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Lezioni di vita a Santo Domingo racchiuse in una collana di perline

Creato il 02 dicembre 2014 da Bloggirl

E’ soltanto una fila di perline di plastica bianche, rosse e blu, come la bandiera della Repubblica Dominicana, l’oggetto più prezioso che ancora conservo dopo aver visitato Santo Domingo. L’aneddoto che la riguarda infatti è in grado di spiegare l’atmosfera che regna in quei luoghi e lo spirito delle persone che li vivono.

L’ho ricevuta in regalo mentre passeggiavo lungo la spiaggia pubblica di Bayahibe, un villaggio di pescatori (provincia di La Altagracia) a 30 km dall'aeroporto internazionale de La Romana,
Il paesino caraibico vive di pesca e turismo, visto che ci sono molti resort molto noti nella zona, molti dei quali cercano di integrarsi al meglio con la popolazione che hanno attorno.
Io mi trovato proprio in uno di questi per lavoro. Erano i 25 anni di anniversario del brand Viva Wyndham e in quell’occasione ho avuto l’occasione di conoscere il patron Ettore Colussi, che praticamente ha inventato uno dei concetti di vacanza divenuti più famosi, la formula all inclusive, anche se li sta potenziando molto anche l’aspetto green e sostenibile dell’esperienza di vacanza (e anche di struttura ricettiva).

Ha scoperto questo angolo di paradiso nel mar dei Caraibi mentre navigava con la sua barca a vela. Lui che in Italia aveva comunque un percorso di studi ben stabilito, ha "mollato tutto" per viaggiare. In barca ha girato parecchio, e poi ecco il colpo di fulmine. Si è innamorato di questa zona, dove una struttura alberghiera restava un po' addormentata. Dopo qualche anno con un gruppo di imprenditori italiani e dominicani, hanno deciso di acquistarlo. Della storia di questo resort che credo possa piacere anche a coloro che non sono fan del villaggio parlerò in un post a parte.

Fatto sta che in questi luoghi una particolare magia si avverte. Anche circolando tra i lavoratori del villaggio e tra gli stessi imprenditori, non sarà raro ascoltare storie di persone che avevano un’altra vita, con un lavoro fisso, un percorso di studi avviati o altro, e che a un certo punto si sono trovati dall’altra parte del mondo, con un nuovo mestiere, il sorriso più disteso e la pelle più abbronzata.

Il resort è molto ampio ed è internazionale, si ascoltano molte lingue differenti e non verrete inseguiti da animatori se non vi va, ci sono aree dove si può davvero stare tranquilli, tutti sono gentili e col sorriso sul volto. Ma anche se il luogo era splendido non mi sono lasciata scappare la possibilità di uscire fuori dalle sue mura dorate per vedere come fosse la vita là fuori.
Uscendo dall’entrata principale, c’è il paesino con i suoi negozietti e gli espositori di quadri locali ed esposizioni outdoor d’arte.
Ma si può uscire anche continuando a passeggiare sulla spiaggia bianca. Qui, dopo gli ombrelloni, i moli e persino l’area vip del resort, si apre una spiaggia vastissima tra palme e mare turchese. Sulla spiaggia diversi chioschetti vendono chincaglieria e i famosi dipinti degli artisti locali.

Col mio fare da occidentale frettoloso ho guardato quasi infastidita il ragazzo che mi si è avvicinato con una collanina di plastica, e mi sono premunita subito di mettere in chiaro ed avvertire che non ero interessata ad acquisti di quadri o oggetti (anche perchè ero in giro in pareo, non avevo nulla con me...) in quel momento, stavo solo passeggiando.

“Ti regalo lo stesso questa, i soldi non sono tutto nella vita” è stata la risposta.

Già.


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