A Silverstone il 13 maggio 1950 si disputa la prima gara valevole per il Mondiale di Formula 1. Il percorso, ricavato da un aereoporto militare della RAF porta nel nome del lungo Hangar Strate la cicatrice di una ridestinazione d'uso solo recente. La Seconda Guerra Mondiale, però, è alle spalle e c'è un intero mondo di corse automobilistiche da ricostruire. Un mondo che tra le due guerre ha dato lustro quasi esclusivamente agli squadroni nazi-tedeschi, alle scuderie fascio-italiane e ai piccoli ma sagaci costruttori francesi come Ettore Bugatti, che poi tanto francese non era.
Alfa Romeo, Bugatti e Delage si sono portate a casa i Campionati Mondiali Costruttori messi in palio tra il 1925 e il 1927, gli italiani Minoia e Nuvolari nel biennio 1931-1932 e i tedeschi Caracciola (per ben tre volte) e Rosemeyer nel quadriennio 1935-1938 si sono invece laureati Campioni d'Europa tra i piloti. Tutti titoli assegnati dall'AIACR, orribile acronimo per Association Internationale des Automobile Clubs Reconnus. Ma tutto quello che è avvenuto nei trent'anni precedenti è cancellato, con un colpo di spugna. L'AIACR dal 1947 si è riorganizzata e ha preso come nome il più suadente FIA, Fédération Internationale de l'Automobile. Ora è tutto nuovo. Nuovo anche il nome della categoria, Formula 1.
La gara di Silverstone è la prima del primo Mondiale "vero", il Mondiale che tutti d'ora in avanti ricorderanno. E che importa se le Alfette in gara hanno esordito nel 1938 e se Nino Farina le guida da allora o se Luigi Fagioli ai bei tempi faceva emozionare Hitler al volante dell'argentea Mercedes.
Sono proprio i due alfieri italiani ai classificarsi a primi due posti, mentre il ritiro di Fangio promuove sul terzo gradino del podio l'ultima Alfetta, quella pilotata dal britannico Reg Parnell. Un risultato insperato per il pubblico di casa. Come impensabile fino a poco tempo prima il risultato ottenuto dal Royal Automobil Club: aver portato in una nazione che non ha le tradizioni motoristiche di Francia, Germania o Italia il primo Gran Premio del Mondiale. Epifanie di quella scalata che in pochi anni porterà in vetta piloti britannici come Mike Hawthorn, Graham Hill o Jim Clark e farà diventare il racing green di Lotus, Cooper e BRM un colore di successo.