E ci sono periodi della vita in cui tutto ciò diventa più palese, più evidente, forse perché, semplicemente hai più occasioni per confrontarti con le tue precedenti certezze, prive di reali e solide basi, forse perché ti costringono ad una crescita e ad un adattamento costante.
Ovviamente sto parlando della maternità...
Si cresce tanto, insieme ai figli, sin da subito, non si scappa. Si cresce però con cognizione di causa e consapevolezza solamente se si ha la pazienza e la volontà di prestare loro attenzione, orecchio e sguardo, se si prova a percepire il mondo dal loro punto di vista, attraverso i loro strumenti.
Quello che impari tra le altre cose è quali strumenti mettere a loro disposizione per facilitare la loro conoscenza del mondo, per affinarne le capacità logiche e comunicative.
Per quanto mi riguarda, sin da molto presto, complice una sorella-zia che di bambini piccoli se ne intende per lavoro e vocazione, ho iniziato a rapportarmi alla pupa e al gioco con lei attraverso lo strumento del libro.
Il libro, io ritengo sia uno strumento fantastico, multifunzionale, pratico.
Un libro da leggere, fin da tenerissima età (noi, dicevo, abbiamo iniziato intorno ai 10 mesi) può essere un'attività rilassante per una madre che impazzisce dietro a un bambino con una soglia di attenzione minima, e dall'altro lato insegna al bambino a mantenere l'attenzione più a lungo su un'unica attività.
Per me un buon libro per bambini deve gode re di alcuni requisiti imprescindibili:
essere facilmente trasportabile, ché in viaggio o in giro per sale d'attesa può salvarti la vita più di qualsiasi giocattolo, che stufa presto;
essere maneggiabile, e non maneggevole: maneggiabile si intende che deve essere resistente ad urti, cadute, strappi, trazione, sbatacchiamenti... insomma, da battaglia. Un bambino deve essere libero di sfogliarlo e toccarlo da solo, anche senza l'intervento di un adulto senza minarne l'integrità;
essere sintetico, sia per quanto riguarda il testo che le immagini: il testo deve essere facilmente memorizzabile, comprensibile, ma soprattutto, non stufare, sovrabbondando di troppi aggettivi e avverbi (poco utili alla sostanza della storia) e descrizioni. (Non dimentichiamo poi che alla mamma toccherà leggerlo più e più volte anche in uno stesso giorno, quindi, l'essenzialità è basilare).
Per quanto riguarda le illustrazioni, dopo essermi fatta una certa gavetta, devo dire che, per quanto riguarda i bambini molto piccoli (prima fascia di lettori: sotto i 2 anni), un'immagine per essere fruibile e godibile da un bambino deve essere:
Coerente con il testo, così da esemplificare la lettura;
Intellegibile: una grafica eccessivamente elaborata, costruzioni complesse e ridondanti di elementi non necessari penalizza la comprensione della scena; per questo anche molti illustratori di libri per bambini elaborano uno stile volutamente "infantile", almeno solo in apparenza, poiché mutua solo alcune tecniche rappresentative dal disegno dei bambini, per esempio forme molto semplici, spazialità appiattita, un forte schematismo.
Non fuorviante: perché i sono ritrovata troppo spesso davanti a illustrazioni brutte di cavalli che parevan cani, formiche simili a scimmie, difficilmente identificabili anche per un adulto, che del mondo dovrebbe già possedere una conoscenza e un bagaglio di nozioni abbastanza completo, figuriamoci per un bambino che quel bagaglio di nozioni inizia solo ora a costruirselo, e come è normale che sia, già è tanto se in due anni di vita può aver visto un paio di volte una mucca, figuriamoci un elefante o una scimmia...
Fatto questo lungo preambolo, arriverò a parlare di quel che mi premeva: i libri a tre dimensioni (anche detti pop-up).
Allora (come esordisce sempre la pupa quando si accinge ad aprire uno dei suoi libretti): partiamo dal presupposto che a me non sono mai piaciuti, pur avendone maneggiati assai pochi in vita mia.
E' che questi libri, fragilissime filigrane di cartone, origami progettati per aprirsi a corolla ad ogni nuovo voltarsi di pagina, mi sembravano contravvenire in primo luogo al punto 2 del mio prontuario: un libro del genere in mano a un bambino finisce assai presto in coriandoli, oppure, se il genitore è ordinato e maniaco della disciplina e del controllo, lo mostrerà al bambino SOLO ed esclusivamente dalle sue mani -guardare ma non toccare- e smorzerà con toni aspri qualsiasi intervento esuberante della sua irruenta manina appiccicaticcia di banana e yogurt.
A me piace che mia figlia possa prendere da sola i suoi libri, sfogliarli per conto suo, e ultimamente la sorprendo sempre più spesso a confabulare tra sé mentre ne scorre le pagine. Dal suo punto di vista... sta leggendo!
Mi piace che prenda dimestichezza con questi preziosi strumenti-compagni di gioco-porte per mondi immaginari fin da piccolissima. Per questo non mi è mai piaciuta l'idea di un libro fragile, da non-sfogliare, o sfogliare coi guanti.
Secondo: un libro di per sè è già un oggetto dotato di molteplici dimensioni.
C'è la dimensione narrativa, temporale, della storia che si dipana sotto le sue dita, attraverso le pagine.
C'è quella spaziale, delle illustrazioni bidimensionali, me nelle quali lui/lei imparano a individuare e a immaginare la profondità, simulata dalla prospettiva del disegno.
C'è quella materica, del libro fatto di pagine, che è un oggetto solo, ma è anche tanti oggetti, perché a ogni nuova svolta di pagina si apre una nuova visione, un diverso momento della narrazione, diversi ambienti e personaggi diversamente atteggiati.
C'è quella sonora, della voce della mamma (o dell'adulto) che legge, che interpreta, e ogni volta è come uno spettacolo che viene messo in scena ogni sera su uno stesso soggetto, ma mai uguale alla volta precedente; la scrittura, per loro ancora misteriosa e intellegibile, si traduce in linguaggio e suoni, talvolta musicali, ritmati, in rima o anche in canzoni.
A volte c'è la dimensione musicale dei libri con cd, ma lì già siamo ad un livello più complesso dal semplice libro.
Insomma io non la vedevo proprio la necessità di introdurre nel libro la terza dimensione. La vedevo più come un vezzo raffinato assai più gratificante per gli adulti che per i bambini, o almeno adatto a bambini un po' più grandi, ma comunque abbastanza superfluo.
Poi è successo che ne abbiamo ricevuto uno in regalo, ed è stato questo:
Titolo: La gallina sbarazzina
Autore:Jack Tickle
Editore: De Agostini
Voto: 8
Niente di che: il solito tema trito della fattoria e dei versi degli animali, che la pupa conosce ancora prima di dire "mamma" (infatti la prima parola "sensata" che ha detto è stata "bé-bé").
I vari animali sono accompagnati da filastrocche un po' sceme, dalla metrica pure un po' forzata, ma poco male: per lo meno hanno il pregio di essere brevi e concise.
Il pregio del libro dunque sta tutto nelle immagini, e devo dire che i disegni sono proprio graziosi e simpatici, e anche la loro animazione (a mezzo pop-up) è realizzata in maniera originale e divertente, a volte geniale!
L'asino che tira fuori la lingua quando raglia, la gallina che fa l'uovo, il topolino che si nasconde dentro a un coccio di vaso per sfuggire alle grinfie del gatto...
Devo dire che mi sono ricreduta: La gallina sbarazzina è una delle fisse della pupa del momento, ed ora che inizia ad essere un po' più grande e consapevole della funzione delle cose (e con i libri ha ormai una dimestichezza assodata) riesce a sfogliarlo anche da sola senza rovinarlo, e si diverte un sacco a far muovere le allegre bestiole, una volta che è riuscita a penetrare il meccanismo di causa-effetto che lega il voltar pagina con il moto della testa della mucca.
Solo una perplessità su questo libro: ma chi cavolo l'ha scelto il titolo? (E secondo quale criterio???)
Se vi può interessare leggere le altre recensioni consultate pure l'etichetta Libri di pupa.
Qui trovate la libreria completa della pupa su Anobii, con le recensioni scritte da miafiglia-piccolo-genio-letterario di suo proprio pugno (e vabbé, non credeteci allora!).
Qui invece trovate il link all'iniziativa I venerdì del libro, di Homemademamma: se non la conoscete andate a dare una sbirciata. E' un secolo che voglio partecipare e non lo faccio.Chissà se accetterà il contributo di questo mio post oceanico...