Libri:”Metti il diavolo a ballare”

Creato il 29 giugno 2010 da Maurizio Lorenzi

“E’ una vita di sofferenze e di silenzi quella che Archina Solimene trova ad accoglierla. Il destino per lei non riserva niente di buono.

La madre muore poche ore dopo il parto e lei sarà cresciuta dalla levatrice, che rimane con la famiglia per compassione verso la piccola creatura che ha fatto venire al mondo e per la sorella più grande da tutti considerata mezza scema.

Il padre nella sua veste di “padrone” si rivelerà ben presto un “orco”. Sarà il primo a rubare l’innocenza e la purezza alla bambina; il primo a violare il suo corpo ancora acerbo.

Di fronte a questa terribile realtà Archina si chiude in sé stessa. E’ troppo piccola per ribellarsi, troppo impaurita per confidarsi con qualcuno. Il piccolo paese del Salento nel quale vive, sono i primi anni ’50, è abitato da gente dedita al lavoro della terra, che pur sapendo preferisce tacere. E’ una terra aspra, intrisa del sudore di chi la lavora, in cui sono saldamente radicate le credenze popolari. E’ per questo che quando qualcuno viene morso da una tarantola si mette il “diavolo a ballare”, si chiamano in casa dei suonatori che anche per giorni interi fanno musica finchè il pizzicato attraverso la danza sempre più frenetica fa uscire il male dal suo corpo e guarisce.

Lo stesso succede alla piccola Archina che, creduta pizzicata dalla tarantola, si esibisce per giorni nella danza liberatoria. Lo fa per accontentare le aspettative della gente che è raccolta in casa sua per vedere compiere questo miracolo.

Ma la “balena” che la bambina sente dentro di sé è il peso del corpo di suo padre, è l’ombra che ha coperto la sua vita, sono le visite che è costretta a fare a casa di ”zio” Angelo Santo. Ci va vestita con l’abito della prima comunione. E’ suo padre che ce la porta.

Ha un solo amico, Severino, ma anche questa amicizia le viene tolta perché il bambino viene mandato a Napoli dalle Suore a studiare.

Archina lavora come domestica presso una coppia di coniugi che non avendo figli propri si affeziona a questa bambina un po’ strana, silenziosa e solitaria. E’ proprio Narduccio, il marito, che la notte del sabato grasso, mentre il paese festeggia il carnevale, vede quello che non dovrebbe e il giorno dopo muore avvelenato.

La bambina è accusata dell’omicidio e il padre, il vero colpevole, la allontanerà dal paese per mettere a tacere le voci.

La storia si conclude diciassette anni dopo quando Archina torna per liberarsi di un incubo. Al capezzale del padre morente, solo in un letto di ospedale, porta anche i “fantasmi” di tutte le persone che, per colpa di quell’orco, hanno sofferto. Sono li perché vedano il gesto che sta per compiere e capiscano che lo sta facendo affinchè possano finalmente riposare in pace e lei, con Severino ormai ritrovato, possa cominciare a vivere.”

“Metti il Diavolo a Ballare”, primo romanzo di Teresa De Sio, 2009 Einaudi Editore

   A cura di Donatella Amaglio


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