Leucemia linfatica cronica: trovata una nuova terapia a Milano

Creato il 17 febbraio 2016 da Retrò Online Magazine @retr_online

Alcune cellule del sistema immunitario alimentano le cellule leucemiche

L’Ospedale San Raffaele di Milano ha condotto uno studio sulla leucemia linfatica cronica, il tumore al sangue più diffuso nell’Occidente.

Gli scienziati hanno dimostrato che la crescita delle cellule leucemiche è alimentata dai macrofagi, cellule del sistema immunitario che sono deputate alla difesa dell’organismo dalle infezioni. La rivista Cell Reports ha pubblicato lo studio in questione, riportando i tratti salienti della nuova terapia che mira a colpire questa interazione cellulare.

La leucemia linfatica cronica è una malattia che colpisce circa 10 persone su centomila, ogni anno, soprattutto dopo i 60 anni, e vede un accumulo di linfociti B maligni nel midollo osseo, nel sangue e in diversi organi. Nonostante questo tipo di leucemia abbia origini genetiche, la progressione e la malignità della patologia dipendono dal microambiente, ovvero l’ambiente cellulare, nel quale si sviluppa la malattia.

I finanziamenti dell’Associazione italiana per la ricerca contro il cancro (Airc) hanno reso possibile realizzare la ricerca portata avanti dal San Raffaele. In questo modo gli scienziati hanno potuto concentrarsi sull’analisi molecolare delle interazioni tra le cellule leucemiche e il microambiente, in modo da rallentare il tumore, che in caso contrario progredirebbe. “Bloccare queste interazioni, solo in parte bersagliate dalle terapie convenzionali, rappresenta la chiave di volta per mettere a punto nuove terapie efficaci contro l’evoluzione del tumore“, spiega il professor Federico Caligaris-Cappio, direttore scientifico di Airc.

La dottoressa Maria Teresa Sabrina Bertilaccio, ricercatrice presso l’ istituto di ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs) dell’Ospedale San Raffaele, ha affermato: “Abbiamo studiato lo sviluppo della leucemia in vari modelli sperimentali, osservando che la malattia non progredisce o addirittura regredisce in assenza dei macrofagi“, dopo aver valutato la capacità dei macrofagi di sostenere la crescita delle cellule della leucemia linfatica cronica.

Perché lo studio è considerato unico nel suo genere? Ce lo spiega Giovanni Galletti, dottorando dell’Università Vita-Salute San Raffaele: “L’unicità dello studio sta nel potenziale traslazionale e terapeutico dei risultati ottenuti, poiché farmaci diretti contro i macrofagi sono attualmente in fase di sperimentazione clinicaL’eliminazione selettiva dei macrofagi tramite l’inibizione della molecola CSF1R, presente sulla superficie di queste cellule, è in grado di migliorare la sopravvivenza in modelli sperimentali, senza causare effetti collaterali“.

La speranza è che i pazienti affetti da malattie linfoproliferative possano beneficiare, in un futuro prossimo, di queste nuove pratiche terapeutiche.

CM

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