Magazine Africa

Liberi dall'ebola in Sierra Leone/Ma rimane possibile la mutazione del virus

Creato il 08 novembre 2015 da Marianna06

Abc_ntl_ebola_120807_wg

Un cammino lungo e doloroso che sembra finalmente concludersi, come certificato dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), dopo 14.089 casi di contagio e 3955 decessi accertati.

Il picco della crisi si è registrato tra la fine del 2014 e l’inizio di quest’anno ma poi sono comunque seguiti mesi difficili, con la chiusura delle scuole, la paralisi dell’economia e l’obbligo per la popolazione di attenersi a regole e comportamenti per certi versi anti-culturali.

L’epidemia ha messo a dura prova un paese tra i più poveri al mondo, che cominciava a riprendersi dopo una guerra civile devastante (1991-2002). Le compagnie minerarie sono andate vie e, a causa delle restrizioni negli spostamenti, è entrato in crisi perfino il piccolo commercio.

Nel luglio scorso il presidente Ernest Bai Koroma ha annunciato un piano di sviluppo per tornare a percorrere “un cammino di crescita” entro due anni.

Fondi dell’Onu per oltre un miliardo di dollari dovrebbero finanziare interventi nella sanità, nella scuola e nella “protezione sociale”. Bisognerà, però, anche ricostruire il vivere civile.

Le modalità di trasmissione del virus, attraverso il contatto e i fluidi corporei, hanno condizionato in modo profondo le abitudini. Ogni incontro pubblico, perfino le funzioni religiose, è diventato fonte di allarme e fattore di rischio.

E i timori sono destinati a restare.

“Nella città di Makeni – lo conferma padre Di Sopra,il missionario che ha vissuto il dramma del Paese africano e che è stato intervistato dalla MISNA – esperti dell’ospedale Spallanzani di Roma e dell’Università di Cambridge stanno studiando insieme le mutazioni che il virus può aver avuto; non bisogna poi dimenticare che ci sono molti sopravvissuti, alcuni dei quali portatori sani del virus, e che dunque il rischio di ricadute non è escluso”.

                   a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)


Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog