Prende la misura della proprie capacità in ogni momento, misura la 'febbre' ogni attimo, mettendosi in discussione oltre il lecito.
Anche per questo motivo la sinistra è ormai alla disfatta - non solo politica - ma anche come riferimento culturale.
Ma tant'è.
Per questo quando leggo notizie come queste, automaticamente le incrocio con la mia esperienza di tutti i giorni, con quello che sto facendo io.
Una cosa è certa, io ho tutte le turbe che il mondo moderno ci propina a manciate, ma non sono uno psicopatico che trasferisce sui mie figli le proprie ambizioni perdute o i risultati mancati.
Credo che il mondo sia pieno di padri padroni che trasferiscono sui propri figli le frustrazioni accumulate in una vita mediocre. I figli così crescono con questi 'mostri' a fianco che credono di manifestare il loro affetto e le loro attenzioni attraverso pesanti fardelli che poi i figli si portano sulle spalle per tutta la vita.
Credo in un'educazione forte, intendiamoci, in una presenza dei genitori che non sia amicale ma che sia vera e propria guida.
Credo in una figura del padre che non sia solo di compagno di giochi - o peggio - ancore di merende.
Credo che il ruolo del padre sia centrale nella crescita dei propri figli e che 'dimentichi' quella figura antica di papà burbero e severo e che torna alla sera tardi sfinito di lavoro e che non si occupa di nulla tranne che di portare a casa il cibo per nutrirsi.
Mia madre era un'appassionata fan di Anthony Perkins. Attore complesso, che ricopriva sempre ruoli difficili e ricchi di sfaccettature psicologiche al limite dell'ospedale psichiatrico (uno su tutti quello in 'Psycho'...).
Forse il film che mi è rimasto più nella mente è 'Prigioniero della paura (1957)', una storia costruita sul rapporto tra un padre ambizioso ed eternamente insoddisfatto (Karl Malden) che porta fino alla follia un figlio (Anthony Perkins appunto) potenziale campione di baseball. Con il lieto fine di prammatica.
Ricordo che facevo paralleli con la mia vita, e guardavo mio padre che invece se la dormiva - come sempre - sulla poltrona.
Io voglio essere una guida per i miei figli.
Io voglio essere vicino ai miei figli.
Io voglio riuscire a non essere ingombrante per i miei figli.
Io voglio renderli felici.