Letture di settembre 2012

Creato il 03 ottobre 2012 da Topolinamarta

Mah, io a volte proprio non mi capisco: in agosto, quando ho molto più tempo libero che adesso, quest'anno ho letto "solo" sette libri. In settembre, invece, sebbene sia ricominciata la scuola mi accorgo di averne letti il doppio! Dite che sono da ricoverare? O.o
Be', in ogni caso, ecco a voi i resoconti dei libri letti, come sempre! :)

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> Il silenzio del mare, Vercors (90 pp. - letto in eBook)

Un libro piccolo, più un racconto, ma quelle 90 pagine che lo compongono sono ugualmente dense di significato. I protagonisti sono tre, ma nel corso della storia è soltanto uno (il soldato) a parlare; gli altri due (un anziano e sua nipote) rimangono in un silenzio ostinato ma anche sofferto, che nemmeno la loquacità del primo riesce a rompere. Ma andando avanti con la lettura, è chiaro che oltre il loro silenzio c'è un vero e proprio oceano di emozioni, come suggerisce anche il titolo. Molto, molto profondo e interessante: lo consiglio a tutti.

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Dopo aver letto questo libro, non credo che mollerò più Dürrenmatt: quando me lo hanno assegnato per le vacanze ho pensato "Oh, che bello, un romanzo giallo!". Non immaginavo, però, che ne La promessa avrei trovato una storia poliziesca così particolare.
Da fan sfegatata di Miss Fletcher, ormai me la cavo abbastanza bene a scovare il colpevole in base ai vari indizi che vengono disseminati qua e là... ma cosa fare quando, invece, la pista che dovrebbe condurre all'assassino non porta in realtà a niente? E se quest'ultimo non agisse per vie logiche, facendo così prendere al caso delle svolte inaspettate? Tocca ai lettori scoprirlo... ma non pensate che la soluzione sia dietro l'angolo come al solito!

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Così come per il film, ritengo che l'idea di reinventare la fiaba classica di Biancaneve e di inserirla in un'ambientazione dark, modificandone anche alcuni aspetti, fosse non buona, ma ottima.
Peccato però che, come accade spesso, il regista - parlo della versione cinematografica perché il libro è stato scritto sulla sceneggiatura, non il contrario - abbia sfruttato questa idea in modo pessimo, riempiendo il film di incoerenze e stupidaggini grandi come castelli (come Biancaneve che, dopo essere stata chiusa in una cella per tipo dieci anni, corre da fare invidia a Bolt, si intrufola in una fogna, si getta in mare e poi si fa pure una cavalcata, come se non avesse fatto altro in vita sua).
I difetti essenziali del film sono si trovano anche nel libro, almeno a mio parere. Mi aspettavo che, come minimo, quella che poteva essere una storia carina venisse raccontata in un modo decente, e invece mi è sembrata scritta in modo davvero scialbo e insignificante. Direi che l'unico aspetto positivo degno di nota è il maggior spessore che viene dato ai personaggi (si conosce, per esempio, il passato della regina Ravenna), ma per il resto mi aspettavo davvero di meglio.
Ad ogni modo, permettetemi una noticina riguardo al film, in particolare sulla scelta degli attori: mettere come Biancaneve la Stewart - che è bruttina di suo ma che a confronto con la Theron è un cesso - mi sembra francamente il colmo.

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Come ci racconta il riassunto, La prossima vita è un romanzo incentrato sulla relazione coniugale di Leonardo Ferretti, professore di filosofia, e della bella quanto enigmatica Cinzia... relazione non proprio felice, come scoprirete leggendo il libro.
Tanto per cominciare, ho apprezzato molto la caratterizzazione dei personaggi, in particolare dei due protagonisti: sia Leo, ovvero l'io narrante, che Cinzia mi sono sembrati in tutto e per tutto persone reali, così com'è realistico il rapporto che li lega.
Per quanto riguarda lo stile, invece, trovo che non ci sia quasi niente da obiettare: l'ho trovato raffinato ed elegante, con un lessico ampio e una scelta dei termini molto accurata.
L'unico aspetto che non mi è andato molto già è stato il finale, ossia il momento in cui finalmente si capisce che cosa significa il titolo: non l'ho apprezzato tanto perché non ho trovato nulla nel corso dell'intera storia che lo facesse presagire.
(Recensione completa qui.)

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> Il giardino dei Finzi Contini, Giorgio Bassani (220 pp. - letto per scuola)

L'ho trovato un po' lento e a tratti persino pesante, se devo essere sincera, ma per il resto mi è sembrato un gran bel libro: profondo, ben scritto (anche troppo!), ricco di spunti di riflessione. I personaggi sono piccoli capolavori, soprattutto la giovane e imprevedibile Micol. Un po' meno il protagonista, che un po' mi ha infastidito: non è stato facile rimanere per duecento e passa pagine rinchiusa nella sua testa.
Però, secondo il mio modesto parere, non è un libro che si può tranquillamente assegnare per le vacanze a degli studenti, né delle superiori, né tantomeno delle medie: non è per niente facile, e se non si vuole che venga buttato dalla finestra, bisogna avere la pazienza di spiegarlo nei dettagli.

PS: il "Preferirei di no" di Bartleby ormai mi perseguita, c'è poco da fare.

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> Lettera al padre, Franz Kafka (112 pp. - letto in eBook)

Direi che questo è risultato il peggiore, tra i libri che ho letto durante le vacanze: l'ho trovato deprimente, ripetitivo, noioso. L'unica utilità è che mi ha fatto capire come mai Kafka è arrivato a scrivere certe cose in un certo modo. Certo, fa riflettere sul rapporto tra padre figlio, e anche ricavare degli insegnamenti... però a che prezzo, gente!

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Ehm... sì, un classico che più classico non c'è, un viaggio nella mente umana... tutto molto interessante, ma non posso proprio dire che mi sia piaciuto. L'ho trovato pesante, molto cupo e di difficile comprensione, e poi lo stile di Conrad non mi è piaciuto per niente.. Proverò di sicuro a rileggerlo, magari tra qualche anno e in lingua originale, ma per il momento mi ha alquanto deluso, più che altro.

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> Effi Briest, Theodor Fontane (127 pp. - letto per scuola, in lingua)

Non so se il fatto di averlo trovato piuttosto noioso sia dovuto all'effettiva pesantezza dello stile, o piuttosto alla mia difficoltà di leggere in tedesco (è un A2, ma mi è sembrato lo stesso difficilotto): io l'ho trovato così, perlomeno. È un po' un peccato, perché la storia non mi è sembrata affatto male, ma forse è anche colpa del genere, a cui non sono abituata.

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Questo, invece, mi è sembrato tremendamente facile per essere un B2. Certo, può darsi che ormai sia l'abitudine a leggere in inglese, ma per essere di un livello del genere mi aspettavo perlomeno qualcosina di più. A parte questo, però, l'ho adorato, sebbene sia una riduzione (che comunque mi ha fatto venire voglia di cercare l'originale): è la riprova che anche dalla trama più sempre e apparentemente banale può nascere una storia eccezionale. Il grande Will non delude mai!

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Spesso mi sento dire che la chiave per creare un buon romanzo fantasy sia inventarsi una trama totalmente fuori dal comune, con tantissimi elementi innovativi e neppure la più vaga ombra di uno stereotipo: certo, può essere un'idea, ma a lettura ultimata posso dire che Alessio Banini è riuscito nel difficile intento pur senza fare niente di tutto ciò. Il punto forte del suo libro, infatti, non sta nella trama, ma nel background.
La trama entra fin da subito nel vivo, tanto che da lettrice sono stata subito catapultata nel complesso universo che fa da sfondo a Sangue ribelle. Un pregio che ho apprezzato parecchio è che Banini non sa cosa significhi allungare il brodo ricorrendo a parole o addirittura a intere scene inutili: fatta eccezione per qualche aggettivo e avverbio di troppo, tutto scorre in modo lineare, senza mai perdere il filo.
Ve lo consiglio, ad ogni modo, perché si tratta di sicuro di un titolo interessante che possiede un generoso pizzico di novità, che non può che regalare almeno una ventata d'aria fresca al triste panorama del fantasy nostrano.
(Recensione completa qui.)

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> La vendetta del traduttore, Brice Matthieussent (365 pp. - preso in biblioteca)

Quante volte capita di incontrare quei libri la cui trama si preannuncia strepitosa, quasi geniale, ma che poi si rivelano molto meno geniali di quanto non sembrasse? A me La vendetta del traduttore ha dato proprio questa impressione.
Mi è piaciuto molto lo stesso, soprattutto per l'idea davvero originale (anche se ho il sospetto che sia stata ispirata a "La città dei libri sognanti" di Moers, in cui veniva lanciata l'idea di un romanzo composto interamente da note a piè di pagina), ma a dispetto di questo mi ha lasciato ben poco.
D'accordo, i capitoli iniziali, quelli in cui il traduttore elimina senza rimpianti tutte le varie "schifezze stilistiche" (comprese le metafore assurde, che mi hanno fatto schiattare dal ridere), sono davvero ben scritti, ma al contrario la seconda parte mi è sembrata tremendamente insipida: tutto troppo contorto, addirittura confusionario. A tratti ho davvero faticato a seguire il filo e a comprendere i vari intrecci.
Chi mi conosce sa bene che i cosiddetti "libri che parlano di libri", ovvero quei romanzi in cui si viene a creare una storia nella storia, mi fanno quasi sempre impazzire... ma "La vendetta del traduttore" mi ha deluso, più che altro.
La sensazione era che l'autore sapesse fin troppo bene di aver avuto un'ottima idea da sviluppare e che, per questo motivo, se la stesse tirando in modo eccessivo... insomma, avrebbe potuto fare molto meglio!

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> Forze Ancestrali, Andrea Zanotti (428 pp. - eBook inviato dall'autore)

Qualcuno ha detto che è sbagliato giudicare un libro dalla copertina o dalla prima pagina; nel caso di "Forze Ancestrali", però, c'è stato fin dal prologo qualcosa che mi ha fatto storcere il naso. Le descrizioni noiose in particolare, che tra l'altro continuano per tutto il libro, quasi senza sosta.
Per quanto riguarda i personaggi, trovo che siano nella media: alcuni sono caratterizzati bene, altri no, anche se spesso si imparano a conoscere tramite le descrizioni e non da come parlano o agiscono.
L'unica cosa che reputo degna di nota è stato proprio il complesso background che l'autore ha messo da sfondo al suo romanzo: un universo antico simile al nostro, anche se con le divinità realmente esistenti; un misto di storia e mitologia che mi è parso davvero notevole. Se solo lo avesse mostrato anziché raccontarlo, però, suppongo che me lo sarei goduto molto di più.
Dato che si tratta di una trilogia, però, confido che nei prossimi libri l'autore riuscirà a fare di meglio, anche perché il finale, nonostante tutto, mi è piaciuto. Le capacità per creare un'ottima ambientazione ci sono: occorre solamente lavorare un po' di più sullo stile.
(Recensione completa qui.)

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Un libro molto interessante, senza ombra di dubbio: diverso dalle mie solite letture, ma non per questo meno meritevole.
Quando si parla di viaggi in Russia, di solito ci si riferisce a Mosca o a San Pietroburgo. È ben difficile che dei turisti si avventurino nella sconfinata area al di là degli Urali: che poi attraversino l'intera Siberia, raggiungano la costa del Pacifico e poi ritornino indietro - il tutto spostandosi esclusivamente in treno -, credo sia un caso più unico che raro. Però è proprio ciò che hanno fatto i due protagonisti di questo racconto (la voce narrante e il suo compagno di viaggio): non viaggiando per voler arrivare - in tal caso l'aereo sarebbe stato molto più comodo -, bensì viaggiando per viaggiare, per addentrarsi in un "mondo sconosciuto" e per conoscerlo sperimentandolo sulla loro pelle. Una cosa da pazzi? Ammetto di averlo pensato, in un primo momento, e probabilmente non sarò l'unica che lo penserà: perciò sono grata a questo libro per avermi fatto cambiare idea.
Al di là del viaggio che racconta, che in ogni caso è interessante e pieno di spunti, mi è piaciuto anche com'è scritto: semplice, leggero, narrato con un filo di ironia e soprattutto coinvolgente.
Consiglio a tutti di leggerlo, dunque, senza dimenticare che l'eBook è scaricabile gratis (così come per tutti gli altri "diari di viaggio" dell'autore). Che aspettate, dunque? Se non altro, è un buon modo per imparare qualcosa di nuovo!

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Chi conosce me e i miei gusti in fatto di libri sa bene che non sono particolarmente amante delle storie d'amore, ma è risaputo che, come per tutte le cose, ogni tanto capitano le eccezioni: questo - non ci penso due volte ad affermarlo con sicurezza - è il caso di Destino di un amore.
La storia mi è piaciuta davvero molto: superato l'inizio sono stata catturata in un'avventura che, almeno per quanto mi riguarda, mi ha obbligato a tenere il naso attaccato alle pagine fino alla fine, che tra l'altro è arrivata quasi senza che me ne accorgessi; e se ciò accade, sicuramente il merito va almeno in parte all'ottima caratterizzazione dei personaggi.
Lo consiglio a tutti, proprio come Il rifugio: se siete dei tipi romantici e vi piacciono gli "amori tormentati", ma al tempo stesso non sopportate le storie melense e sdolcinate, credo proprio che Destino di un amore sia il libro che fa per voi.
(Recensione completa qui.)

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Adesso tocca a voi, come al solito: quali bei libri avete letto in questo mese appena passato? :)


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