Il 26 Maggio si è svolta presso i locali di Spazio Informale, via dei Cerchi 75, zona Circo Massimo, l'annuale Assemblea dei soci di MyROMA, AS Roma Supporters Trust, a seguito dell'approvazione unanime del bilancio dell'associazione, l'incontro con due vecchie glorie della storia giallorossa, Giacomo Losi e Angelo Benedicto Sormani, divenuti soci al merito, con racconti e aneddoti di un calcio che non c'è più.
Di seguito le parole dell'Avv. Lorenzo Contucci, vice presidente dell'associazione di tifosi giallorossa sull'incontro tratte da My.ROMA.it
Lezione di romanismo all'assemblea generale di MyRoma tenutasi ieri al Circo Massimo e che ha visto ospiti Giacomo Losi e Angelo Benedicto Sormani, premiati con la tessera ad honorem. I due ex calciatori della Roma hanno raccontato i tempi andati e di particolare interesse storico è stato l'intervento di Giacomo Losi "Core de' Roma" che ha ricordato come il soprannome gli venne dato da Walter Chiari che lo invitò ad una trasmissione televisiva e lo accolse con uno striscione sullo sfondo di questo tipo. Losi ha raccontato di essere arrivato dalla Cremonese quasi spaurito, e di essere rimasto allibito quando recatosi a un primo allenamento - in cui neanche l'allenatore lo riconobbe subito - trovò 4mila spettatori in attesa di entrare allo Stadio Torino, ove si svolgeva il training giallorosso, lui che era abituato a 2mila spettatori sugli spalti durante le partite della Cremonese. Ha raccontato di non aver mai discusso il valore di un contratto e di aver scelto Roma e la Roma per stile di vita e che ancora oggi il maggior riconoscimento è l'essere riconosciuto da ragazzi di 15 anni che vogliono farsi una foto con lui. Su domanda del sottoscritto, ha riferito che l'avversario più difficile da marcare fu Garrincha e che il campo più ostico, anche allora, era Bergamo così come Verona ed i campi di altre città del Nord. Losi apprese di essere entrato nel cuore dei tifosi della Roma quando segnò un disastroso autogol a pallonetto durante la partita con il Milan, quando la folla - intuitane la sofferenza - iniziò a scandire "Lo-si, Lo-si" per incoraggiarlo. Ha per finire raccontato che, oltre a non essere mai stato espulso, ha sempre giocato e tenuto il campo anche se infortunato e, quando in settimana stava poco bene, lo sottaceva all'allenatore, pur di giocare. Un po' di tristezza quando racconta il commiato dalla Roma, decisamente non elegante, in quanto venne fatto fuori con una lettera senza neanche un ringraziamento né dalla Società, né dall'allenatore né dai compagni. Ha anche ricordato che, in effetti, l'attuale dirigenza (sic!) è stata la prima a ricordarsi di lui offrendogli dei biglietti omaggio per la tribuna d'onore. Il tutto, ricordando anche un Real Madrid/Vasco de Gama disputato per la Coppa del Sol, in cui Di Stefano - quando il Real perdeva 3-0, chiese negli spogliatoi al Presidente del Real quando avrebbe pagato se avessero ribaltato il risultato: vinse il Real 5-3 con tre gol e due assist di Di Stefano stesso.Come dicevo in apertura, una vera e propria lezione di romanismo.