E infatti che Marmellata di prugne sia diventato un libro è il sogno di una donna, che agli esami di quinta elementare, scriveva che da grande avrebbe fatto la scrittrice. Il romanzo è ispirato a tante storie vere: alle storie di tante famiglie che hanno aperto la propria casa e il proprio cuore a dei bambini che venivano da lontano, con gli occhi sgranati e una piccola valigia di cartone. E tra queste famiglie c’è stata anche la mia. Lyudmila esiste davvero. Anzi esistono cento, mille Lyudmila.Cento, mille donne nate nel luogo, nella famiglia, nel momento sbagliato, che hanno fatto mille e più sbagli, che hanno amato l’uomo sbagliato e che sono cadute un’infinità di volte. Ma che si sono rialzate un’infinità di volte più una. Questo romanzo è per loro. Per le donne. Perché siano sempre capaci di guardare oltre l’orizzonte.
“Marmellata di prugne” di Patrizia Fortunati è stato pubblicato da Ali&no di Perugia (www.alienoeditrice.net), si trova nelle librerie, nei principali portali di vendita online ed è ordinabile direttamente dal sito dell’editore.
Lyudmila è stata una “bambina di Chernobyl”.
“A novant’anni si siede su una vecchia sedia foderata di ruvida stoffa gialla, con una tazza di thè e una fetta di pane nero ricoperto di marmellata di prugne. E inizia a raccontare. Racconta la sua vita. Una vita faticosa, tutta in salita.
Dalla sua prima vacanza terapeutica in Italia, ai suoi due matrimoni, quello mai celebrato e quello vissuto più da vedova che da sposa, al suo ruolo di figlia, di madre e di sorella, il racconto della sua vita è tutto incentrato sulla sua necessità di capire. Una necessità intima, assoluta, che diventa il senso stesso della sua intera esistenza.
Le sue tante cadute, i tanti sbagli e le bugie, raccontate anche a se tessa, scoprono la fragilità di una bambina cresciuta senza amore e di una donna che lo ha cercato disperatamente.
Le sofferenza attraverso le quali è passata l’hanno resa una donna consapevole e determinata, capace di rivivere il passato con lucidità e tenerezza.
Il legame con i suoi italiani è una testimonianza viva, e commovente, di quanto faccia bene “dare”: alla fine si riceve sempre più di quanto si da, se lo si da con il cuore.
E il perdono che Lyudmila sceglie di dare è la migliore prova che capire aiuta a vivere.
Quello che emerge è il ritratto di una donna che, attraverso le tante sofferenze patite, impara a compiere un percorso intimo, e faticoso, di autoanalisi che la porta a riscattare se stessa e a dare un senso alla sua vita”.