Al momento della sua uscita ero molto scettico; il nome dei "Pooh"messo in bella vista, non mi lasciava presagire niente di buono: Solitamente, tutti quei gruppi che si mettono a scrivere musica teatrale, finiscono con il fare delle "raccolte di canzoni sceneggiate" (legate alla meglio dal filo di qualche dialogo) più che vere e proprie opere teatrali degne di questo nome.
Va anche detto che il 2002 era l'anno in cui Pinocchio andava assai di moda grazie anche all'uscita nelle sale di quella "cosa" inguardabile che era il film di Benigni.
Supponendo che fosse una delle ennesime trovate commerciali nate per sfruttare la manìa collettiva, non gli detti nemmeno troppo peso; difatti venni in possesso successivamente del DVD grazie al solo fatto che fosse in regalo con una rivista.Detto sinceramente: nonostante presagissi il disastro, mi sono dovuto ricredere.
I punti di forza in questo spettacolo sono molteplici, direi che il tutto è riassumibile col dire che questo musical è stato creato da un gruppo di persone in cui ognuno ha fatto la propria parte senza tentare di fare ciò che non sapeva (sembra una banalità, ma purtroppo non sempre è così).
Si tratta di una commedia per bambini e grandi, scritta a mo’ di favola moderna, che si è avuto il buonsenso di nonappesantire con sfumature drammatiche o letture“finto-profonde” (come accade,ad esempio, nel contemporaneo film di Benigni).
LacompagniaDa parte della compagnia della Rancia è apprezzabile la capacità di saper riconoscere i propri limiti e cercare di fare del proprio meglio all'interno di essi, senza strafare (caratteristica che pare mancare a molti).
Innanzitutto è da apprezzare il fatto che sia stato scelto il formato della "commedia musicale", piuttosto che quello dell'Opera Popolare (come si fanno chiamare la maggioranza dei mattoni frangipalle moderni per nascondere il fatto di essere ciofeche);
cercando di partire dall'esperienza di Garinei e Giovannini con la grande commedia Sistiniana, arricchendola d’un linguaggio più moderno e una recitazione più completa (scenografie, effetti speciali, costumi, balletti...e qualche sonorità insolita
come il Rap o la disco).
Lo spettacolo fa anche uso di qualche bell’effetto teatrale (niente di maestoso ma efficace);
Anche il Cast si dimostra all’altezza, tutti convincenti e molto ben calati nella parte: una volta tanto non si ha il sospetto che qualcuno sia stato scelto più per il nome.Molto carina la recitazione volutamente “legnosa” dei burattini nella scena di Mangiafoco.
La Sceneggiatura
Contrariamente a quanto fanno la maggioranza degli spettacoli frangipalle di cui sopra, Pinocchio non segue pedantemente il romanzo di Collodi, ma inserisce contestualizzandoli elementi e personaggi nuovi, che tendono ad attualizzare la storia o a giustificare alcune scelte della trama; tutto peròmantenendo la freschezza senza mai risultare forzato.
Musiche e TestiDevo ammettere che qui i Pooh (assistiti probabilmente da qualcuno esperto nel genere) si sono dimostrati all’altezza del compito.
Nonostante qualche punto che tutt’oggi non mi convince, il risultato è buono: sono riusciti a cogliere la vera essenza della canzone “teatrale” : musiche accattivanti, testi significativi ed incisivi, in genere ben scritti, anche a livello di assonanze e motivi azzeccati.
Conclusioni
Che dire:è uno spettacolo che mi ha convinto: se non l’avete ancora visto, fatelo.Credo che sia l’unica commedia musicale italiana veramente buona uscita post Garinei e Giovannini (a al cui stile,peraltro, si rifà chiaramente).In questo spettacolo la Compagnia della Rancia (che si dimostra ancora una volta, purtroppo, praticamente l’unica realtà SERIA del nostro paese) alcontrario di quanto fanno le compagnie contemporanee, non tenta presuntuosamente di scimmiottare l’operato altrui, magari avendo la presunzione di riuscire a fare anche di più, infarcendo testi e musica esperimenti arditi alla fine risultano ripiene di niente.
Piuttosto che copiare male gli altri, ritengo sia preferibile creare un proprio stile, ed è proprio da qui che si dovrebbe partire per creare uno stile “all’italiana” , senza
andare a scomodare l’Opera. Una volta divenuti esperti in questo genere di commedia, si può anche tentare la sfida di qualcosa più articolato e complesso, ma bisogna avere prima le
spalle coperte da una solida preparazione ed espeerienza.
…mentre altri spettacoli ben più blasonati e costosi “muoiono” dopo un paio di stagioni senza lasciare traccia.
Peccato solo che a distanza di quasi 10 anni nessuno abbia più proseguito su questa strada, preferendo imboscarsi nel fallimentare ginepraio pseudo-operistico.
Amen
PS: Questa recensione è deidcata a tutti coloro che mi dicevano fossi incontentabile.