Lezioni spagnole per l’Italia

Creato il 11 aprile 2014 da Keynesblog @keynesblog

Mentre in Italia prende il via la nuova riforma del mercato del lavoro, è utile guardare ai paesi che hanno già avviato il percorso deregolamentativo. La Spagna è un ottimo esempio. Il seguente articolo, dell’economista spagnolo José Carlos Díez, evidenzia come la riforma sia semplicemente servita a redistribuire il lavoro tra tempo pieno e tempo parziale e tra contratti a tempo indeterminato e contratti precari. 

di José Carlos Díez, docente di economia, Instituto Catolico de Administración y Direccion de Empresas

Nella tabella sopra pubblicata da El País sono riassunti tutti i pezzi che risolvono il puzzle del mercato del lavoro della nostra amata Spagna. La distruzione del tempo pieno dall’inizio della riforma del lavoro è brutale. Inoltre, le imprese hanno sostituito il lavoro a tempo pieno con il part-time, così il calo di ore e reddito salariale è stato ancora più brutale. Il lavoratore a tempo pieno con un contratto a tempo indeterminato resta in recessione, con un calo dell’occupazione nel 2014 del 3%. La maggior parte dei posti di lavoro sono stati distrutti nelle grandi aziende, che hanno ridotto la loro occupazione del 9% nel 2013 e hanno annunciato licenziamenti per il 2014.

I posti di lavoro qualificati vengono sostituiti da contratti di stage che pagano solo la sicurezza sociale e dal part-time. Perché i datori di lavoro assumono a tempo parziale e temporaneo? Perché il salario orario è inferiore del 40%, essendo giovani, con un tasso di disoccupazione del 50%. E inoltre utilizzano un nuovo meccanismo di “flessibilità”, con straordinari per lo più non retribuiti. La precarietà ha dimostrato che il 70% di coloro che lavorano part-time vorrebbe farlo a tempo pieno.

Provare a porre fine alla crisi con lavori a bassa produttività e con l’abbassamento dei salari, porta al fallimento della sicurezza sociale e della riduzione del debito pubblico. Finora Rajoy ha congelato le pensioni e rotto il salvadanaio dell’eredità ricevuta sulla previdenza. Ma il buco nella sicurezza sociale è di oltre 15 miliardi. Presto il salvadanaio sarà vuoto e cominceranno a ridurre le pensioni, così la deflazione e la depressione si intensificheranno.

Il reddito netto delle famiglie è sceso di 15 miliardi, il 25% da quando la riforma del lavoro è stata approvata. Mentre per le aziende è aumentato di 40 miliardi di euro, per lo più per le grandi imprese nei settori nazionali protetti, che sono quelle che riducono i posti di lavoro come un tritacarne fa con la carne macinata.

La Spagna è in deflazione, il debito pubblico fuori controllo e non sono riusciti a ridurre il deficit. Questo era il piano Merkel-Juncker inviatoci dalla BCE e che Rajoy ha adempiuto alla lettera. Se i neoconservatori vinceranno di nuovo tutte le elezioni europee la situazione è destinata a peggiorare.

Fonte: El economista observador


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