Sin dai tempi dei primi navigatori, dei missionari e degli esploratori l'immagine dell'Africa e la sua storia sono state raccontate solo con gli occhi, parziali e fitti di preconcetti, dei bianchi. Per secoli hanno raccontato di un territorio immenso abitato da uomini preistorici, antroprofagi e senza anima, che dovevano essere addomesticati ed educati come le fiere di un circo. Solo nella seconda metà del novecento il cosiddetto mondo civilizzato è venuto a conoscere che l'Africa fu abitata fin dai primordi da grandi e importanti Imperi ed, ironia della sorte, i paleontologi hanno perfino reso noto che la culla della civiltà, il luogo d'origine della specie umana, si trova nell'Africa nera.
Quest'opera di Ki-Zerbo racconta quindi un'altra Africa, diversa dallo stereotipo dell'epoca e con riflessioni e studi che, in antitesi con la storiografia dell'epoca, hanno cambiato per sempre il rapporto tra l'Africa e la sua storia. Egli affermava che "l'Europa della colonizzazione ha il dovere di restituire all'Africa quello che gli ha rubato: soprattutto la sua cultura, le sue tradizioni, la sua storia, oltre che le sue risorse".
Joseph Ki Zerbo era nato in Burkina Faso (prima Alto Volta) nel 1922. E' ritenuto uno dei maggiori intellettuali africani. Cres
Nel 1983 fu costretto all'esilio a Dakar (rientrerà solo nel 1992), come principale leader d'opposizione, da Thomas Sankara. Questo fu un grande errore di Sankara (come ha avuto modo di scrivere Pier Maria Mazzola nel capitolo dedicato a Ki-Zerbo nel suo Leoni d'Africa, "Nessuno è perfetto. E non lo fu nemmeno in mitico Thomas Sankara") . Che oltre ad esiliare Ki-Zerbo (tentò poi invano di farlo rientrare) non impedì che la sua biblioteca, di oltre 11 mila volumi, fosse data tristemente alle fiamme.
Rientra, sempre accompagnato dalla moglie, nel Burkina Faso nel 1992, fonda il Partito per la democrazia e il progresso (PDP) che nel 1997 supera il 10%. Ki Zerbo, divenuto deputato, rassegna le dimissioni nel 1998 a seguito dell'assassinio del giornalista Norbert Zongo.
La lunga e intensa vita di Ki-Zerbo finì a Ouagadougou, nel dicembre del 2006. Ecco un post su Unimondo, il giorno seguente alla sua morte.
Qualcuno ha scritto che "per molti africani e per l'Africa, il solo nome di Ki-Zerbo è un modo per andare alle fonti della propria identità, di guardare al proprio passato come una risorsa per il futuro".
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