2010
Repubblica Ceca, Slovacchia, Giappone
regia: Jan Švankmajer
scritto: Jan Švankmajer
Ultima prova del maestro, presentata da egli stesso a Venezia 67, in anteprima mondiale.
Come da opera venuta fuori da un rappresentante della corrente surrealista conviene, è una rappresentazione dell'unicità tra sogno e realtà, saldamente legati e comunicanti, con il protagonista che vive una relazione indotta dal sonno ma coincidente con la materialità. Švankmajer si ripropone nuovamente, dopo Sílení, in un prologo metacinematografico in cui illustra ciò che andremo a vedere, compresa la tecnica d'animazione utilizzata, e lo fa ironizzando, nonché spiazzando lo spettatore, che non avrà modo, se giustamente posto, di catalogare il film sotto una tematica. Jan la chiama commedia psicanalitica, ma il termine nasce solamente dal fatto che vi è uno psicanalista; è tutto automatismo, inutili sono gli sforzi di esegesi. Curioso come anche nell'introduzione stessa compaiano i tratti svankmajeriani, come l'infanzia, e elementi della pellicola, vedi l'impossibilità dei sogni di essere capitalizzati.
La citata tecnica è il "cutout", collage di foto poi animato a passo uno, una sorta di richiamo alla tradizione da parte dell'artista, forse ancora più libertina rispetto agli effetti delle precedenti produzioni. Ne è venuto fuori qualcosa di preciso, cosa essenziale per descrivere il perenne processo di inconscio/realtà.
Di gran stimolo continuano ad essere gli oggetti, sempre carichi delle emozioni vissute precedentemente, utili e cruciali nell'avanzamento dei protagonisti. Stessa cosa per i suoni, e vitale la comunicazione tattile, le composizioni delle superfici spadroneggiano e sono percepibilissime anche senza avere la possibilità reale di usufruirne.
Esempio di rappresentazioni: angurie, simbolo della rivelazione, del lasciarsi andare; uova, strumento di collegamento della coincidenza del sogno con la realtà. E ricordiamo anche che, come diceva Georg Christoph Lichtenberg, solo l'unione di questi ultimi due elementi può creare la pienezza della vita umana.
Jan Švankmajer
Autori vari
Gemma Lanzo Editore
Si vuole ricordare che è disponibile da qualche mese questa pubblicazione, quasi l'unica in lingua italiana dedicata al maestro e di gran rilievo per i contenuti. Oltre al saggio di apertura del sottoscritto vi sono dei testi di sommo interesse: l'essenziale articolo di David Sorfa (L'oggetto del film in Jan Švankmajer), utile per scoprire gli stilemi del mondo di Jan, quello di Timothy R. White e J. Emmett Winn, Il domani potrebbe salvarti. Jan Švankmajer e le storie di Edgar Allan Poe, che si focalizza sulle produzioni ispirate allo scrittore di Boston, ma spiegate meglio grazie ad un affondo nelle realtà storico culturale del tempo, Michael O'Pray con la ricorrenza di Rodolfo II e Arcimboldo (Jan Švankmajer e l'effetto Arcimboldo) e una dotta "lezione" di Adrian Martin, assimilabile avendo alcune delle pellicole materialmente davanti. Poi c'è l'introspettiva analisi di Prezít... a firma di Michele Faggi (Discesa all'inferno e resurrezione. Lo spazio tra sonno e veglia in Surviving Life, Theory and Practice) ed un gran finale: l'intervista dell'artista da parte di Peter Hames e il suo decologo, in esclusiva per il libro/rivista!
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