Liberté, egalité, fraternité, or art of dissimulation
tratto da Di là dal fiume e tra gli alberi di Ernest Hemingway (1950)
In Italia mi trattano bene perchè sono un colonnello americano vittorioso. Non credo, però. Comunque spero di no. Non siamo in Francia, pensò.
In Francia ci si apre la strada combattendo per arrivare in una città che si ama e si sta attenti a non rompere niente, e poi, se si ha buon senso, si sta attenti a non ritornarci, perchè si rischia di incontrare qualche personaggio dell’esercito che si mostrerebbe offeso perchè ci si è aperti la strada combattendo. Vive la France et les pommes de terre frites. Liberté, Venalité et Stupidité. La grande clarté del pensiero militare francese. Non hanno più avuto strateghi militari dai tempi di Du Picq. Anche lui era un povero colonnello della malora. Mangin, Maginot e Gamelin. Scegliete, signori. Tre scuole di pensiero. Primo: li picchio sul naso. Secondo: mi nascondo dietro questa cosa che non mi copre il fianco sinistro. Terzo: nascondo la testa nella sabbia come uno struzzo, fiducioso nella grandezza della potenza militare francese, e poi taglio la corda.
Tagliare la corda è un modo chiaro e piacevole di rendere l’idea. Certo, pensò, quando si semplifica troppo si diventa ingiusti. Ricorda tutti quelli in gamba nella Resistenza, ricorda Foch che era insieme combattuto e organizzato e ricorda com’era in gamba la gente. Ricorda i tuoi amici e ricorda i tuoi morti. Ricorda un mucchio di cose e ancora i tuoi amici migliori e la gente più in gamba che conosci. Non fare il pessimista e non fare lo stupido. E che cosa c’entra questo con fare il soldato per mestiere? Smettila, disse fra sé. Sei in viaggio di piacere.
“Jackson,” disse “sei contento?”
“Signorsì.”
(traduzione di Fernanda Pivano)