Liberamente, quanto?

Creato il 28 dicembre 2013 da Sandalialsole
Riprendo, dopo il black-out festivo (altro che le 30 ore di Cortina D'Ampezzo!), dedicato a una full immersion in affetti, cucine, tavole e giochi in famiglia.
Chiedo scusa a chi è stato così gentile da lasciare qui o altrove un pensiero per me, cercherò di farmi perdonare prima della fine dell'anno. :)


Quando l'abbiamo sentito per radio e letto sul giornale non abbiamo avuto mezzo dubbio. Per noi amiche, che i quattro libri di Agnes Browne li abbiamo divorati, ce li siamo scambiati, li abbiamo letti in contemporanea, ridendo delle stesse battute, commuovendoci agli stessi passaggi, citandoci vicendevolmente brani e situazioni, l'idea di una trasposizione teatrale del personaggio nato dalla penna di Brendan O'Carrol era ghiotta quanto un panettone la vigilia di Natale.
Così a inizio mese abbiamo prenotato. Una serata per sei. Niente mariti né figli. Un gineceo, per farla breve.
Una serata durante le vacanze di Natale, per di più. Come dire una festa nella festa.
E questa sera era LA sera fissata.
Garrule come sei Signore Fletcher, abbiamo preso il nostro trenino con sufficiente anticipo da garantirci anche un caffè sedute nel bar antistante il teatro.
E un quarto d'ora prima dell'inizio eravamo belle sedute ai nostri posti, in trepidante attesa davanti a una scena aperta che già prometteva faville.
E invece....
Che delusione.
Va bene. C'era scritto "liberamente tratto", e del resto condensare in uno spettacolo teatrale un lavoro in quattro libri non sarebbe stato possibile se non operando libere scelte sugli elementi da portate in scena, e su come correlarli in un unicum narrativo.
Va bene. C'era scritto che ad accompagnare la protagonista in scena ci sarebbe stato un gruppo musicale, ma lo pensavamo strettamente connesso alle atmosfere irlandesi che permeano la storia.
Va bene. C'era anche scritto nella sinossi che l'autrice avrebbe cercato di creare un fil-rouge tra il mondo di Agnes e un certo mondo che cinquant'anni fa popolava i mercati del pesce della Romagna. Ed è forse questo l'elemento più riuscito dello spettacolo.
Perché per il resto siamo rimaste davvero perplesse. Poca storia e male accrocchiata. Troppa musica e mal contestualizzata. Quasi un cabaret in musica, di per sé nemmeno troppo malvagio, se non fosse che nessuna di noi era convinta di aver preso i biglietti per Zelig.
Resta la bella serata tra di noi, che prima della fine dell'anno fa comunque bene.

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