Ed ecco i nostri protagonisti. Bana costretto a girare sempre con il distintivo altrimenti lo si confonde con il prete.
Appurato che stiamo parlando di un buon film dell’orrore trattiamo prima gli aspetti meno convincenti della pellicola (la trama la tengo per dopo, tanto non è che stiamo parlando di un Pulitzer), dato che sono pochi e non in grado di intaccarne le qualità. Per chi è abituato a fare colazione con pane ed esorcismi niente di nuovo, va detto che la storia poggia su alcuni luoghi comuni che resistono inossidabili fin dai tempi de “L’Esorcista” di Friedkin. Giusto per fare qualche esempio ritroviamo il prete dal passato burrascoso, un protagonista con problemi legati alla propria fede in Dio, senza contare il solito repertorio di cantine disgustose, animali uccisi (ed ovviamente crocefissi), scritte in latino, cantilene in latino, preghiere in latino e via di sto passo. Ecco questi elementi sono parte del sottogenere dedicato agli esorcismi che le probabilità di non vederli più all’interno di un film, sono le stesse di entrare da McDonalds e non trovare più il Big Mac a listino. Nulle insomma. Certo bisognerebbe chiedersi come sia possibile che un film con più di trent’anni sulle spalle detti ancora le linee guida del genere, ma non è questo il lugo in cui fare filosofia.
Questo è il nuovo look del prete cinematografico, un incrocio tra Bono e Morrison
“Liberaci dal male” racconta la storia del poliziotto Ralph Sarcie (Eric Bana), che si ritrova ad indagare su una serie di fatti grotteschi in corso nel Bronx (tra l’altro il film è ambientato nel 2013 e basato sui racconti del poliziotto protagonista). Lentamente più gli indizi lo porteranno vicino alla conclusione del caso, più sarà costretto a ritrovare la propria fede in Dio e il legame con la propria famiglia. Si unirà a lui nelle indagini padre Mendoza (Edgard Ramirez), prete esorcista dal passato costellato da dipendenze di ogni tipo tra cui droga e sesso (non tutti nascono preti a quanto pare), ma unico in grado di convincere il poliziotto che alcuni fatti vanno oltre l’umana comprensione e quindi accettati. Diretto e scritto in maniera solida ed ambientato per lo più di notte sotto una pioggia battente, “Liberaci dal male”, è la non dichiarata versione urbana del capolavoro di William Friedkin. Anche oggi come allora il male assoluto arriva dall’Oriente, nel 73 il demone venne scoperto da padre Merrin nello stesso Iraq in cui tre Marines lo risvegliano 30 anni dopo, riportandolo a casa con loro nel Bronx (se avessero viaggiato con Ryan Air il demone sarebbe ancora nel suo paese di sicuro visto il costo del supplemento bagagli).
Pur incrociando più volte il proprio film con il capolavoro dell’orrore moderno, Derrikson evita di inglobarne parti aggiornandone l’estetica (basti anche solo pensare che ci ha risparmiato addirittura la bambina con camice bianco, per il latino dovremmo attendere ancora), costruendo un film che grazie ai due attori protagonisti spaventa e coinvolge fino alla fine. Siamo ben distanti da horror quali “L’evocazione” o lo stesso “Sinister” diretto da Derrikson, ma allo stesso tempo ci viene consegnata una pellicola riuscita e in una “confezione” lussuosa. Ora non so voi, ma mi risulta pure difficile chiedere di più.