Una domanda a cui l'esperienza italiana e internazionale lascia più di qualche dubbio e che la recente spinta verso la liberalizzazione/privatizzazione di alcuni importanti servizi pubblici rende di grande attualità.
Penso sia sotto gli occhi di tutti come tali scelte non siano la panacea di tutti i mali, specie quando si parla di servizi pubblici essenziali come l'acqua, la sanità o la mobilità.
L'obiettivo del privato è il profitto, mentre quello dell'amministrazione pubblica dovrebbe essere il benessere comune e tocca a tutti i cittadini far si che il condizionale si trasformi in prassi consolidata.
In particolare per il trasporto ferroviario, la priorità dovrebbe essere come redistribuire i benefici dell'alta velocità, pagata da tutti i cittadini, in termini sia economici che ambientali. Ad esempio attraverso il cofinanziamento del trasporto sociale, che non si ripaga con la vendita dei biglietti.
Corriamo il rischio di privatizzare come al solito gli utili? Quali sono i vantaggi per i cittadini?
I prezzi, come provato dall'esperienza inglese, potrebbero aumentare velocemente, più di quanto i privati potranno investire in qualità e sicurezza. Un articolo pubblicato sul sito della BBC mette a confronto le tariffe dei treni britannici (privati) con quelle europee (pubbliche). I pendolari ferroviari britannici pagano il servizio molto di più rispetto a chi si sposta per lavoro nelle altre capitali europee. Il confronto riguarda Londra, Parigi, Berlino, Madrid e Roma. L'abbonamento annuale integrato tra il centro città e una cittadina dell'hinterland costa dieci volte in più rispetto a quello italiano. Detto altrimenti, a parità di percorso il pendolare romano paga circa la metà del collega spagnolo e tedesco, un terzo del francese e un decimo del pendolare londinese.
Oppure pensiamo all'esperienza di Autostrade per l'Italia che puntualmente investe meno del dovuto, vedendosi ugualmente riconosciuta gli adeguamenti (vedi video sotto).
Semplificando un'azienda funziona male se viene gestita male, a prescindere se sia pubblica o privata. Il resto è tutta propaganda.
Deve esserci coerenza tra attività e obbiettivi, gestire un servizio pubblico con l'ottica del profitto porta ad avere l'acqua con l'arsenico perché i filtri costano troppo, oppure alle cliniche Santa Rita dove operano persone sane pur di intascarsi i soldi.
La storia italiana lo conferma: Le Ferrovie dello Stato nascono nel 1905 perché i privati non riuscivano a garantire un servizio nazionale e c'erano troppi incidenti. L'ENEL nasce nei primi anni '60 perché i privati non garantivano il servizio elettrico a tutti.
Oggi siamo uno dei Paesi europei con il tasso più alto di digital divide, perché i privati non investono sulla banda larga al di fuori delle grandi città del centro nord. Secondo me si deve combattere la corruzione, non il concetto di servizio pubblico. Se vogliamo dirla tutta l'Italia è un Paese industrializzato grazie all'IRI e all'ENI, non certo ai privati.
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