Titolo: La verità sul caso Harry Quebert
Titolo originale: La Vérité sur l’Affaire Harry Quebert
Genere: Thriller e gialli
Data prima pubblicazione: 2012 (in Italia nel 2013)
Casa Editrice: Bompiani
Collana: Letteratura straniera
784 pagine
Prezzo copertina: 19,50 €
EAN 9788845273285
It’s a rollercoaster.
La metafora che mi è venuta in mente, appena spento l’e-reader, è stata quella con le montagne russe. Il libro è un sali e scendi di tensione narrativa, un intricato gioco di avvenimenti, fino alla salita finale, dove la trama sembra arrancare su un finale che non accetti. Quel Luther Caleb che non ha la faccia da assassino. E poi arriva la discesa, che sembra quasi infinita, che toglie il fiato, che ti dà una scarica di adrenalina e non ti fa staccare dalle pagine fino a quando non sono finite.
Erano anni – ma davvero tanti – che non stavo sveglia di notte per finire un libro. Ci avevo provato quella sera, prima di addormentarmi a tre quarti dalla fine. Poi ho spento la luce, perché il sonno stava avendo la meglio. Per un caso mi sono svegliata a mezzanotte e non sono più riuscita a chiudere occhio, così ho deciso di leggere ancora qualche pagina. L’avessi mai fatto. Davvero, chi legge con passione e assiduità sa di cosa sto parlando, non riuscire a togliere gli occhi dalle parole, buttarsi a capofitto nella storia, divorare pagine su pagine come un bambino davanti a un sacchetto di caramelle a cui non riesce a resistere. Joel Dicker fa questo meraviglioso effetto. Quando ho spento l’e-reader erano le 2.46. La sveglia sarebbe dovuta suonare di lì a due ore, ma l’ho posticipata alle 7. Non ce l’avrei fatta ad alzarmi. Quattro ore di sonno sono comunque pochine, per me. Sono riuscita a ingranare ma alle 20 stavo già sbadigliando. Però, quanto ne è valsa la pena!
La trama
Ma di cosa parla esattamente il libro? Ve lo dice Dicker (alla fine):
«È la storia di due genitori che rifiutano di vedere la verità a proposito della loro creatura. È la storia di un ricco rampollo che, negli anni della giovinezza, ha distrutto con la violenza i sogni di un ragazzo e da allora vive perseguitato da quel gesto. È la storia di un uomo che sogna di diventare uno scrittore, e che si lascia lentamente consumare dalla propria ambizione».
È proprio questo, ma è anche molto altro.
Non voglio sbilanciarmi troppo, ma non esagero se dico che questo è uno dei libri più belli che ho letto negli ultimi 10 anni. Anche per chi – come me – non ha letto la sinossi prima di iniziare il libro, la sensazione che prima o poi debba succedere qualcosa di inaspettato è evidente. Il crimine su cui si incentra tutta l’indagine è svelato nelle prime pagine, ma la ricerca dell’assassino sarà estenuante. Dicker dice tutto e il contrario di tutto, ti fa credere una cosa e poi la ribalta con rivelazioni che mai ti saresti aspettato, ti convince (quasi) della sua prima teoria, ma in realtà non è convinto neanche lui e lo percepisci. Sai che deve succedere qualcosa, prima o poi, e divori le pagine nell’attesa di scoprire cosa. Ma quando ci arrivi… è un vortice che ti trascina giù. Non è una cosa sola, sono tante. Tante piccole coincidenze, o sfortune.
È come trovarsi a vivere nel “paradiso degli scrittori”
«Un bel libro, Marcus, non si valuta solo per le sue ultime parole, bensì sull’effetto cumulativo di tutte le parole che le hanno precedute. All’incirca mezzo secondo dopo aver finito il tuo libro, dopo averne letto l’ultima parola, il lettore deve sentirsi pervaso da un’emozione potente; per un istante, deve pensare soltanto a tutte le cose che ha appena letto, riguardare la copertina e sorridere con una punta di tristezza, perché sente che quei personaggi gli mancheranno. Un bel libro, Marcus, è un libro che dispiace aver finito».
I capitoli vanno al contrario: l’ultimo che leggete è quello numerato con l’1, perché la storia parte dalla fine e va a ritroso nel tempo, con flashback narrativi molto ben costruiti, volti a scoprire “la verità sul caso Harry Quebert”. In più si tratta di un bellissimo esempio di meta-letteratura, un libro nel libro, che ancora adesso non ho ben capito se sia reale o meno. È un po’ come vivere nel “paradiso degli scrittori”, cioè «quando il potere della scrittura ti si ritorce contro e non riesci più a capire se i personaggi esistono solo nella tua fantasia o sono realmente vivi».
Fin dall’inizio la storia sembra parlare da sola, Dicker sembrava già sapere cosa lo aspettava al varco:
«Tutta New York si appassionava al mio libro; era uscito da due settimane e già prometteva di diventare il libro più venduto dell’anno».
Sto cercando di non spoilerare nulla, ma voglio troppo convincervi a leggerlo, perché sono sicura che poi mi ringrazierete per queste ore di puro piacere letterario. Se ci sono riuscita, poi fatemi sapere com’è andata.
Note sull’autore
È svizzero, è più giovane di me (è del 1985), figlio di una bibliotecaria e di un insegnante di francese. Laureato in legge, questo è il suo terzo romanzo (i primi due non sono ancora stati tradotti in italiano). È una grande promessa della letteratura internazionale (e un bel ragazzo, anche se questo ai fini letterari conta poco…però!).
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