Librerie morte, lettori più vivi che mai

Da Danielevecchiotti @danivecchiotti

Va molto di moda, in queste settimane, darsi del “morto” a vicenda. Beppe Grillo dice che i partiti sono morti e i giornalisti pure; Michele Santoro replica che comunque anche i comici non stanno poi così bene. Berlusconi oggi dichiara che la vecchia politica è defunta, e se lo dice lui certo c’è proprio da crederci.

Così, per accodarmi al trend, anche io – da un blog che ha come temi principali la scrittura e la lettura – vorrei cavalcare l’onda di questo funerale generalizzato e, rimanendo nel mio campo, affermare che, se ne siano accorte o no, anche le grandi catene di librerie sono ormai una specie in via di estinzione.

Compro ogni mese decine di romanzi e saggi, eppure – me ne rendo conto solo ora – sarà già più di un anno che non mi capita di passare alla cassa di uno store LaFeltrinelli (Mondadori, Fnac, Giunti e le altre non le prendevo in considerazione neppure prima).
Chi i libri li ama davvero, e ama sceglierli seguendo un suo percorso tutto personale, se ne strafrega dello scaffale delle ultime novità o dei “consigliati da”, e oramai, grazie all’e-commerce, riesce a gestirsi i propri acquisti in totale autonomia.

E non parlo del solo degli ebook e dello straordinario, micidiale sistema 1-click che con una mossa del ditino ti permette di scaricare in formato digitale il titolo che cercavi (ammessa e non concesso che gli editori italiani – bontà loro – si decidano a convertire in epub i cataloghi come hanno fatto tutti i principali player mondiali), ma anche e soprattutto degli straordinari servizi di piccole librerie consociate che, grazie a motori di ricerca ad hoc, avverano il miracolo di rendere facilmente reperibili libri cartacei che, fino a qualche tempo fa, sarebbe stato impossibile procurarsi senza prendere un aereo e girovagare tra bazaar di robivecchi per settimane.

Tutti i miei acquisti più recenti, per esempio, io li ho fatti su Abebooks, una meravigliosa piattaforma che mette insieme migliaia e migliaia di piccole librerie indipendenti di tutto il mondo e nella quale è assai facile riuscire a trovare qualunque cosa: titoli fuori commercio da anni, rarità e, per i veri feticisti della parola stampata, prime edizioni e copie autografate dagli autori.
Grazie a meraviglie di questo genere, noi lettori possiamo davvero tornare ad essere liberi, svincolarci da dictat imposti da quei direttori di marketing e da quei grandi distributori che, decidendo al nostro posto cosa far arrivare sullo scaffale, vorrebbero pilotare il nostro gusto.

L’espansione delle possibilità di lettura che siti come Abebooks rendono concreta ci permette di tornare a fare ciò che ogni lettore dovrebbe fare: esercitare il diritto a un percorso di scelta tutto individuale e, di conseguenza, lasciarsi andare di nuovo a una curiosità sana, non indotta o condizionata da messaggi pubblicitari esterni

Insomma.. l’ho detto e lo ribadisco: laFeltrinelli e le altre megaboutique del libro precotto sono morte e sepolte. E noi lettori non dobbiamo affatto piangerne la dipartita, ma al contrario esserne felici perché, defungendo loro, ci hanno resi più vivi che mai.


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