Lezione di economia per aspiranti premier o presunti tali (di Axel)

Creato il 18 giugno 2013 da Tafanus

Il sottotitolo di questo apprezzatissimo articolo di Axel (apprezzatissimo ma preoccupante...) potrebbe essere: "Tenere la scatola del <Piccolo Economista> fuori dalla portata dei minori non accompagnati, e dei minorati mentali". Tafanus

Per quanto tempo ancora dovremo sopportare dilettanti al governo non è dato sapere: certo è che la banda di incompetenti che siede sui seggi di massimo potere italiano dimostrano una desolante capacità di gestione praticamente nulla.

Il ministro Zanonato, in parallelo al socio Saccomanni, si rende conto solo ora (tre mesi dopo le elezioni), che, aimè, non vi è copertura per gli sgravi IMU e IVA, per cui ci sarà l’esigenza di aumentare di un punto il prelievo IVA, del resto già deliberato dal precedente governicchio: e questo (ci assicurano gli ineffabili geni della lampada) per assicurare il gettito necessario al rispetto degli accordi presi con il governo europeo.

In altri termini, per rispettare il livello di disavanzo pubblico massimo del 3% si decide di incrementare il livello di tassazione indiretta in una condizione dove (fonte GCIA Mestre) le aziende hanno un carico fiscale attorno al 74%: in questa maniera si stima che il livello di pressione fiscale salirà di circa 1,2 punti percentuali, giungendo al 75,2%.

Geniale: un governicchio di incapaci che invece di affrontare i problemi nazionali si impegna a “riformare” il paese con 18 mesi di lavori che si protraggono mese per mese, senza comunque risoilvere nessuno dei veri nodi italiani.

Per utilizzare un geniale esempio fatto da un conoscente, se in una famiglia ci si trova con una vasca da bagno con il tappo aperto normalmente si procede a chiudere il tappo, non ad aggiungere tre rubinetti in maniera tale da aumentare la quantità di acqua in ingresso.

Pare che invece il prode Letta, insieme al gruppo di sbandati che prende il nome di “Governo Italiano” abbia ritenuto più intelligente aumentare la tassazione e continuare con le stesse allegre spese precedenti, sulla falsariga dell’orchestrina del Titanic.
Dovete sapere, infatti, che esiste un collegamento diretto fra livelli di tassazione ed incassi da parte dell’amministrazione, definiti da una curva cosiddetta “di Laffer” (da Arthur Laffer, il suo creatore) che lega tra loro gettito fiscale e l’aliquota applicata alla popolazione.


L’idea è molto semplice, all’aumentare dell’aliquota aumenta il gettito, ma marginalmente sempre più lentamente, poiché nuove imposte deprimono l’economia, finché al punto t* raggiunge il massimo, dopodiché l’effetto scoraggiante sorpassa l’effetto dell’aumento di aliquota e il gettito decresce.

La funzione ad aliquota 0%, chiaramente, è a livello di introiti nullo, così come ad una tassazione del 100% rimarrebbe similmente a resa zero, in quanto nessuno si darebbe da fare per produrre reddito se questo gli fosse interamente sottratto: la Curva di Laffer prende in considerazione solamente l’effetto deprimente sull’economia e non il livello di evasione fiscale, che modifica in effetti la forma della curva.

Tutto molto semplice, geniale ed intuitivo, tant’è che, si dice, Laffer la spiegò a Reagan durante un pranzo disegnando la curva su un tovagliolino di carta… ma evidentemente questa teoria è completamente sconosciuta al gruppo di incapaci governativi.


E’ logico che ci siano alcune limitazioni a questa teoria: non è detto che la curva sia simmetrica, non è dato sapere quindi a che aliquota fiscale corrisponda il livello di massima pressione fiscale superata la quale ci troviamo nella parte discendente della curva, benché pare acquisito il fatto che ad un livello di servizi elevato si possa variare ampiamente il livello di massima tassazione percepito come “ragionevole”.

Il punto focale è ovviamente, quello per cui lo scopo complessivo di un governo DEVE essere quello di  massimizzare l’economia, e quindi il benessere generale, non di certo il gettito dello Stato (che per evidenti motivi deve essere il più possibile limitato in quanto ad un eccessivo carico fiscale gli effetti sono quelli che possiamo vedere tutti, e cioè crisi generalizzata a caduta del prodotto interno lordo)


Appare interessante a questo punto osservare un’altra curva, quella cosiddetta di Armey, che mette in rapporto crescita economica e spesa pubblica: La forma è molto simile alla Curva di Laffer, in quanto questa teoria sostiene che inizialmente la spesa pubblica serve a costruire le infrastrutture di base necessarie all’economia ed a garantire la proprietà privata e il rispetto dei contratti.

Raggiunto un certo livello la spesa pubblica, oltre a non essere più utilizzata per opere molto utili all’economia, diventa destabilizzante, poiché lo Stato deve imporre alte tasse per mantenere tale spesa, o in alternativa aumentare il debito pubblico, cioè tassazione da imporre nel futuro (oltre ad una maggiore possibilità di default, altro fattore destabilizzante).


C’è naturalmente una connessione tra le due curve descritte, gettito e spesa pubblica sono intrinsecamente legati. E’ ragionevole che, essendo il massimo della Curva di Armey ad un’aliquota molto più bassa rispetto alla Curva di Laffer massimizzare il gettito (e quindi la seconda funzione) non sia la soluzione ottimale, poiché già vi sarebbe un danno all’economia.

Anche la Curva di Armey presenta problemi simili a quella di Laffer: innanzitutto il punto di massimo rimane ignoto, ma per Armey si può fare confronti internazionali, poiché il gettito è un valore assoluto, ma la crescita economica un valore relativo.


Resta indubitabile invece il fatto che ad oggi la “cura” scelta per l’Italia dagli economisti de noantri (e spiace dirlo, anche rappresentati da “eminenti” professori universitari) si basa disgraziatamente solo sull’incremento di pressione fiscale e non su sacrosanti risparmi della macchina statale.


Vedete, una bella bomba atomica è in arrivo: sappiate che a seguito della unificazione decisa fra INPS ed INPDAP la cassa dei dipendenti pubblici dipende oggi esclusivamente da INPS, che ha “scoperto” (casualmente, ci mancherebbe altro) un buco valutabile fra i 13 ed i 28 miliardi di euro… ( vedi corriere.it: buco INPDAP ), di fatto azzerando in tre anni l’avanzo primario di INPS, con il tesoro che prestava ad INPDAP denaro per pagare le pensioni che lo stesso stato non aveva pagato ad INPDAP, generando crediti e non debiti… insomma, una vera “finanza creativa”.

Di fatto lo Stato NON versa da anni i contributi ai propri dipendenti, sperando che la cassa INPS possa fare fronte ai propri mancati pagamenti… in altri termini, signori, se i geni della lampada al governo si occupano di “riforme costituzionali” in luogo della gestione finanziaria fatta da dilettanti finora (e a quanto pare anche in prospettiva…) fra due anni non ci sarà nessuno che riceverà stipendi pubblici o pensioni.

E dai telegiornali sentiamo ancora queste belle storie di “presidenzialismo” e di necessità di cambiare le regole costituzionali… Una mandria di buffoni.


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