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Licenziamenti Indesit, Francesca Merloni si schiera coi lavoratori

Creato il 12 giugno 2013 da Cassintegrati @cassintegrati

Francesca Merloni ha rotto il silenzio sugli esuberi annunciati dall’azienda di famiglia, la Indesit Company. Lei non si occupa della gestione dell’azienda, è poetessa, ma si è sentita in dovere di esprimere solidarietà alle 1.425 persone che perderderanno il lavoro: “Non è, questa di oggi, la storia della nostra famiglia”, ha dichiarato. Ma la sua non è l’unica famiglia legata sentimentalmente al marchio Indesit…

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A volte è difficile chiamarsi Merloni, ma io sono qui e sono la nipote di Aristide e la figlia di Francesco. Sono qui per confermare il mio impegno per la nostra comunità e la sua crescita umana, sociale, culturale e industriale”. È quanto ha dichiarato la poetessa Francesca Merloni, durante il Festival Poiesis di Fabriano, in riferimento ai 1.425 esuberi annunciati da Indesit Company, azienda della famiglia Merloni.

A Fabriano sono 480 gli esuberi previsti in seguito al riassetto aziendale. Stiamo parlando di una città che ha già sofferto, pochi anni fa, la chiusura di un’altra azienda della famiglia: la Antonio Merloni (1.300 posti di lavoro fra Marche e Umbria, in gran parte persi). Francesca Merloni ha concluso dicendo: “Questa ferita è troppo grande: Fabriano, il nostro territorio, non la meritano. Qui le persone hanno costruito insieme a mio nonno Aristide una grande storia: lavorando insieme, uno per l’altro, con l’uomo sempre al centro. Non è questa di oggi la storia della nostra famiglia”.

La solidarietà espressa da Francesca ai lavoratori che perderanno il lavoro non è passata inosservata. Dalla famiglia Merloni passiamo infatti ad un’altra famiglia legata a questa impresa, quella di Valentina Arces di Caserta, figlia e sposa di operai specializzati Indesit. Pubblichiamo la sua lettera aperta indirizzata a Francesca Merloni:

“Gentile Francesca,

ho letto con forte interesse ciò che i giornali hanno riportato in merito al suo intervento al festival Poiesis. Chi le scrive è una donna, madre, laureata in lettere moderne e che nutre probabilmente la stessa sua passione nella poesia, nell’arte e nella cultura, che in qualche modo a lei si sente legata, poiché legata alle vicende e alle scelte della sua famiglia. Sia mio marito che mio padre lavorano presso l’Indesit.

Ho apprezzato la sua commozione e comprendo la sua difficoltà nell’avere un cognome importante come il suo. Ma mi creda, è decisamente difficile anche (o forse di più) avere un cognome meno importante ma che racchiude in sé tutto il dramma di questa vicenda. Sto parlando del cognome di ciascuno dei 1.425 lavoratori Indesit che sono stati coinvolti nel piano di riassetto previsto dalla vostra azienda.

Manifestazione a Teverolo

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Il marchio Indesit ha sempre fatto parte di me, della mia famiglia, della mia vita. Nella provincia di Caserta, la mia terra, si è sempre fatto lavatrici e frigoriferi ed io sono cresciuta con mio padre e mio marito che guardavano le loro lavatrici nei centri commerciali, come il frutto di qualcosa realizzato con amore e devozione. Li ho visti cercarle nei reparti, osservarle con attenzione negli scaffali, leggerne lettere e numeri per me prive di significato che per loro era un modo per riconoscerle, dargli un nome, una provenienza. Ho sorriso quando a volte intervenivano nella scelta di alcuni clienti suggerendogli il loro prodotto, esaltandone la qualità, le funzioni.

Le lavatrici, per gli operai della provincia di Caserta, non sono solo il frutto di una produzione, il risultato di passaggi ben avvenuti e prestabiliti in una fredda catena di montaggio. Le lavatrici e i frigoriferi rappresentano parte della propria identità, sono il simbolo di impegno, dedizione e passione: ogni pezzo, ogni adesivo, ogni oblò sono parte dell’anima dei lavoratori.

Lo stabilmento di Teverola, fa parte anche della sua storia. La sua famiglia ha creduto anche nella Campania, ha visto quel ‘quid’ che gli operai hanno ed è anche grazie al profondo nostro contributo che il marchio Indesit è un marchio riconosciuto nel mondo. Ed è qui che la sua storia, non volutamente, si intreccia con la mia.

Io credo che lei possa capirmi, che lei che ama così profondamente il pensiero e la poesia possa davvero comprendere il senso delle mie parole e che possa leggere la profondità del dolore degli operai e le loro famiglie.

Suo nonno una volta disse “In ogni iniziativa industriale, non c’è valore del successo economico, se non c’è anche il progresso sociale”. Ci aiuti anche lei, Francesca, insieme all’intera famiglia Merloni a non distruggere questo progresso sociale e a continuare a costruire la storia dell’Indesit, assieme, in Italia.

Valentina Arces”

di Redazione | @cassintegrati
(Foto: corriereadriatico.it)

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