della vera vacanza. Quattro, a essere precisi: finito il mio esame di musica, ritornerò a occuparmi seriamente del mio adorato blog.
Credevo che in giugno avrei avuto più tempo per leggere… e in parte è stato così, dato che ho quasi raddoppiato il numero di libri letti, ma spero proprio che in luglio – grazie anche ai dieci giorni di mare, wow! – le cose andranno ancora meglio. Però non divaghiamo: ecco a voi, come da titolo, le letture del mese di giugno.

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Ho la vaga sensazione di aver già letto questo libro da piccola, ma sono stata più che felice che me l’abbiano assegnato a scuola, perché è assolutamente strabiliante, oltre che a dir poco geniale. E poi, scusate, è la dimostrazione che non occorre scrivere di fiumi di sangue per creare un horror coi fiocchi e i controfiocchi!
Solo una piccola controindicazione: non leggetelo prima di andare a dormire.

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> L’orologiaio di Everton, Georges Simenon (166 pp. – letto a scuola) 

Solo quattro parole per descrivere questo libro: Simenon non delude mai.
Mi è piaciuto davvero molto, anche se non mi sono trovata d’accordo col comportamento di Ben (insomma, se devi arrivare a fare cose del genere, fatti venire in mente qualche idea migliore… ma prima! xD), mi è sembrato terribilmente realistico, e per questo trovo che sia lodevole la capacità dell’autore di caratterizzare i suoi personaggi e di analizzarli minuziosamente dal punto di vista psicologico.

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> I fantasmi del cappellaio, Georges Simenon (238 pp. – letto a scuola

Ho letto libri di Simenon che mi sono piaciuti di più, ma trovo che anche questo non sia da poco: forse non me lo sono goduto tanto perché l’ho trovato un poco lento, e in più la trama non mi attirava particolarmente… però ciò non toglie che il mio adorato Georges rimanga comunque un grande.

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> La mongolfiera il monte Tambura e il tappeto volante, Fernanda Raineri (143 pp. – inviato dall’autrice in eBook) 

Il fatto che un libro abbia poche pagine non significa che non sia un buon libro, anzi: spesso accade addirittura il contrario. Nel caso del romanzo di Fernanda Raineri, però, trovo che la sua brevità abbia compromesso alcuni aspetti che l’avrebbero reso migliore di come si è rivelato; ma andiamo con ordine.
Ciò che mi è piaciuto di meno è che il libro sembri tirato via: tutto avviene in fretta, troppo in fretta, tanto che non viene lasciato abbastanza tempo perché il lettore assimili quello che sta accadendo. Poi ci troviamo davanti fin dall’inizio un altro punto dolente: lo stile. I difetti che ho riscontrato sono in parte scusati dal target a cui è rivolto il libro, ovvero i ragazzi, ma trovo che scrivere per i giovani non sia comunque un buon motivo per curare di meno la scrittura. Il lessico utilizzato, per esempio, è estremamente povero e ripetitivo, persino per un racconto rivolto a lettori molto giovani.
Per fortuna abbiamo anche l’altro lato della medaglia, ovvero l’idea della trama e i personaggi che ne fanno parte: nonostante la brevità con cui è narrata, l’avventura che vivono i quattro amici è riuscita ad appassionarmi e a farmi passare un’ora di lettura davvero piacevole.

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> Meterra, Andrea Cisi (563 pp. – preso in biblioteca) 

Avevo sentito pareri piuttosto negativi riguardo a questo libro, che tuttavia mi avevano incuriosita. Quando ho iniziato la lettura, però, mi pareva strano che mi avessero parlato vosì male di un romanzo che, invece, iniziava così bene. Nulla di eccezionale, se volete, ma i primi capitoli, ovvero quelli prima che Mimì finisca su Meterra, mi sono piaciuti molto: la storia mi ha preso subito e sono rimasta affascinata dalle atmosfere misteriose con cui veniva descritta la Genova in cui vive la protagonista. Trovo che questa prima parte sia davvero riuscita: scritta bene, intrigante, non scontata.
Nel momento stesso in cui Mimì si ritrova su Meterra, però, cominciano i guai: quella storia che sulle prime tanto mi aveva appassionato ha iniziato a perdere tutto il suo interesse ed è purtroppo subentrata la nemica numero uno dei lettori, ovvero la noia. Ho fatto davvero fatica a concluderlo, vi dirò, perché nemmeno alla fine è riuscito rendersi di nuovo piacevole ai miei occhi.
Peccato, però, perché se anche la trama non era il massimo dell’originalità, i primi capitoli sembravano la premessa per avere un libro perlomeno carino… e invece dopo un brillante inizio è tornato a cadere nella mediocrità in cui giacciono gran parte dei fantasy italiani. Peccato, davvero.

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> L’isola dei Liombruni, Giovanni De Feo (382 pp. – preso in biblioteca

Mentre leggevo “L’isola dei Liombruni” mi sembrava di rivivere le avventure dei romanzi di Peter Pan mescolate con le atmosfere horror tipiche del “Signore delle mosche”: il risultato di questo mix (non sono l’unica che ha notato queste affinità, perciò è probabile che l’autore si sia ispirato ai due romanzi sopra citati) è stato un libro davvero interessante e ben congegnato.
Vi dirò che all’inizio ho fatto una certa fatica a partire, dato che non sono particolarlmente amante del narratore che racconta al presente, ma andando avanti con la lettura ho avuto modo di apprezzare questa scelta: ha conferito alla storia, infatti, una forte immediatezza che mi ha tenuta incollata alla sedia per ore.
Non è stato sempre facile seguire gli intrecci che si formano (sulle prime, per esempio, non capivo chi fossero gli Alti, gli Scalzi, le Sibille, ecc…), ma poi la trama inizia a delinearsi e a prendere svolte inaspettate che mi sono piaciute parecchio. Ottima anche la caratterizzazione dei personaggi, soprattutto attraverso i dialoghi.

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> I misteri di Black Port, Fabrizio Fortino (444 pp. – preso in biblioteca) 

Quando ho visto la copertina, il primo pensiero è stato: “Wow! Mi sconfinfera!”. Quando ho preso in mano il romanzo per leggerlo, però, ci sono stati molti aspetti che mi hanno lasciata alquanto delusa: un esempio è la gestione del punto di vista, che fa acqua da tutte le parti; spesso, inoltre, il mostrato è inesistente e altri difetti vari di stile non mancano.
C’è da dire, comunque, che la storia si è rivelata ben strutturata e davvero appassionante, anche per una lettrice come me che non è molto abituata a questo genere. Solo, è un peccato che lasci troppe domande aperte.

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> Attacco a Ratzinger, A. Tornielli e P. Rodari (321 pp. – preso in prestito) 

Ogni tanto non fa male un titolo diverso dai soliti libri di avventure, non trovate? Be’, dopo le tante notizie frammentarie e imprecise con cui veniamo bombardati di continuo tra telegiornali e internet, è stato davvero interessante leggere un libro che spieghi ciò che è successo realmente e per di più in modo chiaro e preciso. Certo, ultimamente parlare male della Chiesa in qualunque circostanza sembra una vera e propria moda, perciò consiglierei a tutti di dare un’occhiata a questo volume… se non altro per smetterla di prendere come oro colato delle notizie che possono anche avere delle basi autentiche ma che sono spesso scritte in modo tendenzioso e per nulla obbiettivo.

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> A un passo da te, M. Affuso e J. Mastroianni (224 pp. – inviato dagli autori in eBook) 

Confesso di essere sempre un po’ diffidente nei romanzi che parlano di un ragazzo e una ragazza che si incontrano e si innamorano. Una volta tanto, però, mi sono sbagliata, e non ho difficoltà ad ammetterlo, perché questo romanzo mi ha lasciata piacevolmente colpita.
Vi dirò, comunque, che non l’ho pensata così fin dall’inizio, anzi: se fossi stata un’aspirante compratrice e avessi letto l’incipit per decidere se acquistarlo o meno, con ogni probabilità l’avrai lasciato dov’era. I primissimi capitoli, infatti, non mi sono piaciuti quasi per nulla: scritti bene e con una loro “musica”, se vogliamo, ma pieni di riflessioni che ai miei occhi sono risultate in gran parte noiose.
L’idea su cui si basa la trama, invece, mi è parsa molto carina: le premesse per un intreccio davvero avvincente c’erano, nonostante l’inizio non proprio da dieci e lode, e devo dire che sono state esaudite.
Un’altra caratteristica interessante è che la storia sia narrata in prima persona. Il vero punto di forza è proprio questo continuo alternarsi dei due punti di vista: entrambi i personaggi hanno una loro storia da raccontare, dei loro pensieri da condividere, delle emozioni da far emergere, e tutto questo li rende vividi, quasi reali.
Perciò ve lo consiglio, soprattutto se siete dei giovani dal cuore romantico in cerca di una storia d’amore non sdolcinata: quella di cui vi ho parlato oggi è leggera e si legge in fretta ma con tranquillità. Una perla piccola eppure brillante, pur non essendo particolarmente preziosa, che a mio parere merita almeno un’occhiata.
(Recensione completa qui.)

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E ora parlatemi di voi e delle vostre letture d’inizio estate!


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