E' un libro che deve essere contestualizzato in un'epoca storica, quella della metà degli anni 70, della fine del colonialismo portoghese in Africa e dell'indipendenza di paesi simboli come la Guinea Bissau e Capo Verde, il Mozambico e l'Angola. Simboli di un riscatto africano, di una diversa indipendenza frutto dell'esperienza politica (e degli errori della prima decolonizzazione) e dell'ideologia, sicuramente utopica, di una via socialista africana, popolare, democratica e inclusiva.Sono anche gli anni in cui, di contro, si spengono in Europa, tra mille contraddizioni, le luci degli anni '60, e del '68 in particolare, dando vita ad una generazione di delusi alla ricerca di nuovi e rigeneranti stimoli.Con queste premesse, il libro è la storia di un incontro tra questi due mondi, un'Africa bisognosa di una rivalsa sociale e storica e una donna bianca, giornalista impegnata che osserva e raccolta, senza per questo essere esente da riflessioni e da confronti con i propri ideali.Non a caso l'autrice sottotitola il libro con un eloquente "storie di donne e di utopie".
E' un racconto storico, che si legge come un romanzo o come un bel diario di viaggio. Un testo il cui sfondo è sempre ombrato da una guerra che si combatte lontano e al tempo stesso vicino, quotidiana. Racconta dell'indipendenza dell'Angola (11 novembre 1975) e del caos che con essa si scatenò. Racconta soprattutto di donne, desiderose di contare in un paese da inventare e che al tempo stesso convivono con antiche tradizioni e con grandi limiti. Racconta di "espatriati", di impegno e di fughe, di uomini alla ricerca di risposte. Racconta soprattutto di un'Africa diversa da quella che oggi conosciamo, che sebbene con gli stessi problemi, credeva e voleva un riscatto che è rimasto in un limbo sospeso.
Racconta in definitiva di un'utopia che ha interessato un'ampia parte del continente e che ha coinvolto emotivamente, quando non fisicamente, molti di noi.
Oggi, a quasi quaranta anni da quei fatti, rileggere gli appunti e le riflessioni di quei viaggi può sembrare distante e per qualcuno perfino poco significativo. Eppure essi rappresentano un modo per conoscere e per tentare di comprendere la realtà del presente.
Maria Rosa Cutrufelli, messinese, scrittrice e giornalista. Da sempre attenta alla condizione femminile, ha raccontato nei suoi viaggi, come nella sua vita, i ruoli delle donne, approfondendo la scrittura a "firma femminile".Deolinda Rodrigues de Almeida (nome di battaglia Langidila), fu molto attiva nell'MPLA occupandosi di rifugiati e di donne in particolare. Contribuì alla lotta di liberazione. Fu torturata e uccisa (secondo alcuni testimoni, squartata viva, il 2 marzo 1967. Aveva 28 anni)(ecco la sua scheda sul sito dell'MPLA).Vai alla pagina di Sancara su Libri sull'Africa