Libertà e liberazione
Creato il 22 maggio 2011 da Robomana
Ne hanno parlato in tanti e ora mi aggiungo anch'io, per quanto dire cose non risapute o scontate sia abbastanza difficile. Il fatto è noto: durante la conferenza stampa di Melancholia, Von Trier ha fatto Von Trier e le ha sparate grosse sulla sua empatia per Hitler e su una sua ideale vicinanza al nazismo dopo aver scoperto di avere origini tedesche. Dichiarazioni stupide, alle quale il Festival ha reagito chiedendo pubblicamente le scuse del regista. Quando le ha ottenute, però, ha deciso di andare oltre dichiarando Von Trier “persona non grata” e cacciandolo dalla manifestazione. In pratica un macigno sulla carriera del regista e soprattutto un mezzo passo falso in quella difesa della libertà d’espressione più volte evocata ricordando Panahi e la sua condanna a sei anni per reati d’opinione. Se infatti è lampante l’infamia delle parole di Von Trier, lo è altrettanto la loro stupidità: gonfiarle a tal punto mi sembra un po’ eccessivo. A meno, forse, di non considerare la sensibilità con cui la società francese ancora oggi affronta l’Olocausto (e questo me l'ha confermato un amico francese che era lì a Cannes e che di cognome fa Dreyfuss...) o più ancora, trattandosi di un festival del cinema, la prevenzione morale con cui il cinema e l’arte in generale ne parlano.
Perché, mi chiedo, le dichiarazioni di Von Trier vengono (giustamente) punite, mentre la gratuità con cui Sorrentino racconta la caccia di una rockstar a un criminale nazista non viene altrettanto stigmatizzata come pretestuosa e inutile? Non è forse in virtù di un timore reverenziale verso un argomento tabù, verso una tragedia che non accettiamo come storica e trattiamo in modo timoroso, talvolta pure involontariamente ipocrita?
In discussione, naturalmente, non c’è l’orrore dello sterminio. Ma nemmeno la credibilità di un festival nel caso contestualizzasse le sparate folli di un provocatore depresso. In discussione c’è la vera libertà d’espressione dell’arte, che consiste innanzitutto nella capacità di affrontare i propri macigni morali e giudicare senza paura la Storia e i suoi uomini.
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