Un titolo che contenga il termine
immortalization non puo' che attirare la mia attenzione. Ma quando ho sentito una radio-intervista all'
autore, sulla BBC, mi sono cascate le braccia. E la lettura di varie recensioni non ha fatto altro che confermare che ci troviamo di fronte ad un attacco nemmeno particolarmente velato alla prospettiva dell'immortalita' terrena, o anche solo di aspettative di vita radicalmente piu' lunghe di quanto lo siano oggi. John Gray concentra la sua attenzione sulla fascinazione della borghesia dell'Inghilterra vittoriana con lo spiritualismo e su quella dei bolscevichi con il cosmismo (
qui un articolo al proposito, su Estropico) per "dimostrare" come i tentativi di sfuggire al nostro destino mortale siano patetici, il primo caso, o estremamente pericolosi, il secondo. Se Gray vuole convincermi che lo spiritualismo sia una pratica irrazionale, o che i comunisti russi si dimostrarono assetati di sangue, sfonda una porta aperta... E se invece vuole sottolineare l'importanza dello studio della storia per evitare di ripetere certi errori, idem con patate... In realta', queste sue lunghe divagazioni, per quanto erudite e interessanti, altro non sono che un preambolo al suo trasparente tentativo di attribuire le caratteristiche di questi due fenomeni storici all'odierno movimento che si sta coagulando intorno all'obiettivo della sconfitta della morte o, per dirla in maniera meno eclatante, intorno all'obiettivo dell'allungamento indeterminato delle aspettative di vita in buona salute. Ma il fatto che degli illusi e dei totalitari siano, a modo loro, giunti alle nostre stesse conclusioni (cioe' che e' necessario prendere in mano le redini del proprio destino per evitare l'
oblìo personale all'orizzonte), non vuol certo dire che longevisti, transumanisti ed immortalisti ne adotteranno i metodi. Il movimento immortalista di questo secolo tende ad essere razionalista e ateo/agnostico (con non poche e benvenute eccezioni) e a mettere l'individuo al centro del proprio sistema etico (e non una classe sociale, o una razza). Su una cosa Gray ha ragione: il declino dei livelli di religiosita' e' probabilmente un fattore nella crescita di questo movimento (e, ad ogni modo, anche fra i religiosi queste idee stanno cominciando a diffondersi - vedi link qui sopra). Molti transumanisti vedono le religioni come filosofie che hanno ormai perso buona parte della loro utilita': un tempo, causa l'arretratezza tecno-scientifica, erano l'unico strumento a nostra disposizione per gestire il terrore esistenziale. Oggi, invece, per quanto ancora lontani dall'obiettivo, possiamo almeno dire di intravedere la luce in fondo al tunnel... Le terapie SENS di Aubrey de Grey non sono ancora utilizzate negli ospedali e la "pillola dell'eterna giovinezza" non e' in farmacia, ma dai laboratori di ricerca globali continuano ad arrivare risultati a volte eclatanti, anche se, per ora, soprattutto in modelli animali.
Sospetto che l'ostilita' di Gray di fronte alla prospettiva di aspettative di vita illimitate sia viscerale e a-razionale (mi sforzo di non dire irrazionale). Se e quando un insieme di terapie rivoluzionera' la longevita' umana, e se lo fara', come prevedo, senza gulag e senza metafisica, scommetto che Gray e i molti altri che spesso descrivo come "mortalisti", troveranno altre motivazioni per giustificarne il rigetto. Mi sembra che una delle mie citazioni immortaliste preferite calzi a pennello: "A chi mi chiede perche' io voglia vivere in eterno, io chiedo perche' loro vogliano morire..."
The Immortalization Commission, su Amazon