Io sono Febbraio
Shane Jones, 2011
ISBN (trad. di D. Calgaro)
160 pagine, 13,50 euro; ebook a 8,99 euro
Favoletta dark che forse avrebbe fatto faville nella mani del Burton vecchia maniera. Un piccolo paesino è sepolto da anni sotto uno spesso strato di neve. L’anomalia metereologica è causata da Febbraio, che si rifiuta di lasciare il passo alla primavera e toglie la gioia di vivere agli sfortunati e intirizziti abitanti del paese. Quando Febbraio inizia a rapire i bambini della zona, la popolazione si ribella, e con l’aiuto di cinque personaggi nascosti dietro a maschere da uccello architetta una rivolta.
Jones cerca (e a volte trova) l’effetto poetico, ma la trama risulta confusa e non mantiene le buone premesse dello spunto iniziale. Neanche le astuzie tipografiche e il ricorso alla metafora della creazione letteraria riescono a risollevare le sorti di un romanzo che appare davvero un’occasione sprecata.
Peccato.
Degno di nota è però l’artwork: Io sono Febbraio appartiene alla collana Special Books, grazie a cui ISBN ha vinto gli European Design Award, nella sezione copertine. Sono piuttosto esterofilo in quanto a cover, perché quelle inglesi e americane mi sembrano spesso migliori di quelle italiane; quelle degli Special Books ISBN però sono splendide, ed è un piacere vederle premiate. Complimenti quindi ad Alice Beniero, art director della collana.
Principianti
Raymond Carver
Einaudi (trad. di R. Duranti)
296 pagine, 19 euro; ebook a 9,99 euro
I dialoghi di Carver, l’eleganza di Carver, Carver e Gordon Lish, Carver e il minimalismo, Carver e l’alcolismo…
Non so proprio cosa potrei aggiungere ai fiumi d’inchiostro dedicati a questo maestro del Novecento, salvo un’impressione che avevo già avuto in passato, e che Principianti (riedizione corretta e ampliata da Carver della raccolta Di cosa parliamo quando parliamo d’amore) ha confermato in pieno.
I suoi racconti sembrano essere costruiti con scientifica precisione e seguire una parabola studiata nel minimo dettaglio. In ognuno di essi c’è un momento, una frase, una battuta di dialogo, che segna con chiarezza l’inizio della fine. Non saprei come descrivere la sensazione che provo (malinconia? Sehnsucht?) ma ogni volta che quel momento arriva ho la certezza che la pagina successiva sarà l’ultima del racconto. Ed è così, sempre.
Cappellaccio.
Il mio nome era Dora Suarez
Derek Raymond, 1990
Meridiano Zero (trad. di A. Pezzotta)
224 pagine, 13 euro
Quarto, crudissimo libro della serie dedicata alla Factory londinese, che per un’insperata botta di culo ho trovato usato e ho subito fatto mio.
Tutto ha inizio con il ritrovamento di due cadaveri: il primo è quello della giovane e avvenente Dora Suarez, il secondo quello di una anziana signora. La scena del delitto è un’orgia di sangue capace di sconvolgere anche poliziotti navigati.
Raymond tratteggia qui un personaggio agghiacciante, del tutto privo del fascino conturbante che spesso ammanta i serial killer. Lo psicopatico in questione è un fascio di nervi che agisce per puro istinto: niente parlata colta alla Hannibal Lecter, niente abiti firmati alla Patrick Bateman.
Solo sangue e merda, come diceva quello.
Sulle tracce dell’assassino, il noto sergente senza nome in servizio alla Factory, più che mai empatico e coinvolto emotivamente nelle indagini. Grazie al diario della Suarez il Sergente cercherà di ricostruire il motivo del massacro, scoprendo una verità sconvolgente.
Come già notato in E morì a occhi aperti (che ho recensito eoni fa, qui) i dialoghi di Raymond sono da manuale di scrittura.
Romanzo consigliatissimo, purché abbiate lo stomaco per reggere mutilazioni, masturbazioni di stampo necrofilo e mortificazioni genitali.
Brrr.
Il nostro è un mondo stupido e terrificante, ma è il nostro.
Almeno credo.
Memorie del sottosuolo
Fedor Dostoevskij
Rizzoli (trad. di M. Martinelli)
160 pagine, 6,90 euro
Un Dostoevskij piuttosto diverso da quello che emerge nei successivi e più corposi romanzi. Meno ottocentesco, mi verrebbe da dire. Privo di lunghe digressioni e di intricate genealogie, Memorie del sottosuolo focalizza tutta l’attenzione su un solo personaggio, svelandone bassezze e idiosincrasie. In costante bilico tra brama di vendetta e codardia, tra principi incrollabili e incapacità di seguirli, questo uomo del sottosuolo è una figura davvero misera, e conscia di esserlo.
L’umiliazione, subita o inflitta, sembra la sua unica caratteristica, la cifra del suo stare al mondo.
La parte introduttiva, in cui il protagonista analizza se stesso e critica la fiducia nella razionalità, è forse un po’ lenta e cervellotica, ma quando la narrazione vera e propria acquista velocità è difficile non esserne conquistati.
La prefazione di Moravia è la più classica delle ciliegine.
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Tagged: Derek Raymond, Fedor Dostoevskij, Il mio nome era Dora Suarez, Io sono febbraio, Memorie dal sottosuolo, Principianti, Raymond Carver, Shane Jones
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