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Libia / I mercenari di Gheddafi e il silenzio omertoso dell'Italia

Creato il 21 febbraio 2011 da Marianna06

Tralasciando il rincorrersi delle cifre dei morti e dei feriti, sempre pù in crescendo,  negli scontri di queste ultime ore  e in tutte le principali città della Libia, da Tripoli a Bengasi e nella stessa città natale di Gheddafi, quello che  fa maggiormente rabbrividire è l'utilizzo dei mercenari ugandesi, chadiani e forse anche serbi e bosniaci, nella repressione della rivolta di popolo scoppiata, a ragion veduta,  da giorni, contro il regime dittatoriale del colonnello Gheddafi.

Un regime totalitario a tutto tondo, a giudizio degli osservatori competenti,  a causa dell'isolamento politico internazionale della Libia, frutto della gestione personalistica di tutto il clan Gheddafi da almeno quarant'anni.

La voce "mercenari", tra l'altro ben pagati(si parla di 30mila dollari al giorno più un supplemento di 12mila per ogni morto ammazzato) rientra inoltre, a quel che è dato sapere, nel bilancio economico di difesa del rais e della sua prole, anch'essa politicamente agguerrita come, ad esempio,  il minaccioso Salif al Islam.

Ma chi sono questi mercenari?

E' questo il quesito interessante.

Eccezione fatta per quelli provenienti dall'Europa, si tratta di  tutti uomini dell'Africa subsahariana(Ciad,Uganda,Niger,Nigeria, Mauritania etc.)Poveri in canna e senza alcun tipo di aspettativa per il proprio futuro. Cui è sufficiente saper imbracciare un fucile e saper maneggiare agevolmente bombe, razzi et similia, per sbarcare il lunario e, magari, in caso di pericolo essere anche pronti a darsi alla fuga per non soccombere.

E' notizia, infatti, che qualcuno di questi sia stato anche, proprio per imperizia, catturato dai rivoltosi e fatto fuori.

Più o meno gli stessi uomini che El Bashir utilizzava contro il Sudan meridionale.

Detto questo, ritengo che non sia necessario aggiungere altro.

Sconcertante è invece il silenzio omertoso dell'Italia, che non si esprime affatto in merito alla "macelleria" libica e che parla, come qualcuno ha già detto, tramite il suo mistro degli Esteri, l'onorevole Frattini, come  egli fosse l'ambasciatore di Gheddafi e non di un Paese democratico, l'Italia, che dovrebbe condannare una violenza  gratuita e fuori-legge.

Certamente tutto si spiega e-  si sa -che gli interessi in ballo sono grossi.Petrolio, gas e non solo.Tanto che anche le Borse in Italia ne hanno risentito e i media subito ne hanno dato notizia.

Ma non c'è solo un'Italia "economico-finanziaria".

Dovrebbe essere dovere di un Paese democratico condannare ufficialmente e duramente quello che sta avvenendo in quella che per noi, un tempo, era la cosiddetta" quarta sponda".

E invece, mentre Gordon per la Gran Bretagna e Sarkozy per la Francia, si sono fatti sentire, e senza troppo indugio, e l'Unione Europea annaspa ma procede ugualmente nello stilare un documento di condanna, l'Italia del governo Berlusconi sostiene di non "voler disturbare" mentre si sta preparando, con un  grande dispendio di forze intellettuali(Maroni-Letta-La Russa), al vertice sull'immigrazione di domani, a Palazzo  Chigi.

Timori?

Senza ombra di dubbio, per l'Italia dei respingimenti, quelli  fondatissimi di una  invasione quasi certa.

Perché non voler proprio capire ?

Così va il mondo, amici.

 E , come la Mafalda di Quino, anche se volessimo, noi non possiamo  più scendere.....

 

   A cura di Marianna Marianna (UKUNDIMANA)

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