Lezioni di piano

Creato il 03 novembre 2010 da Paperoga

L’amore non corrisposto è una tematica ricorrente nell’arte di ogni tempo, ed è facile capire il perchè. A pelle, è uno dei risultati più crudeli del complicato dedalo delle relazioni umane, secondo forse solo alla guerra e a L’Isola dei famosi. Al pari delle catastrofi naturali in terre già segnate dalla povertà, delle pestilenze in regioni già devastate dalla fame, o dell’accanirsi del fato sulle persone sofferenti, l’amore non corrisposto è una delle più evidenti prove dell’inesistenza di qualsiasi giustizia terrena, (ed è a parer mio anche un plastico indizio della già dubbia esistenza di dio).

L’ingiustizia, la crudeltà, l’ineluttabile efferatezza di un simile incrocio sentimentale, che nei romanzi come nella vita reale condanna le persone a giorni, mesi o anni di sofferenza inaudita, è un tema a suo modo appassionante, che trova nell’arte innumerevoli esempi o prototipi, non proprio tutti riusciti.

Ma se voglio cercare l’archetipo di questo incrocio crudele di umane pulsioni, non posso che ammettere a me stesso che la ricerca non si conclude tra le pagine dell’Eneide o dell’Idiota, ma nelle nuvole parlanti di un fumetto. Perchè non c’è amore più crudelmente non corrisposto di quello di Lucy per Schroeder nelle strisce dei Peanuts.
Come per numerose altre tematiche universali (la solitudine, l’incapacità di vivere, lo sforzo di essere felici, l’amaro calice della sconfitta, la casualità e potenza del genio, la salvezza nella fantasia, la cattiveria) Schultz ha raccontato per decenni un sussidiario illustrato, semplice, profondo, completo, mai didascalico (in una parola, classico) di cosa sia l’amore non corrisposto. Un abbecedario di sentimenti, maschere, equilibri, percorsi, strategie e reazioni che si instaurano quando l’uno ama l’altro alla follia, a senso unico.

Schroeder è il bambino più bello e ambito. Ha il genio di Linus senza averne l’insicurezza, possiede il senso della dedizione caparbia alla causa di Charlie Brown senza essere un inadeguato condannato alla costante sconfitta. A differenza dei due, per lui l’universo femminile non esiste, non ha alcuna pulsione sentimentale. A differenza dei due, che coltivano plurime passioni ed hobbies con risultati alterni, Scrhoeder è un monomaniaco alienato. Il suo unico amore è Beethoven, la sua unica passione la musica classica, il suo unico slancio di sentimenti è nei confronti di un pianoforte giocattolo che ha imparato a suonare ancor prima di iniziare a parlare. E’ la sua alienazione a renderlo irraggiungibile, è il suo disinteresse implicito per tutto ciò che non sia musica il vero muro invalicabile che lo separa da Lucy.
Schroeder, prima ancora che contrariato o infastidito, è profondamente disinteressato da quello che fa o dice Lucy. Il suo sguardo è chino sul pianoforte giocattolo, e non tradisce alcuna emozione o vicinanza di fronte agli sproloqui febbrili (Lucy: “Adesso che fra noi due è finita, Schroeder, ti restituisco tutti i regali che avevo intenzione di farti..” Schroeder: “Grazie.” Lucy: “Questo non aveva neanche senso.”) così come ai romanticismi disperati (Lucy: Oggi ho imparato una cosa sulle mani. Schroeder: Che cosa?
Lucy: che è bello tenersele..“).

Schroeder è impassibile, glaciale, e a volte, indispettito, diviene crudele e insensibile. Forse sa di esercitare un potere, una supremazia, o forse è solo un bambino incapace di filtri. Qualunque sia il suo grado di coscienza, il risultato è identico:

Lucy: “Se ti dico che quando ti ho detto che era finita non lo pensavo, è finita lo stesso?”

Schroeder: “Se ti dico che in un modo o nell’altro non me ne importa niente, è finita lo stesso?”

Solo un argomento riesce a scuoterlo e a fargli sollevare il biondo capo: Beethoven. Lucy comprende il punto debole, e ci si infila, se ne fa a volte maldestra sostenitrice appassionata, mentre a volte esasperata ci si scaglia addosso con la gelosia e la perfidia che si riserva solo al rivale in amore.

Schroeder, per Lucy non è solo un capriccio, l’unico che la sua prepotenza non riesce a soddisfare, e la sua ostinazione non è solo il frutto del super-ego frustrato della bimba. Basta guardarla distesa come una Salomè di otto anni, poggiata sul pianoforte giocattolo. Gambe accavallate, gomiti sul pianoforte, sguardo perso nel volto dell’amato, oppure di spalle, persa nei suoi pensieri di eterna rifiutata. In quel momento, la tormentatrice di Charlie Brown, la causa della ansie perenni del fratello minore, si rivela per quel che ognuno di noi, almeno una volta nella vita, si ritrova ad essere: un impotente ostinato disperato speranzoso irrazionale innamorato, privo di difese e corazze pudore, e a volte anche di amor proprio.

Adagiata così, involontariamente ed ingenuamente sensualissima, sguardo fisso e adorante sull’emblema stesso dell’indifferenza, anche Lucy diviene arrendevole, indifesa, idiota, commovente. Anche lei, proiettandosi fisicamente in quel modo su Schroeder, diviene”l’innamorata ansante, china sul suo amato“, quella che per Baudelaire “pare un moribondo che accarezza la tomba“.


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