Attenti a non procreare bastardi; vi perseguiteranno molto tempo dopo che il piacere di aver fatto l’amore con una donna è svanito.
ANONIMO
Retorica del dissoluto
Londra
1813
Erano in ritardo.
Alla luce di una lampada Alexander Black consultò l’orologio da tasca donatoglida Wellington. Dannazione! Già venti minuti! Aveva speso i suoi magri fondi per aver il miglior brandy francese della casa e quei due ancora non si facevano vivi.
Almeno la saletta privata non gli era costata nulla. Si avvicinò alla finestra, tendendo un orecchio, come d’abitudine, ai rumori della stalla.
A un tratto, un colpo alla porta lo fece trasalire. – Lord Iversley? – chiamò una voce ovattata.
Giusto. Era lui Iversley. Dopo aver vissuto per anni come “signor Black”, gli ci voleva un po’ per riabituarsi al titolo nobiliare. – Avanti.
Entrò un ragazzo, inspiegabilmente nervoso fino a quando Alec non scorse l’uomo che, nella penombra, si ergeva alle sue spalle. – Lo-lord Draaker è qui. – Il giovanotto si voltò intimorito verso la figura che lo sovrastava e la cui reputazione, tutti lo conoscevano come visconte Dragone, lo aveva chiaramente preceduto. – Po-posso andare, milord?
Lo sguardo fiero di Draker si posò sul servo. Persino con indosso un abito di semplice fustagno, riusciva a tramutare un masso in sabbia con la sola forza dello sguardo. – Sparisci – grugnì. – Credono che io abbia le corna sulla fronte – commentò alzando gli occhi al cielo una volta che il ragazzo se l’era data a gambe lungo le scale.
Da Sabrina Jeffries: Tra le braccia di un principe, I Romanzi 788
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