Questo di Chiara Gamberale, in realtà, non è un libro proprio nuovo. Arrivano i pagliacci è stato uno dei suoi primi romanzi, nel 2002. Edito da Bompiani, ha segnato l’ingresso della scrittrice nel panorama letterario italiano e oggi, a distanza di 12 anni, Chiara ha deciso di rimettere mano a questo suo lavoro, con qualche sforbiciata qua e là e qualche aggiustatina. Genuina, spontanea, fresca e originale: quest’autrice mi piace sempre di più.
“Io metto a disposizione il mio vizio di fare domande, lui il suo talento nel dare risposte”. Così Chiara Gamberale parla di Avrò cura di te, il libro scritto a quattro mani con il vicedirettore de La Stampa Massimo Gramellini, che uscirà a novembre per Longanesi
Quello che apprezzo dei libri di Chiara Gamberale è, oltre al contenuto, il fatto che ci sia sempre un contenitore. In questo, in particolare, c’è come una cornice che tiene chiusa dentro di sé tutta la storia. Allegra Lunare, la protagonista, si trova a dover lasciare la casa dove è nata e cresciuta, e per farlo nella maniera migliore lascia ai nuovi inquilini una lunga lettera dove racconta tutto ciò che quelle mura per lei hanno rappresentato.
La prima copertina di Arrivano i pagliacci, edizione Bompiani 2002
Sono le stanze, i suppellettili, i complementi d’arredo e ogni singolo oggetto rimasto in quella casa a parlare, a fare da lasciapassare per i ricordi. Assieme ad Allegra sono tanti i personaggi che entrano in gioco, ognuno con una sua personalità e con qualcosa che lo lega all’autrice, nel passato o nel futuro. “La foto in salotto dentro la cornice di plastica verde sul tavolino che fa angolo”, “L’ultimo cassetto in basso a destra nell’armadio dei vestiti di papà”, “La cassetta degli attrezzi smaltata di giallo nell’armadio a muro dell’ingresso”, “Le macchie sulle pareti dello studio”… tutto in quella casa parla di lei e della vita.
Con alle spalle 9 romanzi, premi e riconoscimenti vari e addirittura un reality show ispirato al suo libro Per dieci minuti, Chiara Gamberale è cresciuta, è maturata, ma ha conservato la sua abilità nel descrivere le cose e le persone.
Leggendo queste pagine – fino alla fine mi raccomando, perché il colpo di scena c’è anche in un romanzo come questo – mi sono lasciata trasportare nella vita di Allegra: è facile immedesimarsi o anche solo sentirsi parte di quella famiglia.
E poi, diciamoci la verità: tutti abbiamo – in soffitta o in cantina, chiuso in un baule o in un garage in affitto – uno scatolone pieno di quelle che nostra mamma definirebbe “cianfrusaglie”, ma che per noi sono oggetti che sanno parlare. Non sono cose da buttare, ammassate inutilmente solo per occupare spazio, bensì parte integrante della nostra vita. E anche noi, come Chiara, attraverso di esse potremmo raccontare mille storie.
Vi va di provare?
Comincio io.
Il mio oggetto speciale è un porta cd in legno, alto circa 2 metri. Oggi che i cd non si ascoltano più, visto che la musica è tutta digitale e sta in poco spazio, archiviata su smartphone e lettori come mp3 da qualche KB, è diventato davvero un complemento d’arredo fatto solo per raccogliere un po’ di polvere. Ma è un regalo “fatto a mano” da mio marito, quando all’epoca era ancora il mio fidanzato, con intagliato il mio nome sulla parte superiore e dove sono conservati tutti i compact disc musicali della mia adolescenza. La discografia completa dei Backstreet Boys, quella dei Cranberries, i cd masterizzati con le canzoni dei Marlene e le copertine stampate in bianco e nero… Insomma, è un ricordo molto affettivo e, a sua volta, un contenitore di ricordi. Anche se ha esaurito la sua utilità, è una cosa da cui difficilmente riuscirò a staccarmi.
E il vostro oggetto speciale, qual è?
Titolo: Arrivano i pagliacci
Genere: Letteratura italiana
Data prima pubblicazione: 2014 – Casa Editrice: Mondadori
204 pagine
Prezzo copertina: 15,00 €
EAN 9788804646600
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Arrivano i pagliacci
Sinossi:
La protagonista sta per abbandonare la casa in cui ha vissuto per vent’anni. Prima di traslocare scrive una lettera ai futuri inquilini per spiegare il significato degli oggetti che hanno convissuto con lei per tutto quel tempo. Ogni angolo della casa, ogni mobile, ogni fotografia, racconta una tappa della sua esistenza e della sua famiglia.