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Libero cambia volto online: nuovo dominio (www.liberoquotidiano.it) e nuova veste grafica

Da Kobayashi @K0bayashi

libero_quotidianoDa martedì 29 novembre Libero cambia volto alla sua edizione online, o meglio dominio. Il giornale diretto da Maurizio Belpietro, infatti, ha programmato l’abbandono del vecchio indirizzo www.libero-news.it a favore di un più italiano www.liberoquotidiano.it, pericolosamente assonante rispetto agli arcinemici del Fatto di Padellaro&Travaglio ma forse anche un modo per semplificare l’accesso dei lettori avvicinando l’Url del sito web al nome del prodotto editoriale e allo stesso tempo differenziandolo quanto più possibile rispetto a quasi omonimi servizi online, primo tra tutti il portale e fornitore di posta elettronica Libero.it

Da martedì, primo giorno della settimana per il quotidiano che – salvo edizioni straordinarie – non esce mai di lunedì, quella del dominio non sarà tuttavia l’unica novità della rinnovata identità digitale di Libero, che sarà invece accompagnata anche da cambiamenti dal punto di vista grafico: una homepage più rifinita ed essenziale, il nuovo logo al centro per una immediata riconoscibilità della testata, un accesso agli articoli definito “più user friendly” (qualsiasi cosa intendano dire…) e un posto di rilievo concesso a Libero TV, lo spazio per le interviste, i videoeditoriali del direttore e i filmati dall’Italia e dal mondo. Non poteva mancare, nel 2011, un’attenzione particolare ai social network: le pagine su Facebook, Twitter e Google+ saranno dunque aggiornate con sempre maggior frequenza con news, fotogallery e video.


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COMMENTI (1)

Da giuseppemarciante
Inviato il 05 dicembre a 22:32
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MANOVRA DI EMERGENZA

Facciamo che l’Italia sia “Il Malato”, facciamo che le tasse e la stessa lotta all’evasione fiscale siano delle trasfusioni, facciamo che lo sperpero del pubblico denaro sia una grave emorragia. Ma come è possibile che il Professore Monti (facciamo che sia il medico) pensi di far credere (non ci importa se lo crede Lui) di curare il Malato con delle “impressionanti” trasfusioni senza mettere un semplice laccio emostatico? Magari perché il sangue per le trasfusioni lo si chiede ad “altri” mentre il laccio emostatico fa male ai “privilegiati” ed ai “prodighi”. Ossia gli amici o gli “intoccabili”. E’ apprezzabile – ma francamente non nuovo – il seducente argomento della rinuncia alle indennità del Premier e dei Ministri (alcuni pare), ma a fronte della smisurata emorragia, sono nobili ma trascurabili bazzecole. La riduzione di qualche componente degli Enti Provinciali e di qualche più o meno utile Autorità è di maggiore spessore, certamente. Ma sembrano più che rimedi delle “toppe” con risultato sì economico ma anche e specialmente “di effetto”. La incontenibile emorragia è data dagli infiniti rivoli di sperpero, magari in sé (apparentemente) di modesta portata, ma che nell’insieme (poiché paghiamo l’insieme) di devastante ammontare. Sono, ad esempio, le stravaganti iniziative più “economiche” che culturali di sindaci molto filosofi ma poco “attenti”, le consulenze senza ragione (anzi con ragioni clientelari) gli appalti di opere mai finite e che si distruggono da sole, di strade appaltate senza motivo per andare non si sa dove né perché. Tanto per dirne alcune fra le innumerevoli. Insomma di tutte quelle “spese” che si rivelano soltanto dissennati se non “interessati” sperperi. Nella migliore delle ipotesi. Sa il Professore, prima ancora che il Presidente del Consiglio, a quanto ammonta questa sconfinata emorragia, prima di farci diventare tutti “volontari” – si fa per dire – della donazione di sangue?. Eppure basterebbe dare una scorsa ai “bilanci” e leggere fra “le pieghe” con la Sua professionalità indiscussa. Pensa di consolarci con qualche buffetto quando occorrono colpi di sciabola e ben assestati lacci emostatici? Oppure la situazione non è tale quale descritta per giustificare il procedere istituzionale, “inconsueto”. In ogni caso, perché non si agisce affinché la emorragia non si ripeta, anzi doverosamente si arresti. Come dire vada definitivamente “in pensione”; ma il riferimento meglio lasciarlo perdere.

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