Il libro in se stesso va letto come uno strumento di terapia e non come mero veicolo informativo. L’autore, in modo consapevole, ha scelto un linguaggio colloquiale e spontaneo, dove ogni singola frase e’ studiata per raggiungere la maggior parte delle persone di ogni strato sociale e culturale. Il “pretesto” della storia di Pierino (così familiare nell’immaginario collettivo degli Italiani) e’ in realtà un viaggio attraverso i momenti chiave della vita di un individuo. La scelta dei genitori. Un tema controverso soprattutto per le “formiche” conservatrici (per usare il familiarissimo assioma formica/cicala presente nel libro), e che solleva più di un quesito etico e religioso: sono davvero le nostre anime a scegliere i futuri genitori? E’ forse il bambino la proiezione terrena degli angeli? E’ al momento della nascita che si attivano tutta una serie di meccanismi inconsci che formeranno l’individuo adulto: tali meccanismi non sono isolati ma si intersecano nella fitta ragnatela delle generazioni passate (un’eredita’ genetico/spirituale che ha radici tanto nel DNA quanto nell’inconscio) e delle vicende presenti nei primi anni di vita del bambino. L’inconscio, che rappresenta il tema centrale del libro, e’ chiamato “Lupo Mannaro” dall’autore, un termine forse un po’ impietoso vista la tremenda responsabilità che ha questa componente così misteriosa nella nostra esistenza. L’inconscio sembra essere un “Vaso di Pandora” mai completamente chiuso, che racchiude tutti i segreti dell’individuo, che parla un linguaggio sconosciuto che solo in parte viene tradotto – e compreso – dal più limitato mondo del cosciente.
Mente, razionalità’, fisiologia e biologia dell’individuo sono membrane che vibrano in base alle tonalità che scivolano fuori dall’apertura del vaso. E’ l’inconscio – ci spiega l’autore – che attiva le compensazioni simboliche cui il cervello e il sistema nervoso reagiscono con precisione matematica. Tutti i nostri conflitti interiori, i nostri shock infantili, le nostre paure e i nostri dubbi, nutrono l’inconscio vorace, e si riflettono sul nostro corpo attraverso i sintomi. La malattia quindi non e’ altro che lo specchio dell’inconscio, e come uno specchio, può permetterci di vedere la nostra immagine solo in un caso: se apriamo gli occhi. Troppo spesso la società moderna e tecnologica, super farmaceuticizzata, ci induce a cercare nei medicinali la soluzione alla malattia. Lo sforzo che le industrie hanno prodotto nel tempo nella ricerca di nuovi composti per debellare virus e batteri non e’ stato bilanciato da un eguale sforzo di comprendere la natura di essi e il loro vero ruolo nel ciclo della vita. Questo disequilibrio e’ tangibile nella nostra società e non aiuta certamente il singolo individuo che, in media, possiede una conoscenza minima del funzionamento del corpo e della mente. Nell’ultima parte del volume L’autore ci descrive un mondo utopico dove i medicinali diminuiscono e aumenta invece la consapevolezza del terapeuta a svolgere una funzione di guida e di supporto per il paziente che – ed ecco il nodo fondamentale – sceglie da solo il percorso a lui più adatto per risolvere i propri conflitti. [...]
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