Libero Arbitrio – Caterina Armentano

Da Romina @CodicediHodgkin

In un paesino della Calabria, soffocato dai pettegolezzi, dalle maldicenze, dalla superstizione e dal perbenismo, si snodano le storie di Rebecca e delle sue amiche. L’appartamento in cui vive Rebecca si trova all’interno di un condominio in cui vivono altre giovani donne. Ciascuna di loro ha una storia diversa alle spalle e ciascuna di loro vive una condizione che non ha scelto e che subisce. C’è vive il matrimonio e la maternità come una gabbia che le ha impedito di seguire i suoi sogni di gloria, chi si ritrova a subire passivamente e con rassegnazione i soprusi e le botte del marito, chi ama la sua libertà ma sente di doversi trovare un marito perché è quel che ci si aspetta da lei e chi invece si infogna sempre in storie d’amore sbagliate.

Rebecca e Ester, sorelle più che amiche sin dall’infanzia, condividono una tremenda angoscia: l’impossibilità di avere bambini. Rebecca, pur nel dolore provocato dalle sue gravidanze mai portate a termine, cerca di affrontare quanto più serenamente possibile la sua condizione, al contrario di Ester che non si dà pace e che ha trasformato il desiderio di maternità in una autentica ossessione. Il desiderio di diventare madre a tutti i costi porta Ester a passare sopra tutto e tutti, sfidando una società ottusa e castrante, pur di avere la bambina che da anni le appare in sogno. Sarà proprio questa sua scelta a scatenare una serie di reazioni a catena che le provocheranno grande sofferenza ma che porteranno Rebecca, la voce narrante della storia, a dimostrarle l’essenza dell’amicizia e della solidarietà femminile. Una solidarietà e un affetto che però nulla possono davanti ad una società che piega, punisce e abbandona chiunque decida di vivere a modo suo, avvalendosi del libero arbitrio.

Che dire? Generalmente, i romanzi a sfondo sentimentale non hanno presa su di me. Perché parlare d’amore quando le librerie sono piene di bei serial-killer? Non cambierei mai un noir scritto bene per un romanzo sentimentale. A meno che non sia scritto molto, molto bene. E a meno che non parli di sfumature dell’amore che vengono trattate più raramente. Questo romanzo ha queste caratteristiche. “Libero arbitrio” racconta dei rapporti che le donne intrecciano tra loro, di quanto possono essere forti i legami di amicizia che le legano e di quanto, invece, siano spesso avvelenati dal germe dell’invidia e del pettegolezzo.

La realtà di questo paesino calabrese è una caricatura molto azzeccata di qualsiasi angolo d’Italia, perché -  che piaccia oppure no – le donne sono costantemente considerate sacrificabili, criticate se pensano alla carriera, criticate se mettono da parte se stesse per la famiglia, in ogni caso sempre pronte ad insorgere contro se stesse.

Il libero arbitrio è il fulcro delle vite delle donne protagoniste, che lo utilizzino oppure no. Eppure, che decidano di avvalersene o meno, che si rassegnino alla vita o che la sfidino fino alle estreme conseguenze, il risultato è sempre lo stesso. Solo Rebecca pare capace di equilibrio. Vive la sua sterilità con il massimo della serenità possibile, eppure non vi rassegna affatto.

Ho molto apprezzato questo romanzo. Sarà che in questo periodo non vivo bene la mia condizione di donna e che a volte ho la sensazione di faticare enormemente per vedere i miei progetti disfarsi ancor prima di prender corpo ma…mi ha molto commossa ed emozionata. Mi ha spinto a riflettere molto sul concetto di libero arbitro. Un tipo di libero arbitrio che nulla ha a che fare con la religione. Un libero arbitrio che ha a che fare con i rapporti di causa-effetto, con il modo in cui le nostre decisioni si riflettono nelle vite degli altri, con il modo in cui il destino, la società, il caso ci impediscono di raggiungere i nostri scopi. Un libero arbitrio di cui forse a volte si abusa, di cui alle volte, al contrario, non si usufruisce, con cui in ogni caso si lotta. Che a volte si teme. Che fingiamo non esista per paura di doverci imporre e combattere, che portiamo sul bavero della giacca come alibi per i nostri capricci e le nostre ossessioni.

Un romanzo valido è essenzialmente un romanzo che lascia spunti di riflessione. Qui di spunti ce ne sono diversi.


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