E’ il primo libro di Andrea Vitali che leggo, pur avendolo visto letto e recensito in diversi punti della Blogosfera.
Come ho detto prima, siamo a Bellano. La zia Antonia del titolo è un’energica vecchietta profumata di menta, ospite della Casa di Riposo gestita con piglio militaresco-amoroso da una pragmatica e fortissima Suor Speranza. Un giorno, indispettita per una mancanza nella sua routine quotidiana, mette in campo un’energica protesta per richiamare l’attenzione e per fare in modo che venga ripristinata la normalità. Nel suo lettino, contornata dal suo profumo di menta, si stende a occhi chiusi e si rifiuta di mangiare.
La sua iniziativa sconvolge il costernato Ernesto, il nipote affettuoso che si occupa di lei da anni, un giovane operaio celibe, poco aggressivo, educato e gentile, un “marellotto” come viene definito sprezzantemente dal fratello Antonio, baldo bidello di scuola, dal forte trasporto sessuale per l’ambiziosa moglie Augusta.
Un altro elemento sconvolge ulteriormente l’animo del delicato nipote: il fortissimo odore di aglio che permea la stanza della zia, evento totalmente inaudito e quasi contro natura, nell’abituale storia profumata di menta dell’Antonia.
Cosa sta capitando, nella sonnacchiosa ed operosa routine della Casa di Riposo di Bellano, dove tutto sembra aver preso la direzione contraria dell’ordine stabilito?
Suor Speranza scende in campo per indagare e sciogliere il mistero, facendosi aiutare da un medico, Aloisio Fastelli, spirito allegro e sensibile, che si occupa degli ospiti della Casa di Riposo. Non manca molto, e tutto viene a galla, in una successione serrata e delicata quanto un balletto molto ben orchestrato.
Se vogliamo condensare in un simbolo questo libro leggero e dolce, possiamo pensare davvero ad un balletto. Pieno di ritmo: i personaggi agiscono subito, senza farsi distrarre da troppe speculazioni. Si telefonano, si scambiano visite, si affrontano in dialoghi aperti ed ermetici al tempo stesso. Delicato: ci sono in mezzo somme di denaro, e dinamiche fraterne e famigliari un po’ tese, per cui le parole vengono scelte con una certa cautela. Pure troppa, visto che gli equivoci si sprecano…Divertente: i fraintendimenti dovuti ai dialoghi coperti, e all’assenza quasi totale di un ascolto attivo, tra i personaggi, fioriscono come sorrisi. Riflessivo: la vicenda intorno alla zia Antonia e il suo scioglimento finale a sorpresa, spingono a pensare che talvolta sarebbe meglio uscire dalle proprie granitiche convinzioni e dare un’occhiata seria e spassionata a quello che abbiamo intorno.