Pubblicato da Giovanni Nuscis su febbraio 4, 2012
Da anni si dibatte sulla difficoltà di vendere libri di poesia, sulla squalesca parte che fa, nella vendita e nei costi, la distribuzione, sulla forza fin qui incontrastata della grande editoria in sinergia proprio con la grande distribuzione e la capillare rete libraria. Per rompere una filiera iper attrezzata ed essere realmente e proficuamente alternativi si tratta di aver presenti i punti di forza che ne determinano il successo, che possono in breve riassumersi:
1. Nell’”appetibilità” dei titoli in catalogo;
2. Nella possibilità di un esame diretto e tattile del prodotto libro (brutta parola!), spaginandolo, in libreria, e accertando senza fretta il reale interesse ad acquistarlo;
3. Nella possibilità di sconti anche attraverso strategie di fidelizzazione;
4. Nel convergere in un spazio fisico di un certa varietà di proposte e di novità.
Premesso che si aspira da tempo ad uscire dalla piccola e asfittica cerchia degli addetti ai lavori (autori di poesia e critici), allargando l’interesse per la poesia alla più ampia comunità dei lettori, i punti sub 3 e 4 paiono essere quelli più facilmente superabili, con previsione di sconti concorrenziali e di una ampia e contestuale disamina di titoli.
I primi due punti mi sembrano invece più difficili da aggredire.
La filiera vincente si avvale spesso di autori, italiani e stranieri, noti ed apprezzati da un pubblico non soltanto addetto ai lavori; autori recensiti su terze pagine di quotidiani nazionali, e comunque presenti su spazi mediatici cartacei e webbici; autori che nulla pagano per essere pubblicati, spesso supportati da una macchina da guerra organizzativa per presentazioni, recensioni, comparsate radio-televisive e mondane; autori a cui vengono assicurati diritti d’autore pur nelle contenute tirature proprie della poesia, in Italia.
Ma quando gli autori sono poco o per nulla conosciuti, seppure bravi (la cui visibilità è per lo più limitata alla rete e alle poche coraggiose riviste), far conoscere e vendere le loro opere (persino loro sono poco adusi ad acquistare libri di autori altrettanto poco noti), al di là delle pochissime copie all’interno della cerchia degli addetti ai lavori, è cosa assai ardua.
Ma se è vero che il punto di forza della vendita in rete è proprio la rete – i siti, i blog, i social network dove si dà spazio agli autori coi loro testi – è altrettanto vero che questa può diventarne, allo stesso tempo, il punto di debolezza, per la massiccia e inondante mole di materiali e informazioni che finiscono per inflazionare e soffocare il visitatore on line. Nella rete, insomma, ci si perde, salvo creare uno spazio esclusivo, autorevole e imprescindibile che sia vetrina (scaffale virtuale dei libri di poesia disponibili) ma anche altro; ad esempio, un servizio prezioso per finalità di ricerca (pensiamo ad un lavoro di anagrafe delle pubblicazioni di poesia in Italia). Uno spazio che sappia almeno far convergere e, possibilmente, espandere la galassia dei lettori oltre che degli autori di poesia, in cui trovare informazioni e, nel contempo, stimolo ad acquistare libri di poesia. Se un superamento della grande distribuzione può ipotizzarsi, in questi termini, forse è proprio con la poesia, per la possibilità di preannunciare, con alcuni testi, il contenuto dell’intero libro. E dunque, come avviene in libreria, dove può essere aperto e “assaggiato”, anch’esso permette di essere visto e valutato e, eventualmente, acquistato.
La sfida, insomma, dipende dalla forza dell’unione tra editori, dalla loro serietà nel selezionare le opere inviate, dall’intelligente capacità di presentare e raggiungere il potenziale lettore meglio dei grandi editori e distributori e librai. Ma anche, ripeto, di farsi carico di un servizio rilevante e calamitante. Meno librerie allora, forse, in un prossimo futuro, e al loro posto magari spazi attrezzati per la consultazione in rete e, soprattutto, per letture pubbliche, presentazioni di libri, convegni, incontri con l’autore, seminari e via dicendo. Che si chiamino case della poesia, presidi o con altro nome poco conta.
* Questa riflessione nasce da una mail del poeta, critico ed editore Gianmario Lucini sul tema di una possibile alternativa alla grande distribuzione libraria.