Licenziata una docente perché lesbica

Creato il 20 luglio 2014 da Nicola933

di Rosalba Caruso  - 20 luglio 2014

Di Rosalba Caruso. E’ accaduto a Trento, in una scuola privata. Alla docente, sospettata di essere lesbica, è stato proposto un percorso riabilitativo. La pena prevista nel caso di esito negativo era il mancato rinnovo del contratto a tempo determinato, circostanza verificatesi.

La vicenda è stata denunciata dalle associazioni Arcilesbica nazionale, Agedo nazionale, Equality Italia e Famiglie arcobaleno. Indignati anche i Comitati Trentini, che hanno sostenuto la lista “l’Altra Europa” con Tsipras, alle elezioni europee del 25 maggio, che sono stati i primi a diffondere la notizia.

In una Repubblica democratica ‘fondata sul lavoro‘, non rinnovare l’incarico a una persona per la sua presunta omosessualità rappresenta l’equivalente simbolico – commentano le associazioni – di un’esecuzione dopo processo sommario e stupro. Questo è richiedere di intraprendere un ‘percorso riparativo’ ad una lesbica, vera o presunta, con il ricatto occupazionale, dal momento che le terapie riparative sono privedi fondamento scientifico“.

La somministrazione di “terapie riparative” rispecchia le pratiche del dott. Carl Vaernet, nel campo di sterminio di Buchenwald, volte a ‘guarire’ gli omosessuali – aggiungono ancora – Nel caso del dott. Vaernet la percentuale dei decessi fu dell’80%. Oggi il principio ed il fine sono i medesimi: ‘guarire’ gli omosessuali. Cambia solo la ‘pratica clinica’ della ‘terapia’ e dei suoi ‘effetti collaterali’: mezzi farmacologici durante il Nazismo, oppressione psicologica ed esclusione sociale, mediante la deprivazione dei mezzi di sopravvivenza, nell’Italia contemporanea“.

Pertanto le associazioni richiedono l’intervento del ministro dell’istruzione, Stefania Giannini, per un evidente caso di lesione dei diritti costituzionalmente garantiti. Gli enti associativi si sono espressi in questi termini: “Le nostre associazioni assicurano il proprio sostegno alla vittima odierna dell’imbecillità e dell’odio omofobico e richiamano l’attenzione sul fatto che la scuola protagonista dell’episodio di discriminazione sia peraltro finanziata con fondi pubblici. Chiediamo al ministro Giannini di intervenire per restituire all’insegnante offesa la sua dignità di persona“.