Dite che, una buona volta, il tempo ha deciso di piantarla di fare il pazzerello e di concederci un po’ di meritato sole? In tutta onestà io spero di sì, dato che tra una settimana dovremo andare in gita a Monaco, e che quattro giorni sotto l’acqua non sono proprio un granché… Be’, speriamo in bene! Intanto, ecco a voi il resoconto delle mie letture di marzo, ovviamente con una bella colonna sonora scelta per voi!
Un classico esempio di quanto un’idea dalle buone potenzialità (la sinossi, perlomeno, possedeva un che di intrigante) faccia presto a essere sprecata e a sfociare in una storia che sprizza banalità da tutti i pori… a cominciare dalla trama, che mi è parsa una specie di mix tra varie saghe più o meno conosciute – prima tra tutte quella di Harry Potter -, sebbene l’ambientazione mi sia piaciuta molto.
Ciò che ho apprezzato di meno è lo stile, che sostanzialmente mi ha fatto sbadigliare per tutta la durata della lettura: l’ho trovato zeppo di aggettivi e avverbi superflui, conditi da metafore arzigogolate che spesso risultavano davvero fastidiose. E poi ci sono i personaggi, in particolar modo la protagonista: simpatici, certo, ma in quanto a carattere non ce n’è nessuno di memorabile.
Peccato, mi aspettavo qualcosa di meglio.
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La trama mi è piaciuta abbastanza: non mi ha colpito per la sua originalità, ma per il modo in cui l’autore ha deciso di strutturarla. Durante la lettura, infatti, ho incontrato spesso delle scene o dei passaggi che suscitassero un vago senso di déjà vu, ma d’altro canto i colpi di scena che rendono la storia assai intrigante sono tutt’altro che rari.
È stato lo stile, piuttosto, che mi ha lasciata perplessa e che ha contribuito a far perdere qualche punto anche alla trama: l’ho trovato pomposo, ridondante, zeppo di aggettivi e avverbi che non solo non vi aggiungono niente, ma rendono le descrizioni assai pesanti e ripetitive, oltre che con la tendenza a voler ribadire l’ovvio.
Poi ci sono i cambi di PoV, anche questi piuttosto frequenti, di cui l’autore si serve per saltellare da un personaggio all’altro per riferirci i pensieri di ciascuno come più gli aggrada.
A parte una qualche altra piccola nota stonata, comunque, mi è piaciuto abbastanza: per quanto lo stile suoni ridondante, la storia non ne soffre in modo preoccupante, e nonostante tutto rimane ben strutturata e ricca di spunti.
(Recensione completa qui.)
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Non so voi, ma io comincio a essere un pelino stanca di quei libri pubblicizzati come autentici colpi di genio e che puntualmente si rivelano la solita storia trita e ritrita, magari semplicemente condita con una salsa nuova. Starcrossed mi è sembrato uno di questi: nessuna idea brillante, solo elementi già visti e rimescolati tra loro in modo che le vaghe “scopiazzature” non risultino poi così evidenti. Può essere senz’altro un libro carino per adolescenti, ma niente di più. Sempre meglio di spazzatura come Twilight, ovviamente, però in tutta onestà non mi dispiacerebbe se, ogni tanto, autori ed editori decidessero di darci un taglio e di pubblicare qualcosa che non sapesse di déjà vu lontano un miglio.
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Davvero, davvero notevole: senz’altro uno dei migliori fantasy nostrani che abbia mai letto. Una storia originale e ricca di ottimi spunti, una protagonista che può sembrare una normale ragazza ma che possiede un potere fuori dal comune, e poi azione, suspense e colpi di scena a volontà. Inoltre, pare che l’autrice abbia capito alla perfezione come tenere il lettore incollato alle pagine. Che volere di più? Pochi e pressoché irrilevanti i punti a sfavore da segnalare (l’unico che mi ricordi: possibile che in una società avanzata come quella dell’Ordine la pena di morte avvenga ancora tramite decapitazione). L’unico vero difetto è che… finisce troppo presto! Per fortuna il secondo è già in lista e il terzo è in fase di editing, perché la curiosità è altissima!
Non mi resta che fare i complimenti all’autrice, con tanto di cappello.
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Un libro che mi ha lasciata un po’ così, in bilico: mi è piaciuto come l’autrice ha caratterizzato Emma, la protagonista, e la sua abilità nel tessere e nel gestire intrecci sempre più complicati, nei quali la ragazza si troverà coinvolta suo malgrado. Dall’altra parte, però, lo stile lascia un po’ a desiderare: è scritto in modo approssimativo, con refusi ed errori vari, in particolare riguardo agli spazi e alle virgole. Poi c’è il punto di vista, che saltella di continuo da un personaggio all’altro.
Sono probabilmente questi ultimi i principali motivi per cui non sono riuscita a godermelo tanto. Rimane di certo un buon giallo “vecchio stile”, che ha tutte le carte in regole per essere apprezzato da appassionati e non. Tuttavia ho fatto un po’ fatica a sentirmi parte della storia e ad appassionarmici veramente.
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L’unico vero difetto di questo libro è che, purtroppo, è ormai piuttosto vecchiotto, ma ciò non mi ha impedito di gustarmelo ugualmente. Ciò che ho apprezzato di più sono i numerosi richiami storici, oltre che naturalmente i consigli per rendere più sicuro il proprio computer e anche per acquisire maggior consapevolezza quando si naviga su internet. È vero che rispetto al 2004, anno di uscita di questo libro, sono cambiate diverse cose (parecchi dei software citati, ad esempio, sono ormai obsoleti), però a mio parere rimane comunque un buon titolo per chi vuole avvicinarsi con maggior cognizione di causa al mondo dell’informatica… anche perché hacker, al contrario di come verrebbe da pensare, non è quasi mai sinonimo di cattiva persona!
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Sono da anni una fedele lettrice di Paolo Attivissimo, famoso giornalista e blogger, e ho letto con piacere anche questo libro sull’informatica: l’ho trovato molto brillante e divertente, seppure ormai datato (ma del resto qualsiasi cosa che ha a che fare coi computer lo diventa presto), ma nonostante ciò davvero utile e ricco di consigli mirati. Parecchie parti sono perlopiù dedicate ai principianti, riguardo alla sicurezza in rete e tanto altro, ma non mancano anche i passi dedicati agli “smanettoni” e agli aspiranti tali. Insomma, davvero ben fatto.
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Sono stata tentata in parecchie occasioni di non finirlo, di metterlo da parte e di passare a un altro che solleticasse un po’ di più il mio interesse, ma dopo averlo piantato dopo poche pagine un numero imprecisato di volte mi sono rimboccata le maniche e sono riuscita ad arrivarci in fondo.
In sostanza questa è la caratteristica della narrazione: in linea di massima non è stilisticamente errata, né presenta particolari difetti riconducibili, per esempio, a carenze linguistiche o a una scarsa cura dell’editing.
Però l’impressione che mi ha dato è che, laddove sarebbero state necessarie quattro parole per descrivere una determinata scena, ne siano invece state utilizzate dieci o più: il risultato è uno stile ampolloso, gonfio e ricco di parole superflue come non mi capitava da tempo. A peggiorare le cose, spesso e volentieri è il raccontato a farla da padrone.
Un libro da rifare, dunque? Be’, forse sì, anche se non completamente. È vero che la trama, pur contenendo delle idee che avrebbero potuto essere sviluppate in modo interessante, è apparsa ai miei occhi piatta e pressoché insignificante più o meno come tutto lo stile; tuttavia sono riuscita a trovare degli spunti carini.
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L’esempio più manifesto della giovane età dell’autrice è lo stile: da una parte la narrazione scorre che è una meraviglia, si lascia leggere facilmente e suona assai liscia, piacevole, priva di fronzoli; dall’altra, però, in alcuni passi l’ho trovata un po’ troppo semplice, con un lessico elementare e quasi nessuna particolarità che gli regalasse un po’ di vivacità e dinamismo.
A parte questa esposizione non proprio brillante, però, mi sono imbattuta qua e là di alcuni buchi più o meno grandi che invece vanno oltre le preferenze personali. Mi riferisco, per esempio, al PoV ballerino, a causa del quale spesso il lettore si trova spiattellate in faccia alcune informazioni che non giovano certo alla suspense. Poi c’è l’ambientazione che, per come mi è sembrato, risulta piuttosto confusa.
Insomma, un libro che viaggia in sostanza sul 50 e 50: si incontrano sia idee interessanti, sia alcune ingenuità stilistiche. Ad ogni modo, non sarei sincera se non dicessi che, secondo me, Chiara De Martin è già sulla buona strada: deve ancora migliorare delle cose, ma dato che è così giovane fa sicuramente in tempo!
(Recensione completa qui.)
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Come sempre ora tocca a voi, amici dei libri! Quali titoli avete letto e avete voglia di consigliarmi?