Il primo è in realtà la raccolta dei primi tre romanzi della saga landsdaliana di "Hap & Leonard" (contiene "Una stagione selvaggia", "Mucho Mojo" e "Il mambo degli orsi", quest'ultimo il mio preferito dei tre). C'è poco da dire rispetto al buon vecchio Joe: bisogna leggerlo e basta, è puro miele mescolato a nitroglicerina. I personaggi che costruisce sono così "veri" che in certi momenti in cui si è persi nella lettura, ti viene il dubbio che esistano davvero, al punto che li cercheresti su internet (chissà che Hap ha un suo blog...). Linguaggio irriverente, schietto, chiaro e tondo; grasse risate viscerali che ti colgono all'improvviso dopo aver girato una qualsiasi pagina; storie dal sapore faulkneriano (vedi "Il mambo degli orsi", appunto); un Texas orientale flagellato dalla pioggia, in preda a scossoni metereologici, emotivi, culturali; una scrittura frizzante come una Perrier fredda in un afoso pomeriggio in pianura padana. Insomma un vero piacere del quale non possiamo che ringraziare lo scrittore di Gladewater, Texas. Si tratta dei primi tre romanzi della saga di Hap & Leonard, ricordo: siamo cioè solo all'inizio, a cui occorre ovviamente dare un meritato seguito, per poi passare agli altri, innumerevoli romanzi e racconti di Landsdale (in particolare "Il valzer dell'orrore").
Libro molto intenso, poetico. Un romanzo autobiografico al centro del quale campeggiano la figura e il rapporto col padre, un padre ingombrante, assoluto, una quercia inchiodata dalle sue radici secolari alla terra argillosa ed eterna della collina. Un libro sulla trasmissione generazionale di valori, fantasmi, angosce, da leggere tutto d'un fiato. Scrittura molto colta, raffinata, cesellata con mano e mente sapienti, più poetica, appunto, che narrativa. Massimo Bocchiola è da sempre fine traduttore dall'inglese di numerosi Autori, soprattutto Kipling, Beckett, Martin Amis, F.S. Fitzgerald e altri. Vive e lavora a Pavia.
Sempre in tema di temporalità e contemporaneità, consiglio vivamente l'ultimo numero della rivista Psiche, nella sua nuova forma edita da Il Mulino di Bologna. Estremamente interessante l'Editoriale di Maurizio Balsamo, in apertura, denso di stimoli, rimandi, pensieri liberi, "in cerca di un pensatore". Molti i saggi contenuti nella rivista: un dialogo di Matilde Vigneri con Michela Marzano; un intervento del filologo e antropologo Maurizio Bettini sull'etimologia latina della parola prae-sens; una riflessione di Anna Ferruta sul saggio di Joseph Ludin riguardante il "Disagio nella psicoanalisi contemporanea". E molto altro ancora. Non si tratta di una lettura da ombrellone, certo, ma è da leggere perché fa ben sperare in una certa vivacità del dibattito culturale e psicoanalitico in Italia. Un dibattito che in Psicoanalisi, ricordiamolo una buona volta, non si limita alle forme architetturali lacaniane di Massimo Recalcati, che più che interrogarsi sui molteplici "presenti" che viviamo e in cui siamo immersi, tesse un continuo elogio impossibile, e non so quanto utile, a un passato nostalgico in cui "c'era il Padre", che adesso non c'è più (se Il Mulino poi decide di pubblicare una "Rivista di cultura psicoanalitica", questo è direi un buon segno).
Detto ciò, vi informo che il blog chiude fino al 18 agosto.
Buona Estate!