La realtà può essere di gran lunga peggiore dell'immaginazione. Gli scrittori ci hanno abituato a vivere, attraverso le loro parole, situazioni talora mostruose e altre di rara bellezza. Con la fantasia abbiamo esplorato mondi vicini e lontani e gli angoli, meno conosciuti, della nostra mente. Ci siamo commossi, ci siamo divertiti e abbiamo riso e pianto.Dall'inferno si ritorna, pubblicato da Giunti nel 2015, ci proietta, paradossalmente, nella più dura e crudele delle realtà e nella più belle delle storie a lieto fine.Raccontare il genocidio del Ruanda, quei cento giorni che partire dal 6 aprile 1994, divennero il teatro della peggiore delle mattanze umane, in cui trovarono la morte quasi un milione di persone, non è semplice. La giornalista Christiana Ruggeri, ha trovato un punto di vista particolare e forse inedito, quello di una bambina tutsi di 5 anni, Bibi, un personaggio reale, che di quell'orrore è stata una sopravvissuta o come solo alla fine ella dirà, una vincitrice.Siamo onesti, il libro si legge con peso allo stomaco, che come un macigno accompagna il succedersi degli eventi che solo il fatto di conoscerli come realmente accaduti non ci fanno pensare alla fervida fantasia di uno scrittore dell'orrore. Eppure quei fatti sono accaduti sotto i nostri occhi o, come ha avuto modo di scrivere Silvana Arbia, "mentre il mondo stava a guardare". Basterebbe leggere uno dei primi capitoli, quello intitolato "quel tremendo mattino", per sentire tutto il peso di quel macigno, in un solo momento.La storia di Bibi però è anche un'altra. E' quella di una bimba che non solo "scampa" alla carneficina, ma che nella follia di quei giorni e nella devastazione più completa incontra una serie di persone (tra le vittime, ma anche tra i carnefici) che l'aiutano, spesso rischiando la propria pelle, e che, pur abbandonandola in continuazione, faranno sempre la cosa giusta.Il suo è un viaggio pericoloso che la porta prima verso la Repubblica Democratica del Congo (allora Zaire) assieme alla massa di profughi e poi tra coloro i quali rientreranno in Ruanda nella difficile e lenta ripresa della normalità. Un viaggio in cui la sopravvivenza è affidata, oltre che alla fortuna, alla capacità di saper decifrare piccoli segnali. Segnali che Bibi ha avuto modo di imparare a conoscere grazie agli insegnamenti del nonno, morto poco prima dell'inizio del genocidio.La storia, scritta con grande eleganza dalla Ruggeri, è quella raccontata da una giovane donna che rivive i tragici momenti di quando aveva 5 anni. A volte, leggendo, salta all'occhio come alcuni racconti sono necessariamente frutto di una ricostruzione postuma. Più volte si rende infatti necessario sottolineare come la giovanissima età di Bibi, l'ha tenuta a riparo dalla comprensione di fatti che in altro modo l'avrebbero, forse irrimediabilmente, traumatizzata.
Più volte la protagonista si chiede "perchè Dio è andato via dal Ruanda?", una domanda che naturalmente non può trovare risposta a fronte di un simile orrore e che forse, solo l'ingenuità di una bambina può farle rispondere che "era inpegnato altrove" e riconciliare così la sua vita con il suo credo. Una vita che poi, grazie ai tanti volontari che hanno operato in Zaire e in Ruanda, ha saputo ridare a Bibì quel sorriso che rischiava di essere perso per sempre.
Perchè se è vero che la vita è ripresa in Ruanda è proprio grazie alle donne, quelle donne che sono state le più martoriate, rimaste vive con il dolore delle proprie famiglie distrutte e con il peso degli abusi e degli stupri subiti.Bibi è anche, ed è questo l'aspetto piacevole di questo libro, una storia a lieto fine che mette in risalto le tante e a volte piccole azioni che ognuno può mettere in campo. Adottata a distanza a 9 anni da una italiana, a 18 anni è giunta a Roma, dalla "famiglia adottiva" dove, al momento della stesura del libro, si stava laureando in medicina. Il suo obiettivo era quello di specializzarsi in pediatria o ginecologia, perchè sono le cose che più servono al suo paese, dove vuole tornare. Un libro - scritto da una vera conoscitrice e appassionata di Africa - che partendo dalla morte, quella più assurda e più atroce, giunge alla vita, quella che più merita di essere vissuta.
"Pensi di tornare in Ruanda, quindi?" - "E' ovvio. Ogni ruandese vero sogna di tornare in Ruanda, perché il paese ha bisogno di noi: chi ce l'ha fatta deve aiutare chi non c'è più e chi è rimasto"Christiana Ruggeri, è una giornalista degli esteri della RAI e un volto noto della televisione. ha curato moltissimi servizi sull'Africa (e non solo). Ecco una sua intervista.Leggendo questo libro o questo post potrebbe venire, soprattutto ai più giovani (e sarebbe cosa giusta), la voglia di approfondire questo tema. Tra le tante cose vi segnalo (oltre a questo post di Sancara): il libro di Silvana Arbia "Mentre il mondo stava a guardare", il libro di Paul Rebesabagina "Hotel Rwanda" (da cui è stato tratto l'omonimo film) e il film-documentario di Greg Barker "Spiriti del Ruanda".Vai alla pagina di Sancara su Libri sull'Africa